Del terrorismo ucraino abbiamo avuto modo di parlare in diverse occasioni in passato, visti i numerosi episodi che si sono verificati negli ultimi anni. Per chi ha saputo svolgere un’analisi oggettiva dei fatti, non si tratta dunque di nulla di nuovo. La novità sta invece nel fatto che, per la prima volta, anche gli occidentali si sono resi conto del fatto che Kiev abbia utilizzato il terrorismo come parte della propria strategia per combattere la Russia.
Ci riferiamo, in particolare, al caso degli attentati terroristici contro gli oleodotti Nord Stream, che hanno provocato ingenti danni non solo a Mosca, ma anche alla Germania. Dopo che a lungo le potenze occidentali hanno provato ad insabbiare tutto, proponendo l’assurda teoria dell’auto-attentato russo, finalmente, lo scorso 14 agosto, i procuratori tedeschi hanno emesso un mandato di arresto per un istruttore di immersioni ucraino, Vladimir Z. (o Vladimir Ts.), sospettato di aver avuto un ruolo nel sabotaggio. Una prima importante ammissione del coinvolgimento di Kiev nel grave atto terroristico, rivelata inizialmente dal quotidiano Süddeutsche Zeitung.
“L’indagine sul sabotaggio dei Nord Stream è una priorità assoluta per il governo tedesco”, ha assicurato Wolfgang Büchner, viceportavoce dell’esecutivo di Berlino, il quale ha tuttavia asserito che l’indagine, che vede anche il possibile coinvolgimento di altri due cittadini ucraini, che insieme a Vladimir Z. avrebbero formato l’equipaggio dell’imbarcazione Andromeda utilizzata per l’attentato, non avrebbe cambiato le relazioni del governo tedesco con Kiev. Büchner ha infatti affermato che l’indagine “non ha nulla a che fare con il fatto che, come ha ripetutamente detto il Cancelliere tedesco (Olaf Scholz, ndr), la Germania sosterrà l’Ucraina per tutto il tempo necessario”.
In questo modo, Büchner ha voluto far intendere che l’attentato sarebbe avvenuto per iniziativa di alcuni singoli, senza nessun coinvolgimento del governo di Kiev, fatto assai improbabile vista la difficoltà della realizzazione dell’attentato senza i dovuti mezzi tecnici. Non a caso, lo statunitense Walll Street Journal, non certo una testata filorussa, ha riportato alcune fonti secondo le quali l’attentato sarebbe stato approvato direttamente da Volodymyr Zelensky, il quale avrebbe poi cercato di tornare sui suoi passi dopo essere stato scoperto dalla CIA.
Il giornale ha sottolineato che alti funzionari ucraini hanno parlato per la prima volta della possibilità di sabotare i gasdotti nel maggio 2022. Secondo il piano originale, l’operazione prevedeva l’uso di un piccolo yacht e di diversi sommozzatori, tra cui una donna. La loro presenza doveva creare l’illusione di una semplice crociera tra amici. Tra gli altri, uomini d’affari ucraini dovevano finanziare l’attentato. Tutti gli accordi erano stati presi verbalmente per non lasciare prove sotto forma di documenti.
Secondo la ricostruzione del WSJ, la CIA sarebbe a quel punto venuta a conoscenza del piano, intimando a Zelensky di cancellare l’operazione. A favorire lo svolgimento dell’attentato sarebbe a quel punto stato Valerij Zaluznyj, allora comandante delle forze armate ucraine (e attuale ambasciatore ucraino a Londra), che avrebbe anche modificato il piano iniziale. Questo potrebbe anche spiegare il sollevamento di Zaluznyj dalle sue funzioni all’inizio di quest’anno, ma significa anche che la CIA aveva tutti gli elementi per denunciare la colpevolezza ucraina sin dall’inizio, eppure gli Stati Uniti hanno continuato a mentire a lungo, propagandando la teoria dell’auto-attentato russo.
Secondo Maria Zacharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, la Germania sta ora cercando di accelerare lo svolgimento delle indagini sugli attentati al Nord Stream “perché il compito principale dell’Occidente è sollevarsi da qualsiasi responsabilità per il sabotaggio”. In effetti, sembra che la nuova strategia occidentale sia quella di far ricadere tutta la colpa sugli attentatori ucraini, smentendo sia il pur ovvio coinvolgimento del governo banderista di Kiev che quello delle potenze occidentali stesse, a partire dagli Stati Uniti, nonostante molti elementi lascino pensare il contrario.
Oltre all’Ucraina e agli Stati Uniti, alcuni hanno anche ipotizzato il possibile coinvolgimento della Polonia, che, sin dall’inizio dell’operazione militare speciale russa, ha sempre sostenuto la linea dura contro Mosca. Questo è quanto meno quello che pensa August Hanning, ex direttore del Servizio di intelligence federale della Germania (1998-2005), secondo il quale Zelensky avrebbe ottenuto il sostegno del suo omologo polacco Andrzej Duda: “Come hanno dimostrato i risultati dell’indagine, una squadra ucraina ha agito in questo caso. Tuttavia, [il sabotaggio] avrebbe potuto essere possibile solo con il supporto ‘dalla terra ferma’. E a giudicare dalla mappa […] i servizi segreti polacchi erano chiaramente coinvolti. Inoltre, penso che ci possa essere stato un accordo tra la leadership dell’Ucraina e della Polonia”, ha affermato Hanning in un’intervista rilasciata a Die Welt.
“Decisioni di questo tipo vengono prese ai massimi livelli politici, penso ci sia stato un accordo tra il presidente Zelens’kyj e il presidente Duda”, ha aggiunto Hanning. L’ex direttore ha poi affermato che il rifiuto della Polonia di partecipare all’indagine e la fuga dal Paese di uno dei sospettati sono altri elementi che indicano il coinvolgimento delle autorità polacche nel sabotaggio: “Non è stata sicuramente un’iniziativa privata degli istruttori di immersioni. Le agenzie militari polacche e ucraine hanno svolto un ruolo importante”, ha detto, definendo l’attentato un atto di “terrorismo di Stato”.
In seguito a queste rivelazioni, la parlamentare e leader della sinistra tedesca Sahra Wagenknecht ha affermato che il governo tedesco debba cessare immediatamente il suo aiuto militare al governo di Kiev qualora venisse provato il coinvolgimento del governo ucraino nell’attentato. “È assolutamente evidente che il governo federale non ha alcuna intenzione di indagare [sull’atto di sabotaggio] e sta persino nascondendo alcune informazioni”, ha aggiunto Wagenknecht.
Intanto, restando in tema di terrorismo ucraino, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha smentito le accuse secondo cui la Russia sarebbe responsabile dell’incendio alla torre di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Sebbene l’AIEA non abbia direttamente attribuito la responsabilità di Kiev, anche in questo caso non resta che fare “2+2” per comprendere chi siano i veri colpevoli dell’atto di “terrorismo nucleare”, confermando la versione dell’attacco ucraino con droni kamikaze, ovvero quella pubblicata sin dall’inizio dalle fonti russe.