Aquarius

È cronaca delle ultime ore che la nave Aquarius sarà accolta dalla Spagna del neopremier Sanchez, che le aprirà il porto di Valencia. “E’ nostro obbligo aiutare ad evitare una catastrofe umanitaria e offrire un porto sicuro a queste persone”, è infatti quanto ha dichiarato il premier socialista spagnolo. Ciò ha indubbiamente rappresentato una svolta per la nave riconducibile alla ONG “SOS Mediterranee” da tre giorni nel Canale di Sicilia con 629 migranti a bordo e sulle cui sorti anche l’ONU aveva cominciato ad esercitare crescenti pressioni. Tuttavia, per una nave che va ce n’è una che viene: è notizia proprio di questa sera che una nuova nave, sempre proveniente dal Canale di Sicilia, sia diretta in questo momento verso Catania. Con quali risultati, è ancora presto per poterlo stabilire.

Joseph Muscat, premier di Malta, ha dichiarato: “Ringrazio il premier spagnolo Sanchez per aver accolto l’Aquarius dopo che l’Italia ha infranto le regole internazionali e ha provocato uno stallo. Malta invierà nuovi rifornimenti alla nave. Dovremo sederci e discutere su come evitare che ciò accada di nuovo. Si tratta di una questione europea”. Una dichiarazione invero piuttosto singolare, visto l’atteggiamento di Malta verso le navi delle ONG: è stata infatti la prima nazione UE a chiudere loro i propri porti, e appare quindi piuttosto inopportuno che il suo governo rilasci tali dichiarazioni sul conto dell’Italia. Il fatto che Malta in questa vicenda affermi di non essere stata interpellata, in termini pratici, sposta di ben pochi millimetri la questione.

Da Accumuli, dov’è in visita ai terremotati, Giuseppe Conte ha detto: “Avevamo chiesto un gesto di solidarietà da parte dell’Ue su questa emergenza. Non posso che ringraziare le autorità spagnole per aver raccolto l’invito”. Successivamente il premier italiano ha aggiunto: “Il problema dell’Aquarius si è avviato a soluzione grazie al gesto di solidarietà della Spagna ma il problema emergenza immigrazione resta”.

“Diamo il benvenuto alla decisione del governo spagnolo di permettere alla nave Aquarius di sbarcare a Valencia per ragioni umanitarie. Questa è la vera solidarietà messa in pratica, sia verso questo queste persone disperate e vulnerabili, che verso Stati membri partner”, ha invece chiosato il commissario europeo Dimitris Avramopoulos. Tuttavia, l’Unione Europea fino a questo momento non era apparsa, nei confronti del dossier migranti, così zelante. Forse, solo ai tempi della rotta balcanica, quando si trattava di dare un po’ addosso all’ungherese Orban, vi era stato un attivismo e un umanitarismo paragonabili. Ma quando a chiudere le frontiere fu l’ultraeuropeista Macron ricordiamoci che non volò una mosca.

“Evidentemente alzare la voce, cosa che l’Italia non faceva da anni, paga”, ha invece commentato il ministro degli Interni Salvini. Sulla Spagna, nel frattempo, scrosciano gli applausi dell’ONU, in particolare della UNHCR, e dell’Unione Europea, ma nessuno in contemporanea si ricorda che è pur sempre la stessa Spagna che, nelle sue enclavi africane di Ceuta e Melilla, ha fatto innalzare i reticolati e fa sparare contro i migranti che cercano d’attraversarlo. Reticolati che, guardandoli in tutta onestà, non sembrano poi molto meno temibili o intimidatori di quelli ungheresi o di altre nazioni europee “anti-immigrazioniste”.

Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, prima che la nave Aquarius ricevesse il “via libera” da Valencia aveva fatto notare come sia “necessario, stavolta, che tutti comprendano che il diritto internazionale non può prevedere un’Italia abbandonata a se stessa. Noi salveremo sempre le vite umane, ma Malta è la spia di un’Europa che deve cambiare”, e ancora: “Ieri il premier Conte ha inviato due motovedette con medici a bordo, questa mattina ne sono state inviate altre due: le condizioni a bordo sono buone, ci sono viveri e stiamo aspettando l’ufficialità della risposta di Malta”.

Nel frattempo diventa un caso il post del sindaco livornese a 5 Stelle Filippo Nogarin, dichiaratosi pronto ad accogliere la nave Aquarius “col suo carico di 629 vite umane”. Ma, successivamente, il post è stato rimosso da Twitter, dov’era stato pubblicato. A chi aveva fatto in tempo ad accorgersene, ha risposto cercando di giustificarsi: “Questa è una posizione mia personale come sindaco della città”, e “Nel momento in cui mi sono reso conto che oggettivamente questo poteva creare dei problemi al governo mi è sembrato corretto rimuovere il post. Quella rimane comunque la mia posizione e credo di interpretare quella di una città che, rispetto a queste tematiche, ha sempre avuto una grande sensibilità”. Pure la Chiesa, in questa vicenda, è intervenuta a gamba tesa con le dichiarazioni del Cardinale Gianfranco Ravasi, che ha tuonato: “Ero straniero e non mi avete accolto”.

