Guglielmo Marconi, genio autodidatta che aveva imparato i primi rudimenti della scienza da dei libri che gli aveva passato un suo zio, non avendo infatti un vero e proprio titolo di studio, il 2 luglio del 1897 brevettò a Londra quella che oggi è conosciuta come la radio.
Il brevetto aveva un titolo un po’ fumoso, ma anche sufficientemente esplicativo: “Perfezionamenti nella trasmissione degli impulsi e dei segnali elettrici e negli apparecchi relativi”. Marconi aveva iniziato i primi esperimenti nella casa paterna di Pontecchio, oggi frazione del comune di Sasso Marconi, ispirandosi agli studi del fisico Hertz.
La prima trasmissione telegrafica senza fili avvenne dal suo laboratorio alla collina di fronte, dove s’era posizionato il fratello Alfonso insieme con l’aiutante Marchi. Marconi trasmise il segnale che azionava il campanello al di là della collina ed un colpo di fucile in aria sparato dal Marchi lo informò della buona riuscita dell’esperimento.
La sfida successiva fu la prima comunicazione transoceanica, con un collegamento dalla Cornovaglia all’isola canadese di Terranova, dall’altra parte dell’Atlantico, grazie al quale Marconi riuscì a dimostrare come la curvatura terrestre non rappresentasse un ostacolo alle trasmissioni radio. L’esperimento si concluse felicemente il 12 dicembre 1901.
S’inauguro a partire da quel momento l’era commerciale degli apparecchi radio, che lo stesso Marconi iniziò a costruire in serie con la propria società, la Marconi Wireless Telegraph Company. Il nuovo dispositivo si rivelò subito uno strumento prezioso per la sicurezza del trasporto marittimo, al punto che ogni nave ne venne dotata e l’addetto al funzionamento acquisì la definizione di “marconista”, in onore proprio del grande inventore del “radiotelegrafo” (così veniva ancora chiamata, allora, la radio).
La storia ci racconta che la tragedia del Titanic avrebbe potuto avere proporzioni persino peggiori a quelle già catastrofiche che ebbe se a bordo non ci fosse stato proprio un “radiotelegrafo”. Addirittura, Guglielmo Marconi avrebbe dovuto trovarsi sulla sfortunata nave, che stava compiendo il suo viaggio inaugurale.
Nel frattempo, per “il contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili“, nel 1909 Marconi aveva ricevuto il Premio Nobel per la Fisica, mentre a Coltano, in provincia di Pisa, da Casa Savoia aveva ricevuto nel 1911 una villa in cui continuare a condurre i propri esperimenti radiofonici e radiotelegrafici.
Ma già da diversi anni Guglielmo Marconi guardava a quella piccola località del pisano, come raccontato anche dal sito internet della Proloco di Coltano: “A Guglielmo Marconi, Premio Nobel per la Fisica nel 1909, è dovuta la prima trasmissione radiotelegrafica effettuata il 1903 con un trasmettitore a scintilla. Marconi individuò nella zona di Coltano tra Pisa e Livorno il luogo adatto per costruire la prima stazione radio italiana a onde lunghe. Quest’area infatti, che originariamente era di proprietà di Casa Savoia, si prestava molto bene alle trasmissioni ad onde lunghe, in quanto zona acquitrinosa che minimizzava le dispersioni del segnale; era inoltre sul Tirreno e cioè in ottima posizione per trasmettere sia con l’Africa, dove allora l’Italia aveva molte colonie, che con l’America dove vivevano molte comunità di immigrati italiani”. Vennero così erette, su disegno dello stesso Marconi, che aveva preso ispirazione dalla Torre Eiffel di Parigi, ben 16 antenne alte 75 metri ciascuna.
Della Villa Marconi a Coltano, oggi, restano soltanto le macerie, come sarà possibile vedere nel servizio fotografico che alleghiamo a questo articolo. Ma s’è trattato di un luogo veramente importante per la storia della radio, perchè negli Anni ’30 sotto la direzione dello stesso Marconi divenne la più grande stazione radio in Europa. Da qui partirono i segnali radio che raggiunsero il Canada e l’Eritrea, qui fu captato proprio il segnale di SOS lanciato dal Titanic e sempre da questa stazione fu lanciato il segnale che accendeva le luci del Cristo Redentore a Rio de Janeiro.
Purtroppo, con la Seconda Guerra Mondiale, le grandi antenne che circondavano la stazione vennero minate e smantellate dai tedeschi in fuga (la zona vedeva scontrarsi gli americani da una parte e la 16esima SS Panzer Division ReichFuhrer) e mai più ricostruite una volta ritornata la pace. Anche la stessa Villa Marconi venne nel frattempo svuotata e saccheggiata. Adesso la circondano l’edera e le felci, gli alberi e gli arbusti le crescono intorno, e i tetti sono crollati. Ladri e razziatori d’ogni genere hanno portato via tutto quel che si trovava al suo interno, dagli interruttori ai sanitari, sino agli infissi e ai pavimenti.
Si parla spesso di un suo recupero, e molti sono i progetti e le proposte in proposito. Il FAI, per la sua iniziativa “I Luoghi del Cuore”, ha ricevuto per la Villa Marconi di Coltano ben 12.291 segnalazioni, che ne hanno fatto la sesta proposta più votata a livello nazionale.
Che vergogna, che miseria per un paese che non ha rispetto per la memoria, per la storia e per una invenzione che ha rivoluzionato il mondo! Dicono che non ci sono i fondi per una ristrutturazione e buttano via miliardi per stipendi e regalìe a destra e sinistra. Peccato che nemmeno una associazione come quelle che raccolgono radioamatori, radioascoltatori, estimatori dei nostri beni artistici e culturali si sia fatta promotrice di una campagna nazionale per l’acquisto e la ristrutturazione della palazzina. Ne varrebbe la pena.