Ieri il primo ministro Giuseppe Conte era a Strasburgo, ad illustrare quelle che secondo lui dovranno essere le priorità della prossima legislatura europea: “lavoro e crescita”, con un chiaro riferimento all’atteggiamento ostativo di Bruxelles verso il governo italiano, coi vertici europei che a suo giudizio non sarebbero stati capaci di proporre credibili soluzioni dando luogo solo a “dissidi sul piano bilaterale”.
Le parole di Conte hanno suscitato le prevedibili reazioni degli europeisti più accesi, a cominciare dal liberale Verhofstadt e dal socialista Bullman. “Conte è un burattino di Salvini e Di Maio” e “Non è questa l’Italia che conosciamo” sono state le loro invettive, subito destinate ad ottenere vasta risonanza in Italia e non solo. A rendere ulteriormente grave la situazione, il fatto che i rappresentanti italiani, a cominciare da quelli dell’opposizione, di fronte a simili attacchi, non abbiano reagito, per esempio abbandonando l’aula, ma al contrario associandosi alle parole di Verhofstadt e Bullman e compiacendosene.
Secca è stata la replica di Conte: “Io burattino non lo sono. Interpreto e sono orgoglioso di rappresentare un intero popolo e di interpretare la voglia di cambiamento del popolo italiano e di sintetizzare una linea politica di un governo che non risponde alle lobby. Forse i burattini sono coloro che rispondono a lobby e comitati d’affari”. Anche il vicepremier Salvini ha difeso il primo ministro, senza mezzi termini: “Che alcuni burocrati europei, complici del disastro di questi anni, si permettano di insultare il presidente del consiglio, il governo ed il popolo italiano è davvero vergognoso. Le élite europee contro le scelte dei popoli. Preparate gli scatoloni, il 26 maggio i cittadini finalmente manderanno a casa questa gente”.
Gli attacchi al governo italiano sono piovuti da più parti: dalla Commissione Europea, che ha parlato di “Alti rischi di sostenibilità del bilancio nel medio-lungo periodo per l’Italia”, così come dal Consiglio d’Europa, che invece ha dichiarato che “In Italia la libertà di stampa è deteriorata nel 2018”.
Continuando a parlare agli europarlamentari, nel suo discorso Conte ha detto: “La politica europea, di fronte a una crisi economica senza precedenti, si è ritratta impaurita al di qua della fredda grammatica delle procedure, finendo col perdere progressivamente il contatto con il suo popolo e rendendo sempre più incolmabile la distanza, che non è solo geografica, tra Bruxelles e le tante periferie del Continente. La politica ha rinunciato alla sua funzione legittimante e rappresentativa, apparendo – agli occhi dei cittadini – distante e “oligarchica”. Ha quindi continuato aggiungendo: “Il progressivo avanzamento nel percorso di integrazione ci ha reso realmente popolo, comunità di destino, al di là di ogni fictio giuridica? Certo, il percorso di definizione e di costruzione di un “popolo europeo” ha vissuto momenti significativi di avanzamento. Nonostante tutto però, non siamo riusciti ancora a diventare veramente un “popolo”, non abbiamo avuto il coraggio di costruire un modello inclusivo che, realisticamente, al di là di ogni retorica, favorisse la creazione di un demos europeo (…) Nessuno Stato Membro europeo può da solo giocare un ruolo significativo. Di qui l’auspicio che una voce europea unita trovi spazio anche al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. È una battaglia, questa, su cui l’Unione Europea deve muoversi in modo coordinato, deve parlare con una sola voce. L’Unione Europea deve saper parlare al mondo. Un’Europa forte, ambiziosa e coesa è innanzitutto necessaria per migliorare la sua capacità d’interlocuzione con gli Stati Uniti”.
Altri importanti passaggi sono stati: “L’inadeguata e insufficiente solidarietà all’interno dell’Ue spiega anche perché l’Europa fatichi e tardi ad essere più equa e sociale. La nuova legislatura europea deve perseguire con maggiore decisione e come urgente priorità la lotta contro la disoccupazione e il sostegno alla crescita (…) La “governance” economica Ue deve tenere conto dell’esigenza di bilanciare crescita e stabilità”. E ancora: “Di fronte allo scempio di vite umane dobbiamo combattere tutti insieme una lotta senza quartiere ai trafficanti. Smettiamo di rimanere divisi, cedendo a logiche nazionaliste o regionaliste, e cerchiamo di mettere in pratica un’autentica solidarietà (…) La proposta di riforma del Regolamento di Dublino, approvata a novembre del 2017, non è sostenibile nell’attuale Ue. Prevale, purtroppo, l’indisponibilità della maggioranza degli Stati a partecipare ad una obbligatoria”.
Sul tema dell’immigrazione, il presidente dell’Europarlamento, Tajani, ha comunque così risposto: “Le chiediamo un ulteriore impegno nelle prossime riunioni del Consiglio affinché vengano accettate le proposte del Parlamento Ue, magari trovando qualche compromesso sulla riforma di Dublino”.
Nella giornata di ieri, vi è stato spazio anche per un breve incontro fra Conte e il capo della commissione europea Juncker, durato circa mezz’ora. Ai giornalisti, Conte ha spiegato che “L’incontro è andato molto bene e il 1 aprile il presidente Juncker verrà a Roma”.