“L’Italia non è più governata da chi dell’immigrazione ha fatto un business (e ha fatto un favore a tutti gli altri Stati), e sta dicendo legittimamente che l’immigrazione verso l’Europa va gestita in modo congiunto da tutti i Paesi Europei. L’Italia non può più essere il campo profughi di tutta Europa e non può essere lasciata sola a gestire un fenomeno globale: questo per il bene dei migranti e dei cittadini italiani (…). Intorno alla vicenda della nave Aquarius bisogna ragionare sui fatti prima di essere travolti dall’onda emotiva generata della pressione mediatica”, è quanto invece afferma Ignazio Corrao del Movimento 5 Stelle Europa, che poi aggiunge: “L’Italia ha semplicemente deciso di fare quello che fanno da sempre tutte gli altri Stati europei. La Francia chiude i porti e anche i movimenti secondari all’interno dell’UE quando vuole, la Spagna fa politiche di respingimento sistematico, Malta anche in questo caso non si fa problemi a dire ‘no, grazie’ (ha la capacità di scomparire dalle carte geografiche quando vuole) e in generale gli Stati Europei non vogliono sentire parlare di sbarchi di migranti nei loro Paesi. In anni di arrivi ed emergenze hanno preferito chiudere gli occhi e lasciare sola l’Italia a gestire un gigantesco fenomeno storico, globale, causato da interventi scellerati (ad esempio quello in Libia) e sfruttamento economico da parte degli Stati sviluppati. L’Aquarius non è una bagnarola che sta affondando come qualcuno ha lasciato intendere, ma una nave moderna, che fa Ricerca e Salvataggio (ne sentirete parlare come di Search and Rescue) nel Mediterraneo, e sulla quale nessuno sta rischiando la vita. Ovviamente siamo preoccupati per le 629 persone bloccate sulla nave e infatti il Presidente Conte ha predisposto l’invio di due motovedette con medici a bordo (…). Il Governo Italiano ha inviato soccorso a bordo nonostante la nave sia molto più vicina a Malta che alla Sicilia, perché l’umanità rimane una qualità che è rimasta solo agli italiani in questo sconcertante quadro internazionale. Riteniamo – conclude – che la solidarietà debba essere di tutti i Paesi, non solo dell’Italia!”.

Ed è infatti proprio questo il punto: la distruzione della Libia di Gheddafi e la destabilizzazione di tutto il Nord Africa sono all’origine di tutti questi problemi, o quantomeno ne costituiscono un’enorme e clamorosa amplificazione. L’Africa Subsahariana, poi, è da sempre oggetto di un saccheggio di cui non beneficiano certamente i semplici cittadini europei, ma che provoca quelle ondate migratorie di cui alla fine sono proprio costoro i primi a pagare direttamente il prezzo. Negli Anni ’70 il Presidente socialista algerino Houari Boumédiène avvertì l’Europa che nel giro di pochi anni si sarebbero manifestati immensi fenomeni migratori dall’Africa all’Europa. Questo perché le disparità economiche fra Africa ed Europa erano sempre più incolmabili e divergenti, così come i rispettivi tassi demografici, a tacere poi del fenomeno della desertificazione che aggravava ulteriormente la situazione. In un simile quadro, provocato da decenni di colonialismo e quindi di neocolonialismo, inevitabilmente la bomba sarebbe prima o poi esplosa. E così infatti è stato.

La Francia, che impone alle sue ex colonie africane una moneta “da rapina” come il Franco CFA, attraverso il quale controlla le economie di quei paesi sottraendo loro ogni anno non meno di 400 miliardi di euro, ha pesanti responsabilità sulla povertà dell’Africa Subsahariana, responsabilità ulteriormente appesantite dai suoi frequenti interventi militari volti a garantire il proprio predominio in quella vasta regione che a Parigi ancora chiamano “Françafrique”. Non dimentichiamoci l’assassinio del Presidente del Burkina Faso Thomas Isidore Sankara, l’intervento in Ciad, ed infine quelli avvenuti dal 2011 ad oggi in Costa d’Avorio, in Libia, in Mali e in Repubblica Centrafricana.

E per quanto riguarda l’Africa Orientale, che un tempo era quasi tutta colonia italiana, non dimentichiamoci la voluta e continuamente alimentata destabilizzazione della Somalia e lo stato di “né guerra né pace” fra Etiopia ed Eritrea voluto da cancellerie che non si trovano di certo ad Asmara e ad Addis Abeba, due gravissime crisi internazionali “congelate” ma che alimentano un massiccio traffico d’esseri umani proprio in gran parte verso il nostro paese.

Sono molti i problemi dell’Africa, sia settentrionale che Subsahariana, ma gran parte di essi hanno una paternità che risale, molto spesso, proprio a coloro che in questo momento puntano l’indice verso il nostro paese. Forse, anche se fuori tempo massimo, questi problemi si potrebbero almeno in parte calmierare proprio cambiando registro e cominciando ad avere, verso l’Africa, un atteggiamento finalmente più costruttivo e non più (neo)colonialista. Sarà sempre troppo tardi, ma meglio tardi che mai.