6 agosto 1945: l'atomica su Hiroshima. Perché non dobbiamo dimenticare

Il 6 agosto 1945 “Little Boy”, com’era chiamata il primo ordigno nucleare della storia, venne sganciato  dal quadrimotore “Enola Gay” sulla città giapponese di Hiroshima, provocando danni incalcolabili e fornendo un elevatissimo tributo di vittime alla Morte: il numero è tuttora incerto ed oscilla fra i centomila e i duecentomila civili.

Nessun crimine commesso dal Giappone poteva giustificare una simile vendetta, che si trattasse della Strage di Nanchino o delle famigerate Unità 731, dell’attacco di Pearl Harbour o della Guerra del Pacifico, delle barbarie nel Sud Est Asiatico o dell’occupazione della Penisola di Corea: nessuno, anche perchè a pagarne il prezzo furono in ogni caso dei civili innocenti e stremati dalla guerra. Chiunque, nel progredito Occidente, osi affermare il contrario dovrebbe essere guardato con preoccupazione e bandito da ogni persona che abbia a cuore la salute della propria società e del proprio paese a democrazia matura ed avanzata.

La verità è che gli inermi civili giapponesi, in quel momento, non interessavano a nessuno. Quel che si voleva fare, sganciando l’atomica sul Giappone, era di dare un forte segnale d’avvertimento a Stalin, affinchè, conclusasi la Seconda Guerra Mondiale, non si montasse troppo la testa considerandosi addirittura alla pari degli Stati Uniti; e che quindi non avanzasse troppe pretese post-belliche e non rompesse troppo, insomma, le scatole.

Il primo segnale d’avvertimento era avvenuto pochi mesi prima, quando l’aviazione anglo-americana aveva bombardato Dresda, “la Firenze tedesca”, città di una Germania che aveva ormai chiaramente perso la guerra. Era un genocidio del tutto inutile, che colpiva oltretutto una città per nulla strategica in termini militari: ma serviva a far capire a Stalin quale potenza avesse l’aviazione alleata, che doveva starsene buono e quindi non spingersi troppo in là. Anche in questo caso, chiunque giustifichi un simile massacro gratuito, ai tempi d’oggi, dev’essere giudicato alla stregua di un fanatico o di un facinoroso le cui idee recano profondo danno alla società: non possono esistere scusanti.

Oggi il Giappone ricorda quel drammatico evento, ma senza lanciare il dito d’accusa verso i responsabili, che ne controllano la politica. Raccontare che furono gli Stati Uniti a sganciare le atomiche di Hiroshima e di Nagasaki nel Giappone di oggi è quasi un tabù, al punto che secondo un recente sondaggio la percentuale dei giovani giapponesi che ignorano chi abbia tirato quegli ordigni è tutt’altro che minoritaria. Molti ignorano persino che Stati Uniti e Giappone abbiano mai fatto una guerra l’uno contro l’altro, mentre altri ancora non sanno dire con precisione la data e l’ora in cui avvennero i bombardamenti nucleari.

Ma chi ignora la propria storia e il proprio passato disonora i propri morti e la propria patria, e si troverà a vivere un futuro da inconsapevole.