L’associazione “Pan Assoverdi Salvanatura” chiede la revoca del Premio Ischia di Giornalismo assegnato nel 2011 al giornalista Tony Capuozzo per la sua posizione ritenuta “pro Putin” espressa durante la trasmissione “Quarta Repubblica” su Rete 4.

L’associazione eco-culturale dell’isola verde, dopo aver parlato di “rispetto del pluralismo democratico”, accusa l’ex vicedirettore del TG5 di aver reso dichiarazioni “gratuite e surreali (sulla falsariga dei comunicati del Cremlino), tese ad ingenerare dubbi sulla strage di Bucha, compiuta dai soldati russi in Ucraina, benché corroborata dall’UE, dai funzionari del Trib. Penale dell’Aja, da decine di testimoni oculari, dai mass media di tutto il mondo e da immagini satellitari, pubblicate dal New York Times”.

Poi l’affondo censorio. “Visto che, si legge ancora nel comunicato del sodalizio, le ripetute affermazioni (non verificate, come nel caso dell’eccidio del teatro di Mariupol) di cui sopra – duramente stigmatizzate, in ‘real time’, dall’ex deputato Daniele Capezzone, anch’egli ospite del programma di Rete4 – creano imbarazzo e sconcerto per la categoria dei giornalisti (se gli ucraini fossero in grado di falsificare immagini così icastiche, meriterebbero il premio Oscar per gli effetti speciali!) e costituiscono un messaggio devastante per le giovani generazioni, che vedevano in Capuozzo ‘un modello di riferimento di alta credibilità’, si chiede la revoca del ‘Premio Ischia, conferito – nel giugno 2011 – al sig. Tony Capuozzo, come ‘inviato speciale’, poiché gli orientamenti palesati dal giornalista-scrittore il 4-4-22 contrastano coi principi a cui il riconoscimento, promosso dalla Fondazione Valentino, s’ispira”.

Una censura ad efficacia retroattiva, con tanto di delegittimazione dell’operato di un professionista di lungo corso, distintosi sempre per la qualità e la puntualità delle sue cronache. Tony Capuozzo è un veterano delle guerre, anche quelle tra propagande opposte, e quando parla lo fa con cognizione di causa.

Il vero pluralismo consiste nel dare la possibilità di esprimersi anche a chi, sulla base di elementi oggettivi, cerca di formulare un pensiero di senso diverso rispetto a quello modellato sulle veline di Kiev e Washington. Cosa che al momento viene impedita in Italia.

Sulla censura che sta colpendo Capuozzo, si è espressa la senatrice Barbara Lezzi con un post durissimo su Facebook.

“È una marea che non si ferma, sono stati scardinati gli argini della decenza e del pudore per fare spazio alla censura, alla denigrazione, agli editti. Si vuole ritirare il Premio Ischia a Toni Capuozzo perché, secondo l’associazione socio-culturale PAS che ne chiede la revoca, Capuozzo sarebbe pro Putin”, scrive l’ex ministro per il Sud.

E ancora: “C’è un insopportabile clima di caccia alle streghe verso chiunque abbia e avanzi dei dubbi. Non entro nel merito delle dichiarazioni di Capuozzo perché ognuno di noi è libero di costruire la propria opinione ma è inquietante la debolezza sistemica dell’informazione e della politica che ha necessità di silenziare, anziché affrontare con risposte puntuali, coloro che non si accontentano di una verità di massa ma che si fanno alcune domande”.

“Leggo spesso e con interesse gli articoli e i post di giornalisti che la guerra l’hanno vista davvero e non dalle scrivanie. Nessuno di loro, e non fa eccezione Capuozzo, ha mai legittimato, giustificato o difeso Putin. Stanno solo cercando di far sentire sulla pelle la tragicità della guerra indicando soluzioni per raggiungere presto la pace che appare sempre più come un discorso secondario o meglio subordinato ad altri interessi. In ogni caso, un Premio conferito con ipocrisia è meglio restituirlo al mittente e liberarsene”, conclude la senatrice leccese.

Ernesto Ferrante
Giornalista professionista, editorialista, appassionato di geopolitica