
Il “bibitaro”, come lo chiamano in maniera dispregiativa i suoi detrattori, porta a casa il massimo possibile. In soli tre mesi, il ministro dello Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, e il governo giallo-verde sbloccano positivamente la trattativa Ilva e incassano una firma pesantissima su un accordo che nei sei anni precedenti, professoroni, “responsabili” ed esperti vari non erano stati in grado nemmeno di ipotizzare.
Il nervosismo di molti cronisti, già pronti a festeggiare il funerale dell’Ilva e la sconfitta di Di Maio, la dice lunga sulla portata di una trattativa che si chiude con 10.700 assunzioni, zero esuberi, premialità una tantum e con un piano ambientale.
Circa 2200 occupati in più dell’accordo siglato da Calenda e nessun oltranzismo ambientalista, caro a certe frange del M5S, ad ostacolare il raggiungimento di quello che, considerate le condizioni di partenza, non può non essere considerato un grande risultato.
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L’azienda al tavolo del ministero dello Sviluppo Economico, ha deciso di riassumere subito 10.700 lavoratori e garantire la contrattualizzazione degli esuberi nel 2023 senza ritoccare al ribasso il costo del lavoro. Niente solidarietà preventiva.
La svolta arriva poco dopo mezzanotte, quando i segretari generali di Uilm, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Usb, freddi e dubbiosi dopo la lettura della proposta di accordo dell’azienda, presentano un testo integrato e migliorato dalle loro controproposte. La situazione non sembra destinata a sbloccarsi ma arriva l’intervento diretto del governo di Luigi Di Maio, che affianca il dg del Mise Giampiero Castano. Ascolta i rappresentanti sindacali Rocco Palombella, Francesca Re David, Marco Bentivogli e Sergio Bellavita, appunta i punti di frizione e richiama ArcelorMittal.
Dopo una notte intera di discussione e già sedici ore di riunione, quando sono quasi le 8.00 del mattino, Arcelor si presenta con 10.500 assunzioni subito, i sindacati ne chiedono 200 in più. Di Maio parla di “ultimo miglio” e l’azienda comprende che non può far saltare un’operazione da 4,1 miliardi di euro in piedi dal giugno 2017.
L’accordo finale arriva nel giro di pochi minuti: 10.700 assunzioni, zero esuberi, premialità una tantum. Mancano le firme, che arriveranno in giornata dopo aver letto e riletto il testo definitivo dell’intesa.
Un applauso alle 8.10 suggella il raggiungimento dell’intesa. Di Maio nei prossimi giorni “consegnerà” le chiavi dell’Ilva al colosso dell’acciaio per l’ingresso ufficiale a partire dal 15 settembre. Il testo siglato sarà sottoposto al referendum tra i lavoratori.
Il messaggio dell’ex ministro Carlo Calenda, che nonostante decine di riunioni al Mise e quasi un anno di trattativa non era riuscito a far trovare l’intesa tra Mittal e sindacati, certifica il buon esito del negoziato: “Una grande giornata per Ilva, per l’industria italiana e per Taranto – scrive poco le 10.30 su Twitter – Finalmente possono partire gli investimenti ambientali e industriali. Complimenti a aziende e sindacati e complimenti non formali a Luigi Di Maio che ha saputo cambiare idea e finalmente imboccare la strada giusta”.
Apprezzamenti per il vicepremier del M5S anche dalla Fiom. “Il ministro Di Maio ha giocato un ruolo importante per convincere ArcelorMittal sui numeri che ci eravamo prefissati”, ha dichiarato la leader della Fiom, Francesca Re David.
Pochi minuti fa, è stato lo stesso ministro Di Maio a postare su Facebook la fotografia che immortala il momento della firma.
“Quando siamo arrivati al Ministero dello Sviluppo economico, scrive il capo politico del Movimento Cinque Stelle, lo stabilimento Ilva era stato già venduto con un contratto sottoscritto nel 2017 e tenuto nascosto dal precedente Governo. Un contratto che prevedeva meno garanzie ambientali e non prevedeva l’accordo sindacale, mai visto un caso del genere. Un paradosso nel paradosso, perché dal 15 settembre 2018 l’azienda acquirente – che ci tengo a ribadire, si è sempre comportata correttamente – sarebbe comunque entrata in ILVA nonostante una gara viziata”.
“Vi avevamo promesso, continua il post, che avremmo accertato la legalità e così abbiamo fatto, vi avevamo promesso che qualora si fossero verificati i presupposti legali avremmo annullato la gara, che si è rivelata illegittima per eccesso di potere come dimostrato prima dall’ANAC e poi dall’Avvocatura dello Stato. Ma per l’annullamento non basta, per legge, l’illegittimità; serve un interesse pubblico concreto ed attuale che non si è verificato, in quanto i fatti risalgono a circa due anni fa. Due anni in cui è successo di tutto. I due anni del delitto perfetto.
