beppe grillo

Alla fine l’ALDE ha bocciato l’ingresso dei 5 Stelle nell’eurogruppo. “Troppo grandi le differenze” rivela lo stesso Guy Verhofstadt nel tardo pomeriggio con un comunicato rilasciato alla Stampa.

Non c’era stata nessuna sorpresa nel pomeriggio nel voto tenuto sul blog di Grillo, per stabilire se rimanere nell’EFDD, con Farage e gli altri antieuro, passare al gruppo misto, o unirsi all’ALDE, vale a dire la formazione più estremista in fatto di liberismo, europeismo, sostegno al TTIP, e odio nei confronti della Russia e di Putin. L’esito del voto, ancorché non verificabile da terzi, indica che ben il 78,5% dei votanti ha deciso di unirsi alla formazione guidata da Guy Verhofstadt, ex premier del Belgio, nella lista nera dei politici occidentali non ammessi in Russia, nonché fanatico liberista ed europeista ultraconvinto.

È presto per dire se si tratti o meno di una bocciatura definitiva, piuttosto che l’inizio di una serie di trattative per portare il 5 Stelle su posizioni apertamente proeuro prima di entrare nell’ALDE. In caso contrario, e cioè che non ci fossero gli spazi per entrare, Grillo avrebbe venduto quel che restava della credibilità dei 5 Stelle, in cambio di una figuraccia.

La risposta di Grillo non si è lasciata attendere. Tramite un comunicato nel blog il comico genovese ha incolpato i poteri forti (sic!) per la bocciatura dell’ingresso dei 5 Stelle nell’ALDE. “L’establishment ha deciso di fermare l’ingresso del MoVimento 5 Stelle nel terzo gruppo più grande del Parlamento Europeo. Questa posizione ci avrebbe consentito di rendere molto più efficace la realizzazione del nostro programma. Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi. Abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima. Grazie a tutti coloro che ci hanno supportato e sono stati al nostro fianco. La delegazione del MoVimento 5 Stelle in Parlamento Europeo continuerà la sua attività per creare un gruppo politico autonomo per la prossima legislatura europea: il DDM (Direct Democracy Movement)”.

Dell’opportunità di Grillo di passare ad ALDE avevamo già parlato ieri, quindi non insisteremo oltre, se non per fare un piccolo riassunto della situazione. Dopo il voto della base del Movimento sulla piattaforma Rousseau avevamo scritto quanto segue: nemico giurato di Putin, da lui definito come dittatore, è anche tenace avversario di ogni forma di welfare, al punto da dichiarare che il Welfare va progressivamente abbandonato in favore di forme di assistenza private (in altre parole, chi non ha i soldi per procurarsele, si arrangia) altrimenti si rinuncia alla modernità.

L’ALDE fra l’altro è stato sostenuto sostenuto in questi anni da gente come Romano Prodi e Mario Monti.

Secondo Luigi Di Maio si tratta di una scelta “tecnica.” Grillo fa sapere che “hanno partecipato alla votazione 40.654 iscritti certificati. Ha votato per il passaggio all’Alde il 78,5% dei votanti pari a 31.914 iscritti, 6.444 hanno votato per la permanenza nell’Efdd e 2.296 per confluire nei non iscritti”.

Che il Movimento di Grillo fosse liberista, era evidente già dalla lettura del programma, in cui sostanzialmente non c’era nulla di contrario alla supremazia del Mercato sulle società e gli Stati. Non tragga in inganno il reddito di cittadinanza, strumento ideato dai Chicago Boys, il gruppo di ultra liberisti che collaborarono con Pinochet per “salvare” il Cile dal comunismo e farlo diventare un paradiso del libero mercato.

Che fosse comunque europeista lo si poteva notare dai continui distinguo e dalle retromarce di Grillo ogni volta che si affrontava la questione. Era molto meglio mascherato rispetto al resto, mentre da oggi arrampicarsi sugli specchi per dipingere i 5 Stelle come la versione italiana dell’UKIP di Farage sarà praticamente impossibile. Il che è un bene, come è sempre un bene quando le ambiguità vengono meno.

Resta da vedere cosa faranno i grillini, se cioè dal movimento padronale ne nasceranno due o tre, o se i dissidenti si limiteranno a uscire e a migrare verso altri partiti, lasciando il partito a Grillo. In ogni caso, se Grillo perderà i voti degli antieuropeisti, non è detto che subirà un tracollo, anzi: potrebbe pescare in tutta quella parte della sinistra che si riconosce nell’ideologia dell’avviso di garanzia come continuazione della politica con altri mezzi, ma piuttosto che dire no all’Europa si farebbero amputare un braccio.

Probabilmente, alla fine il Movimento di Grillo subirà un calo più per la pessima amministrazione dei suoi sindaci, Raggi in testa, che per altro.

Massimiliano Greco