Juliane Assange

Il calendario sulla richiesta di estradizione statunitense di Julian Assange è stato fissato a Londra. La prima audizione è stata decisa per il 25 febbraio e proseguirà per almeno due o tre settimane. Poi è stata fissata la seconda parte delle audizioni a partire dal 18 maggio. Lo staff dei suoi legali con a capo l’avvocato E. Fitzgerald hanno già dichiarato al Tribunale inglese che non saranno in grado di presentare l’insieme delle prove a difesa entro tali date, richiedendo una modifica del calendario.

Un processo fuori dallo Stato di diritto

Dopo che la difesa e l’accusa si sono scontrate sul calendario delle udienze e sui tempi previsti per la presentazione delle prove, il giudice distrettuale Vanessa Baraitser ha rifiutato di allungare i procedimenti previsti e ha detto ad Assange che il suo caso di estradizione sarebbe iniziato il 25 febbraio senza altra discussione. Poi ha chiesto ad Assange, prima di chiudere l’udienza, se avesse compreso bene i fatti decisi dal tribunale. «Non proprio. Non riesco a pensare che sia un percorso di correttezza… Non capisco come tutto questo possa essere giusto. Questa superpotenza ha avuto 10 anni per prepararsi a questo caso, e io non posso nemmeno accedere ai miei scritti. Qualsiasi cosa che devo fare per la mia difesa è molto difficile, mentre queste persone hanno risorse illimitate – ha dichiarato AssangeStanno sostenendo che giornalisti e informatori sono nemici del popolo. Hanno vantaggi imparziali nella gestione dei documenti. Conoscono l’interno della mia vita come il mio psicologo. Rubano il DNA dei miei figli. Ciò che sta accadendo qui non è giusto».

Mark Summers, uno dei difensori di Assange, ha affermato che gli Stati Uniti hanno spiato il suo cliente e che «Questo fa parte di una guerra dichiarata contro gli informatori che include giornalisti investigativi ed editori», ha detto Summers. «Lo stato americano è stato attivamente impegnato a intromettersi in discussioni riservate tra il signor Assange e i suoi avvocati con metodi spionistici». Riferendo di rapporti secondo cui i tribunali spagnoli stanno indagando su una società di sicurezza ispanica, che presumibilmente ha lavorato in collaborazione con gli Stati Uniti per «ottenere informazioni attraverso atti illeciti, furti e sorveglianza clandestina all’interno dell’ambasciata ecuadoriana, con crescente intensità dal 2017 in poi».

Mentre entrava in tribunale per l’udienza, circa un centinaio di persone erano presenti per esprimergli solidarietà e vicinanza, tra cui l’ex sindaco di Londra Ken Livingstone e il giornalista John Pilger. Anche il membro del Bundestag tedesco Heike Hänsel, riferendosi al caso Assange ha indicato un futuro cupo per i giornalisti che pubblicano “informazioni vere” contrarie agli interessi degli Stati Uniti. «Il governo britannico e l’UE dovrebbero entrambi respingere questa persecuzione politica extraterritoriale», ha affermato. WikiLeaks ha affermato che Assange è stato tenuto in isolamento senza possibilità di accedere ai documenti legali, un computer o di poter avere una “partecipazione significativa al suo caso” e che le condizioni di detenzione stanno ostacolando in modo significativo la sua difesa legale.

Il fondatore di WikiLeaks è stato incriminato per 17 accuse di spionaggio e la pubblicazione di documenti riguardanti le guerre USA in Iraq e Afghanistan, e per le torture praticate nel carcere di Guantanamo. Uno dei suoi avvocati G. Peirce ha espresso il timore che, stante l’assurdo stato di isolamento in cui è tenuto Assange, questo di fatto gli impedisce di prepararsi adeguatamente alla sua difesa e ostacola anche il lavoro di assistenza legale dei suoi avvocati, ricordando che sulla base delle accuse che deve contrastare, rischia pene fino a 175 anni.

Avendo personalmente seguito e documentato, i lavori del Tribunale illegale de L’Aia per i crimini nella ex Jugoslavia, collaborando anche con alcuni avvocati della difesa di imputati serbi, tra cui l’ex presidente della RFJ e della Serbia, Slobodan Milosevic, posso affermare senza tema di smentita, che a L’Aia gli avvocati della difesa e gli imputati, formalmente, avevano molte più garanzie e contatti, di quanto è concesso ad Assange e ai suoi avvocati difensori. E si trattava di un Tribunale fuori dal Diritto Internazionale.

