I giornali italiani del salotto buono, hanno “fatto a gara” nello scrivere articoli in memoria del filosofo francese, scomparso all’età di 78 anni. Probabilmente, nessuno mette in dubbio le sue qualità di pensatore e filosofo, tuttavia, al di là dei dubbi, mi sembra un personaggio da rimpiangere gran poco.
Le Monde dedica addirittura tre pagine alla scomparsa di “Glucks”, il trait d’union tra i filosofi della generazione precedente, e la sua, quella degli anni ’70, la cosiddetta “noveau philosophes”. In pratica, assieme all’amico, sodale, filosofo anch’egli, BHL (Bernard – Henri Lévy, uomo chiave della guerra di Libia, colui che ha portato il nord Africa nella catastrofe, e con sé l’Europa), sarebbe l’erede di Sartre e di Raymond Aron. Personalmente, ritengo Sartre un gigante rispetto a Glucskmann, che ha rappresentato tutto e il contrario di tutto. Da comunista intransigente ad anticomunista. Colui che per primo legge in pubblico “l’Arcipelago Gulag”, rompendo il muro del silenzio.
Se l’intransigenza era davvero parte del suo dna, lo troviamo nel 1979 in prima linea per i cosiddetti boat – people, i salvataggi via nave dei vietnamiti poi trapiantati in Francia, in fuga dall’inferno scatenato dagli americani. Poi, nel 1992, corre a Belgrado, sostenendo l’intervento della NATO, arringando addirittura gli studenti serbi contro il Presidente Slobodan Milosevic. E non è finita. E’ l’uomo che nel pronunciare la parola Putin, fa esplodere un suono che diviene… “Pfputin”, in assonanza con uno sputo. Perché si sa che il suo ultimo nemico, è stato proprio il Presidente della Russia, dai tempi della guerra in Cecenia, e ha chiesto proprio un minuto di silenzio per i ceceni vittime della guerra.
E’ intransigente un uomo che passa dall’essere militante di Sinistra Proletaria, nel 1968, al sostenere, nel 2007, l’elezione presidenziale di Sarkozy? Stranamente, ancor prima di questo passaggio, troviamo Glucksmann caldeggiare (ma guarda un po’) l’intervento americano in Iraq nel 2003. Più che un filosofo di sinistra, ci sembra di trovarci di fronte ad un uomo chiave della NATO, propugnatore di tutte quelle guerre che hanno destabilizzato: Balcani, Nord Africa e Medio Oriente, le cui conseguenze sono evidentissime.
Probabilmente, se Glucksmann si fosse fermato agli anni ’70, sarebbe stato un ottimo filosofo e pensatore, nonché un bravo conoscitore della letteratura francese e non. Tutti lo hanno ricordato come uomo libero da ogni condizionamento, in grado di ospitare, nel grande salone del suo appartamento parigino di Rue du Faubourg – Poissoinere, i rifugiati da qualsiasi dittatura e guerra. Liberissimo di poterlo fare. Aver sostenuto la rivolta euro – maidanista, assieme al collega Bernard – Henry Lévy, è stato un atto non solo poco intelligente, ma certamente assurdo. Eppure, l’abbaglio c’era già nel 2001, se pensiamo a cosa scriveva circa l’attentato alle Torri Gemelle: “esso manifesta un macabro gusto della morte, dell’omicidio. Io citando Sartre la chiamo la sindrome di Erostrato, che ha dato fuoco al tempio di Artemide solo per avere il suo nome scritto perennemente nella storia”(1).
E’ bello filosofeggiare, tuttavia, sarebbe stato da chiedere al pensatore chi fossero i veri mandanti e cosa rappresentassero, il che, è molto più lampante, senza scomodare Artemide. Il mio dubbio rimarrà: uomo in malafede completa, sostenitore per errore di tutte le cause che ci stanno portando alla catastrofe, oppure come già citato, punto di riferimento della NATO come il collega vivente BHL? Stranamente, propendo per la seconda. Allora, c’è poco da chiamarlo “Mente e cuore”, come ha fatto il Corriere della Sera. E da rimpiangere, pochissimo.