Nella settimana che ha incoronato la Juventus tra le prime quattro formazioni d’Europa, il campionato di Serie A ha conosciuto un autentico tornado di reti (ben 48) che ha portato con sé il record assoluto di gol segnati in un campionato a venti squadre (superate le 47 marcature del 2013/14). Bisogna risalire alla stagione 1992/93, quando il torneo contava però due squadre in meno, per trovare una simile pioggia di segnature: erano gli anni in cui gli esperimenti a zona in difesa stavano per fare capolino nel nostro calcio… In una giornata dove tutte le squadre sono andate a rete (Genoa escluso) e in cui paradossalmente sono rimasti a secco i due capocannonieri del campionato (Belotti e Džeko) non sono mancate le sorprese: le due milanesi hanno vissuto un fine settimana da incubo stante le sconfitte di Milan ed Inter contro Empoli e Fiorentina e il loro seppuku ha di fatto spalancato le porte dell’Europa League a Lazio ed Atalanta che contro Bologna e Palermo non hanno fallito. In coda continua il momento d’oro per Crotone ed Empoli, che hanno collezionato sei punti nelle ultime due giornate mentre i disastrati Pescara (B matematica) e Palermo ormai pensano già alle prossime vacanze estive.
Saranno Juventus, Monaco e le due madrilene (Real ed Atletico Madrid) a giocarsi in questo mese di maggio la possibilità di vincere la Champions League: i bianconeri hanno giocato al Camp Nou una partita memorabile dal punto di vista tattico, un manifesto più schietto e puro di cosa il calcio che s’insegna a Coverciano. Il Barcellona è stato solo la copia sbiadita della squadra che negli anni recenti, con o senza Guardiola ricordiamolo, ha incantato il mondo però i bianconeri hanno veramente dato una prova di grande forza. Attenzione però che solo i campionati si vincono con le migliori difese e che in Coppa serve quel pizzico di fantasia e creatività che l’austera Vecchia Signora ha sempre dimostrato di non possedere in Europa. Dell’inedito quartetto Juventus ed Atletico Madrid sono le squadre più rognose, quelle più toste e ben registrate in retroguardia, ma anche quelle che in una partita secca possono pagare dazio più facilmente. Il Real Madrid è la formazione in assoluto più completa, letale in attacco, con attributi non meno grossi di quelli di Juve e Atletico, abituata ai grandi palcoscenici, e sempre con quel pizzico di buona sorte capace di indirizzare al meglio una competizione dove gli episodi sono sempre determinanti. Infine abbiamo il Monaco, il collettivo che gioca il calcio più gradevole e offensivo delle quattro e che potrebbe rivelarsi la classica mina vagante che non ha nulla da perdere: ambiente che non mette pressioni (chi se lo caga il calcio nel Principato?), squadra giovane e di gamba che sembra volare con le ali ai piedi. Queste sono le mie percentuali: Real Madrid 35%, Atletico Madrid e Juventus 25%, Monaco 15%. Parafrasando Nereo Rocco: “Vinca il migliore!” “Ciò speremo de no!”
Atalanta – Bologna 4-2
La sarabanda di gol è incominciata già il sabato con due partite ricche di emozioni e (ben 14) gol. Alle 18 l’Atalanta sconfigge 3-2 il Bologna al termine di un match spettacolare che però avrà fatto saltare più di qualche coronaria dalle parti di Bergamo. Avanti 2-0 con due reti tipicamente da squadra gasperiniana, la Dea nerazzurra si è inconsciamente rilassata pensando di avere di fronte il solito Bologna in formato spiaggia delle ultime settimane. Invece i petroniani del bergamasco purosangue Donadoni hanno rimontato per ben due volte e solo un Caldara in formato Sergio Ramos è riuscito a regalare tre punti meritatissimi alla Dea quanto importantissimi.
Fiorentina – Inter 5-4
E’ successo di tutto nel secondo match del sabato al Franchi di Firenze tra Fiorentina ed Inter: alla fine l’hanno spuntata i viola con il ridondante punteggio di 5-4 (ricordo solo un Roma-Inter del 1999 con un punteggio simile!) e con questo successo la squadra di Sousa, che fino a poche settimane fa sembrava ormai non avere nulla da chiedere al proprio torneo, adesso si porta a soli tre punti dal terzo posto senza quasi accorgersi. In casa Beneamata, il match ha confermato ancora una volta due cose tra di loro interconnesse:
- L’Inter ha finito il carburante e non appena ha smesso di correre sono emersi tutti i limiti strutturali della squadra, costruita attorno a tanti doppioni mal assortiti
- L’Inter non può giocare con il 4-2-3-1 (“il modulo delle grandi squadre” chi di calcio non capisce niente) rischiando gli uno contro uno o l’inferiorità numerica a centrocampo, in questo sistema di gioco poi è troppo fondamentale la condizione fisica oltre che avere giocatori di grande caratura dalla cintola di metà campo all’insù che attualmente l’Inter non possiede.
Rimprovero al buon Pioli, passato nel giro di poche settimane da salvatore della patria a povero pirla, solamente il fatto di essere stato poco coerente con il proprio credo calcistico e di essersi un po’ snaturato cercandosi di vendersi come una sorta di novello Zeman, con risultati che adesso rasentano il patetico.
Sassuolo – Napoli 2-2
I pali e le traverse hanno decisamente fermato il Napoli contro il Sassuolo ma in Emilia il ciuccio di Sarri è tornato nuovamente ad incassare gol come ai bei tempi, per di più su disattenzioni difensive abbastanza evitabili, una squadra che punta a vincere qualcosa non può permettersi simili battute a vuoto. Non è poi un caso che l’oliato meccanismo difensivo del cinghialone toscano sia andato in tilt contro un’altra squadra che per DNA e modo di giocare assomiglia molto agli azzurri. L’unica buona notizia della giornata è che è tornato a sgollare Milik, anche se la sua assenza non si è affatto sentita in questa stagione.
