Guido Carli con Gianni Agnelli ed Emilio Colombo.
Guido Carli con Gianni Agnelli ed Emilio Colombo.

Nasceva a Brescia il 28 marzo 1914 Guido Carli, figlio di Filippo, noto ed apprezzato docente universitario di sociologia e di economia politica, oltre che sindacalista e membro del Partito Nazionale Fascista sin dalle sue origini. Seguendo l’impronta del padre, che coi suoi scritti aveva teorizzato la struttura dello “Stato corporativo” fascista, anche Guido in gioventù scrisse su alcune riviste del Ventennio. Laureatosi in giurisprudenza a Padova, il giovane Guido entrò quindi nel 1937 come dirigente all’IRI, l’Istituto di Ricostruzione Industriale da poco tempo fondato dal Fascismo.

Dopo una breve ma importante esperienza al Fondo Monetario Internazionale, tra il 1953 e il 1956 fu presidente del Mediocredito e, a partire dal 1957, ministro del commercio con l’estero nel governo retto da Zoli, col compito anche di rassicurare i mercati. Terminata l’esperienza ministeriale, fu dal 1959 al 1960 presidente del Crediop, ed infine venne nominato direttore generale della Banca d’Italia. Dopo soli pochi mesi, nell’agosto 1960, ne era già diventato governatore, sostituendo Donato Minichella ed assumendo al contempo anche il ruolo di presidente dell’Ufficio Italiano dei Cambi.

Sollecitò sin da subito una maggiore concertazione fra le banche centrali, e dopo il periodo della lira “fluttuante” negli anni del “boom” economico dovette affrontare anche i contraccolpi delle tensioni valutarie provenienti dagli Stati Uniti, che culminarono com’è noto con l’abbandono della parità fra oro e dollaro e con lo Smithsonian Agreement. Poco tempo dopo, nel 1962, il Presidente della Repubblica lo insignì del titolo di Cavaliere di Gran Croce all’Ordine del Merito della Repubblica Italiana.

Rimase in carica fino al 18 agosto 1975, quando rassegnò le dimissioni. A sostituirlo vi fu il suo principale collaboratore, Paolo Baffi. Non sono mai state rese del tutto note e chiare le ragioni che indussero Carli a quell’abbandono. Dal 1976 al 1980, comunque, Carli svolse il non meno importante ruolo di presidente di Confindustria, succedendo al presidente di Montedison, già amministratore delegato dell’ENI, Eugenio Cefis.

Nel 1983 e nel 1987 fu eletto senatore come indipendente nelle liste della Democrazia Cristiana, ma non riuscì a farsi rieleggere nel 1992. Sempre in quel periodo, fra il 1989 e il 1991, fu presidente di Assonime (Associazione fra le Società Italiane per Azioni) e ministro del tesoro nel sesto e settimo governo Andreotti, dal 22 luglio 1989 al 24 aprile 1992. In tale veste fu uno dei firmatari, per l’Italia, del tanto discusso Trattato di Maastricht.

Dal 1978 era anche alla guida dell’università della Confindustria, la LUISS, che nel 1994, ad un anno dalla sua morte, cambiò in suo onore il nome in “LUISS Guido Carli”. Contemporaneamente, in quegli anni, trovò anche il tempo per collaborare con l’Espresso, firmandosi con lo pseudonimo di Bancor. Secondo alcune ricostruzioni storiche, mai del tutto verificate, Carli era anche affiliato alla loggia massonica “coperta” Giustizia e Libertà.