Per l’agricoltura italiana è un momento di sostanziale ottimismo, anche se tra allevatori e coltivatori continuano a serpeggiare preoccupazioni ormai storiche legate al comportamento di Bruxelles nei loro confronti.
Una buona notizia riguarda la produzione di riso: nel programma 2019 della Politica Agricola Comunitaria (PAC) verranno inseriti fondi nuovi e specifici proprio per questo settore, una voce molto importante della nostra agricoltura, che del resto ne è tra le principali fornitrici mondiali. Nell’insieme, gli stanziamenti europei all’agricoltura italiana saliranno nel 2019 a 191,6 milioni di euro, 12,5 in più rispetto al 2018. Un fondo specifico sarà varato anche per le olive da tavola, altro settore dove la nostra agricoltura risente della concorrenza di altri paesi.
Un’altra buona notizia, per i nostri produttori di riso, deriva dal fatto che l’UE abbia sposato le ragioni dell’Italia, finora danneggiata dall’importazione di riso proveniente dalla Cambogia e dalla Birmania. Ciò avviene dopo che, tra il 2012 ed il 2017, l’importazione di riso dalla Cambogia è salito dell’822%, con una crescita da 27mila a 249mila tonnellate. Tale crescita è stata facilitata dall’inesistenza di dazi verso i prodotti agricoli provenienti da questi due paesi, cosa che a questo punto potrebbe cambiare con un loro ripristino. La misura, oltre che dall’Italia, è fortemente caldeggiata anche dagli altri paesi europei che producono riso e che hanno riportato danni da questa concorrenza considerata sleale per prezzi e condizioni dei lavoratori in Cambogia e Birmania, come Ungheria, Romania, Bulgaria, Spagna, Francia, Portogallo e Grecia.
Anche per quanto riguarda la produzione di vino, per l’Italia sembrerebbe che la tendenza sia molto promettente. Con 49,5 milioni d’ettolitri, infatti, nell’annata 2018-2019 l’Italia si confermerà come primo produttore europeo, superando le rivali Francia e Spagna. A prevederlo è la COPA-COGECA, l’organizzazione ombrello dei sindacati agricoli e delle cooperative agroalimentari dell’UE, che ha riportato con soddisfazione la crescita del 16% rispetto allo scorso anno vantata dai nostri produttori di vino. In generale, in tutto il Continente la produzione di vino è in forte aumento, e solo il Portogallo sembrerà accusare per ragioni climatiche un decremento.
Anche il trattato di libero commercio fra UE e Giappone potrebbe fornire ai nostri produttori di vino nuovi ed importanti sbocchi commerciali ed aree di mercato. La CEEV, che rappresenta gli interessi dell’industria vinicola nell’UE, ha espresso fin da subito la propria soddisfazione per la ratifica del trattato, definendola “un’ottima notizia”. In effetti, tra le clausole dell’accordo commerciale fra UE e Giappone, vi è proprio l’eliminazione delle tariffe sul vino europeo, che oggi ammontano al 15%.
Tuttavia, in merito alla politica comunitaria, un allarme è stato lanciato dall’EFOW, la federazione europea dei vini d’origine, che tutela i produttori di vini DOP e IGP, per la quale l’idea d’inserire nella PAC i vini senza alcol sarebbe “un’aberrazione”. Questo perché, sempre secondo l’organizzazione, “Le bevande senza alcol a base di vino sono prodotti industriali trasformati che richiedono l’aggiunta di aromatizzanti e dolcificanti per essere bevibili. Il risultato è lontano dal vino come prodotto agricolo. Accettare i vini dealcolizzati nell’organizzazione comune dei mercati della Pac significa aprire il vaso di Pandora per andare verso il ‘cracking’ del vino e la sua ricomposizione in laboratorio”.
Anche la Brexit crea qualche apprensione fra i produttori italiani ed europei. A tal proposito, ha ridato un po’ di fiducia la notizia che almeno i prodotti DOP e IGP, in particolare i vini, continueranno comunque ad essere riconosciuti e tutelati come tali dalle autorità inglesi anche dopo il 19 marzo 2019, quando Londra sarà a tutti gli effetti fuori dall’UE.
Un’altra buona notizia, sempre riguardante l’Italia ed in particolare un suo incontestabile primato, è nella capacità di trasmettere anche ad altri paesi il proprio patrimonio di conoscenze in campo agricolo. A Bari, presso la sede del CIHEAM, s’è tenuto a tal proposito una conferenza su come rafforzare la cooperazione coi paesi del Mediterraneo Orientale, in particolare Montenegro ed Albania, dal titolo “Esperienze, modelli e futuri sviluppi dei Gruppi Operativi – Partenariati Europei per Innovazione”, con la partecipazione di vari rappresentanti delle autorità comunitarie, italiane e dei paesi balcanici.
Un altro primato, infine, è quello nella capacità di rigenerare i terreni ad uso agricolo. Mantenere alta la qualità del terreno coltivabile, infatti, è sempre più importante per tutta l’Europa, in particolare in un momento in cui la competizione internazionale si fa sempre più serrata. Allo scopo di frenare la degradazione del suolo e di riutilizzare gli scarti industriali e dell’allevamento con la sperimentazione di nuove tecnologie e metodologie, il programma “Life” appositamente creato finanzierà d’ora in poi quattro progetti guidati da aziende ed istituti del nostro paese.
I quattro progetti sono, rispettivamente, “Zeowine”, dal valore di 1,4 milioni di euro e coordinato dal CNR, con la funzione di migliorare la qualità del terreno di quattro ettari di vigneto combinando gli scarti organici della produzione vinicola coi minerali microporosi; “Porem”, anch’esso dal valore di 1,4 milioni di euro, per rigenerare il terreno grazie al letame prodotto dal pollame; “AgriSed”, per trattare i suoli usando i sedimenti dragati dai fiumi e dai porti, col fine di restituire all’agricoltura terreni ormai considerati compromessi oltre che per la coltivazione delle piante ornamentali; “SubSed”, invece, farà uso dei sedimenti marini dragati per valorizzare i terreni ai fini della coltivazione di piante ornamentali e da frutto. Metà circa del denaro necessario a questi progetti sarà erogato dall’UE.