Julian Assange

Sulla scia della campagna internazionale “Don’t Extradite Assange”, che ha organizzato una manifestazione a Londra due settimane fa per chiedere la scarcerazione di Assange e il rifiuto della richiesta di estradizione del fondatore di Wikileaks negli Stati Uniti, anche nel nostro paese è cresciuta la sensibilizzazione per quel che riguarda il suo caso giudiziario.

Due sono le organizzazioni di cittadini che scenderanno in piazza nel prossimo week-end: il gruppo Italiani per Assange nella Capitale il prossimo 23 febbraio e il Comitato per la Liberazione di Assange – Italia nella città di Milano sabato 22 febbraio.

Nel comunicato stampa del gruppo “Italiani per Assange” viene reso noto che «Domenica 23 febbraio 2020 il gruppo Italiani per Assange organizza un evento in Piazza del Popolo a Roma dalle ore 16:00 alle ore 19:00, per sensibilizzare i cittadini sulla richiesta che si alza da tutto il mondo per la liberazione del giornalista Julian Assange e l’opposizione totale alla sua estradizione negli Stati Uniti.

L’evento prevede una sedia vuota ispirata all’opera dell’artista Davide Dormino “ Anything to say? ” sulla quale si alterneranno coloro tra i presenti che vorranno far sentire la loro voce a favore di Assange.

Assange che, dopo essersi rifugiato per 7 anni all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, è rinchiuso da quasi un anno in isolamento nella prigione di massima sicurezza a Belmarsh, con l’estradizione rischia 175 anni di reclusione per aver diffuso attraverso la piattaforma WikiLeaks, di cui è fondatore, numerosi crimini dei governi di tutto il mondo.

Il prossimo 24 febbraio a Londra inizierà il processo per l’estradizione che, oltre a mettere in pericolo la sua vita, rappresenta un attacco alla libertà di stampa e di informazione. Il gruppo Italiani per Assange è nato spontaneamente tra cittadini informati e consapevoli per promuovere iniziative a sostegno di questo valore fondante della democrazia».

Il fondatore di WikiLeaks è detenuto nella prigione di massima sicurezza di Londra da aprile 2019 in seguito alla revoca dell’asilo politico che il governo dell’Ecuador gli aveva concesso dal 2012 presso la propria ambasciata nel Regno Unito. La detenzione di Assange nel Regno Unito è dunque giustificata soltanto dalla questione dell’estradizione. Secondo il suo avvocato e l’osservatore dell’ONU Nils Melzer nel caso giudiziario del fondatore di Wikileaks non sono stati rispettati i diritti umani, il quale presenterebbe segni di tortura psicologica e condizioni di salute cagionevoli.

Se il prossimo 24 febbraio il tribunale di Londra deciderà per l’estradizione negli Stati Uniti, il cofondatore di Wikileaks rischia dall’ergastolo a vita alla pena di morte.

UN COMMENTO

  1. è incredibile il resoconto dell’udienza dell’ottobre 2019 fatto da Craig Murray (ex diplomatico del Regno Unito, amico di Assange, che si trovava nell’aula come pubblico):

    https://www.craigmurray.org.uk/archives/2019/10/assange-in-court/

    (in rete si trova anche una traduzione in italiano)

    lo stesso Murray, che ha una certa età, da questo lunedì frequenta la ripresa delle udienze (con una certa fatica, causa a volte ore di coda per entrare), e riporta giornalmente il resoconto:

    https://www.craigmurray.org.uk/archives/2020/02/your-man-in-the-public-gallery-assange-hearing-day-1/

    ..i media europei pare abbiano messo la testa sotto la sabbia, mentre la magistratura (quella Svedese prima e quella del Regno Unito poi) pare sia stata contagiata da qualche virus che trasforma in criminali.

    Dio salvi la Regina (e la Regina salvi Assange!)

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