Inoltre, se anche una sola azienda avesse chiesto di poter essere reintegrata nella gara, avremmo potuto annullarla per opportunità. Ma l’unica altra cordata che partecipò a questa gara, oggi, dopo due anni, non esiste più”.
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Poi con orgoglio: “Il piano ambientale così come il piano occupazionale raggiunti rappresentano il miglior risultato possibile nelle peggiori condizioni possibili. Per quanto riguarda il primo, è stato ottenuto che l’aumento della produzione di acciaio oltre sei milioni di tonnellate annue sia condizionato alla dimostrazione da parte dell’azienda – documentata al Ministero dell’Ambiente – che le emissioni complessive di polveri dell’impianto non superino i livelli collegati alla produzione a 6 milioni. In conformità ai limiti che pone l’ARPA Puglia”.
Di Maio si sofferma ancora sulla questione ambientale. “Un altro miglioramento, spiega il vicepremier, riguarda il problema della diffusione delle polveri: rispetto alla scadenza iniziale del 2021, è stato ottenuto l’anticipo della copertura dei parchi minerari entro il 2019. Per la prima volta sono stati fissati anche i tempi intermedi per la copertura dei parchi: entro aprile 2019 l’azienda sarà obbligata a coprire il 50% della zona del parco più vicino al quartiere Tamburi. Grazie all’introduzione dei termini intermedi e all’obbligo della presentazione della documentazione al Ministero dell’Ambiente, il Governo per la prima volta si è dotato di due nuovi strumenti per vigilare sul rispetto degli obblighi dell’azienda. Non faremo sconti a nessuno”.
“Sul piano occupazionale, si legge ancora, si partiva da 10000 assunzioni e centinaia di esuberi, si è arrivati a 10700 con zero esuberi: tutti i dipendenti riceveranno una proposta di lavoro. All’ILVA di Taranto non si applicherà il Jobs Act: gli operai saranno assunti mantenendo integro l’articolo 18 e tutti i diritti pregressi, anche quelli economici e di anzianità.
Questo accordo è il miglior risultato che si potesse ottenere nelle peggiori condizioni possibili. I miglioramenti che sono stati raggiunti durante le trattative dimostrano che, oggi come negli scorsi anni, i rilanci in materia ambientale e occupazionale erano possibili e anzi doverosi per garantire la tutela dell’interesse pubblico”.
“A proposito di futuro, chiarisce ancora Di Maio, quello di Taranto non dovrà essere ostaggio di una sola azienda. È questa idea miope di sviluppo ad aver reso Taranto un deserto. Sappiamo bene che lo Stato da oggi dovrà seriamente riconquistarsi la fiducia dei suoi cittadini. Io ci metterò la faccia. Questo Governo vigilerà ogni giorno per garantire che tutti gli impegni presi vengano rispettati, e come detto non faremo sconti a nessuno.
Taranto ha bisogno di una legge speciale per ripartire dopo decenni in cui si è giocato con la vita delle persone e dei lavoratori. Una vera riconversione economica, partecipata dai cittadini, che impegnerà il Governo nel destinare risorse straordinarie per il rilancio di questa città, già a partire dalla prossima Legge di Bilancio e con una serie di azioni legislative mirate.
Oggi si è fatto un passo, impegnando l’azienda a dare garanzie importanti che nessuno fino ad ora aveva preteso. Ma da oggi inizia l’operazione ‘fiato sul collo’ per verificare che si mantengano gli impegni presi soprattutto sul versante ambientale”.
“Sono un cittadino della terra dei fuochi, conclude il ministro del Lavoro, ed è lì che ancora ogni giorno respira la mia famiglia, quindi posso capire che cosa provano i tarantini. Nella mia terra per anni ci hanno detto che erano stati firmati nuovi impegni ambientali, ma noi abbiamo sempre chiesto i fatti. Da semplice attivista del MoVimento 5 Stelle per la Terra dei fuochi e i cittadini campani mi sono battuto per anni per chiedere un vero diritto alla salute, mi batterò ora da ministro del MoVimento 5 Stelle perché l’Ilva non inquini davvero e i cittadini di Taranto possano tornare a respirare. La struttura commissariale agirà come un poliziotto ambientale, pronto a intervenire al primo allarme e sempre pronto a vigilare sugli obblighi da rispettare. E le porte del Ministero saranno sempre aperte ai comitati e ai cittadini. Andiamo avanti insieme”.