Milan – Empoli 1-2
La vera sorpresa della giornata è stata la sconfitta casalinga del Milan contro l’Empoli, ko per altro meritatissimo perché nonostante la classica tiratina di nervi nel finale, il diavolo ha assolutamente meritato la sconfitta con un Donnarumma che è stato determinante in almeno un paio di circostanze. La sciagurata coppia da museo degli orrori Paletta-Zapata è riuscita nell’incredibile impresa di resuscitare il peggior attacco di questa Serie A (ventidue gol segnati ed erano sedici fino a due settimane fa), di sicuro in Cina non si saranno divertiti a vedere il glorioso Milan perdere contro una squadra che non è nemmeno capoluogo di provincia. Da registrare nel post-gara una deloprevole aggressione dei tifosi al capitano De Sciglio: non è che è già stato siglato un accordo per la cessione alla Juventus del suo mentore Allegri e che il suddetto giocatore si stia risparmiando per non incappare in infortuni che potrebbero pregiudicargli l’anno prossimo?
Lazio – Palermo 6-2
Nonostante il magico Zamparini sia ormai ben lontano dalla Sicilia, a Palermo la nuova proprietà del tatuato (chiamiamola così) continua nella pratica di esonero di allenatori. Diego Bortoluzzi, ex vice storico di Guidolin, ha bagnato il suo esordio in casa della Lazio con un cappotto storico: cinque gol in ventisei minuti (percentuali da Grande Torino e da squadre degli Anni Cinquanta) che consentono alla Lazio di blindare l’Europa. Intanto i soliti noti incominciano a lodare il “modello Guardiola” firmato Lotirchio, incorreggibili!
Chievo – Torino 1-3
Sono cinque le sconfitte consecutive per il Chievo mentre il Torino deve mangiarsi le mani per essersi destato troppo tardi dopo un inverno passato troppo in letargo, dopo tento in memore non è andato in gol il Gallo Belotti anche se si è svegliato Ljajić, giocatore che quest’anno è spesso mancato ai granata.
Sampdoria – Crotone 1-2
Si è svegliato troppo tardi anche il Crotone che comunque è riuscito a sbancare con successo (in rimonta per giunto) l’ostico campo di Marassi battendo la Sampdoria della sorpresa Schick. Il fatto che ai calabresi tutto gira per il verso giusto è testimoniato anche dal fatto che sia andato a segno quell’immonda pippa di Simy, adesso però per sperare nel miracolo bisognerà imitare l’Empoli e fare l’impresa contro il Milan.
Udinese – Cagliari 2-1
Nella classica sfida inutile tra squadre di centro classifica l’Udinese batte 2-1 il Cagliari e adesso mette nel mirino il decimo posto, per com’era iniziata l’annata dalle parti di Udine, grasso che cola decisamente.
Juventus – Genoa 4-0
E’ presoché inutile commentare gli allenamenti di una Juventus (4-0 al Genoa) che ormai sta solamente facendo il countdown per tagliare il nastro tricolore. Faccio solo un po’ di considerazioni sul rapporto tra la Vecchia Signora e la coppa dalle grandi orecchie. Una costante nella storia bianconera dice che le grandi svolte a livello europeo sono sempre sopraggiunte grazie piccole trovate di natura tattica:
- 1976/77, primissima Juventus trapattoniana: la Juve fa double (campionato e Coppa UEFA) adottando un centrocampo di soli incontristi (Furino-Tardelli-Benetti) in ossequio alla moda del “calcio totale”.
- Ciclo di Platini (1982-85): Trapattoni trova la quadra definitiva alla propria squadra facendo giocare tutti assieme Paolo Rossi, Bettega (o Penzo o Briaschi) e Boniek ai lati con Platini ad ispirare il tridente offensivo e libero di muoversi a tuttocampo. Risultato? Una finale persa incredibilmente contro l’Amburgo happeliano, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea ed una Coppa Campioni nella sciagurata serata dell’Heysel.
- Prima Juventus di Lippi (1994-96): il passaggio dal classico modulo all’italiana ad un inedito 4-3-3 con un tridente pesantissimo formato da Ravanelli, Vialli e Del Piero frutta la seconda coppa dalle grandi orecchie (vittoria ai calci di rigore sull’Ajax) alla Vecchia Signora.
Allegri si è decisamente inserito nel solco della tradizione bianconera: ha capito che senza un autentico gioco collettivo doveva far giocare più calciatori offensivi contemporaneamente, per il resto ai singoli basta inculcare una certa disciplina tattica corredata da una preparazione atletica con i fiocchi per farli rendere al massimo. Il giocatore simbolo di questa squadra è sicuramene Marione Mandžukić, giocatore che mi ricorda il Ravanelli di Lippi.
Pescara – Roma 1-4
Un posticipo del lunedì all’insegna della doppia Z di Zeman: Pescara e Roma sono stati senza ombra di dubbio i due grandi amori del boemo che però si è visto infilare quattro volte la propria porta dalla Magggica. Poteva essere una partita ideale per bomber Gieco, invece il bosniaco non ha sgollato contro i cadaveri putrefatti del Pescara e non è risucito a superare Belotti, anch’egli a secco. La Roma si è così allenata in vista di un derby che promette scintille e che potrebbe segnare il destino di Lucianone Spalletti.