Il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge di ratifica e attuazione del Comprehensive Economic and Trade Agreement (CETA). A breve approderà in uno dei rami del Parlamento per seguire il consueto iter legislativo. Coldiretti ne sottolinea la pericolosità e ne descrive in maniera sintetica ma efficace le conseguenze per la nostra agricoltura.
“L’accordo CETA è un regalo alle grandi lobby industriali dell’alimentare che colpisce il vero Made in Italy e favorisce la delocalizzazione, con riflessi pesantissimi sul tema della trasparenza e delle ricadute sanitarie e ambientali”.
E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in riferimento all’incontro tra premier Paolo Gentiloni e il Primo Ministro canadese Justin Trudeau sul Comprehensive Economic and Trade Agreement (CETA), firmato tra l’Unione europea e il Canada nell’ottobre 2016 che nelle prossime settimane sarà all’esame anche del Parlamento italiano.
“Nei trattati – precisa Moncalvo – va riservata all’agroalimentare una specificità che tuteli la distintività della produzione e possa garantire la tutela della salute, la protezione dell’ambiente e della libertà di scelta dei consumatori”.
Le 2.256 pagine del CETA, prevedono una riduzione drastica dei diritti doganali, ma soprattutto una “convergenza normativa” tra l’Ue e il Canada. In questo modo, un’azienda potrà effettuare un solo test sui propri prodotti per commercializzare la merce in entrambe le zone.
“Il CETA – spiega l’organizzazione degli imprenditori agricoli in una nota – uccide il grano duro italiano con il crollo dei prezzi favorito dall’azzeramento strutturale i dazi per l’importazione dal Canada dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosate nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia perché accusato di essere cancerogeno”.
Oltre la metà del grano importato dall’Italia arriva proprio dal Canada dove le lobby in vista dell’accordo CETA sono già al lavoro contro l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per la pasta previsto per decreto e trasmesso all’Unione Europea, trovando purtroppo terreno fertile anche in Italia.
Contemporaneamente le “volgarizzazioni” legate ai nomi dei prodotti tipici dell’italian sounding coesisteranno in Canada con le denominazioni autentiche dei nostri prodotti.
“Solo per fare un esempio – continua Coldiretti – si potranno utilizzare il termine Parmesan, ma anche produrre e vendere Gorgonzola, Asiago e Fontina, mantenendo una situazione di ambiguità che rende difficile ai consumatori distinguere il prodotto originale ottenuto nel rispetto di un preciso disciplinare di produzione dall’imitazione di bassa qualità”.
“Va infine richiamato – si legge ancora nella nota – che il sistema di cooperazione regolatoria potrebbe portare Governi e imprese a sindacare direttamente in ambito arbitrale qualsiasi misura che leda la “libera concorrenza”. Un sistema, quest’ultimo, che investe anche il tema degli Ogm con ripercussioni inevitabili sul “principio di precauzione”.
Il Comprehensive Economic and Trade Agreement rischia di colpire il modello agricolo locale, i diritti dei lavoratori, il sistema sanitario e le norme a protezione dei consumatori e dell’ambiente. Danni seri potrebbero fare gli arbitrati che potrebbero schiacciare il potere legislativo dei parlamenti locali.
Delle 47mila multinazionali americane presenti in Europa, 41.811 dispongono di una succursale in Canada. Con tale stratagemma legale, le multinazionali a stelle e strisce potrebbero avviare centinaia di cause legali con il meccanismo previsto dal trattato CETA. Delle 4mila grandi corporation americane presenti in Italia ben l’84% sarebbe in grado di usare questo espediente.
VA BLOCCATO IMMEDIATAMENTE …..