La minaccia alla libertà di stampa

Parallelamente a queste procedure che tendono a compromettere la difesa, il caporedattore di WikiLeaks, Kristin Hrafnsson ha dichiarato con preoccupazione: «abbiamo appreso da documentazioni e dichiarazioni giurate presentate dagli Stati Uniti, che essi non considerano i cittadini stranieri sotto la protezione del Primo Emendamento. Questo significa persecuzione politica esplicita di un giornalista e un grave attacco alla libertà di stampa in tutto il mondo». Il Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti garantisce, oltre alla religione e al diritto di riunione, la terzietà (cioè la condizione di separatezza e indipendenza nei confronti delle due parti in causa) della legge rispetto alla libertà di parola e di stampa, e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti. Essendo Assange un cittadino straniero ciò significa che non potrà usufruire o appellarsi a questo diritto.

Il team legale di Assange ha anche messo in guardia sulla minaccia alla libertà di stampa da parte dell’autorità giudiziaria statunitense, nel perseguire un giornalista straniero con un arma a doppio taglio, la quale nega da un lato la protezione dei diritti del Primo Emendamento e invece applica l’Espionage Act. L’Espionage Act è una legge federale degli Stati Uniti del 1917, approvata poco dopo l’entrata degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale. È stata modificata numerose volte nel corso degli anni. Ora si trova sotto l’articolo 18, divisione Crimine. Con essa si intendeva vietare interferenze con le operazioni militari o il reclutamento, prevenire l’insubordinazione militare e impedire il sostegno ai nemici degli Stati Uniti durante la guerra. La costituzionalità di questa legge, il suo rapporto con la libertà di parola e il significato della sua utilizzazione sono costantemente contestati in tribunale e nel Congresso, da parte di avvocati e giuristi progressisti.

Nella storia, casualmente, tra gli accusati di questo reato previsto nella legge vi sono stati, tra gli altri, il deputato e giornalista socialista tedesco-americano Victor L. Berger, il leader dei lavoratori e cinque volte candidato del Partito socialista americano, il socialista Eugene V. Debs, gli anarchici Emma Goldman e Alexander Berkman. I comunisti Julius ed Ethel Rosenberg, l’informatore dei “Pentagon Papers” Daniel Ellsberg, l’informatore dei Cablegate Chelsea Manning, l’impiegato dell’Agenzia di intelligence della difesa Henry Kyle Frese e l’ex tecnico della CIA e della National Security Agency (NSA), Edward Snowden. E ora il fondatore di WikiLeaks Julian Assange.

La campagna a favore di Assange

J. Reed un esponente della campagna internazionale “Don’t Extradite Assange” organizzata da WikiLeaks, ha dichiarato alla stampa: «se Assange viene estradato, sarà posto immediatamente in un regime di “Misure amministrative speciali” dell’ordinamento carcerario USA, questo significherà che gli sarà vietato di comunicare con la stampa o il pubblico, e anche con la sua difesa legale…Sarà messo in un buco nero della detenzione statunitense…Deve essere chiaro che questa è una guerra contro il giornalismo. Nessun giornalista d’ora in poi potrà sentirsi al sicuro».

Assange

Anche molti media statunitensi hanno confermato i timori riguardanti il tipo di accusa contro Assange. Il New York Times già nel 2018 scrisse che «le accuse fondate sulla pubblicazione di informazioni di interesse pubblico, avrebbero creato un precedente con profonde implicazioni per le libertà di stampa». L’Atlantic ha pubblicato un commento affermando: «Se il governo degli Stati Uniti può perseguire l’editore WikiLeaks per la pubblicazione di materiale classificato, allora tutti i media sono a rischio».

Ora, il “precedente Assange” sembra estendere la sua portata. Il 20 gennaio scorso, Glenn Greenwald, avvocato e giornalista di The Intercept, che nel 2013 aveva pubblicato informazioni della NSA rivelate da Snowden, è stato accusato di crimini informatici in Brasile e di essere parte di una “organizzazione criminale”. I gruppi per la libertà di stampa brasiliani e internazionali si sono da subito schierati in sua difesa, condannandolo come un atto di criminalizzazione del giornalismo, da parte del governo brasiliano. James Jaffer, direttore della Columbia University e in causa con Donald Trump e la sua amministrazione in relazione al Primo Emendamento, ha sottolineato le sorprendenti somiglianze tra il caso di Greenwald e quello di Assange: «Terribile vederlo. La teoria secondo cui i giornalisti possono essere perseguiti per aver pubblicato informazioni che altri hanno ottenuto illegalmente (che presumo sia teorizzato in questo caso, nonostante altre varie accuse) è la stessa base anche per l’accusa contro Assange negli Stati Uniti».

Assange e i diritti dell’Uomo

Mentre l’assalto al Primo Emendamento si intensifica in tutto il mondo, Assange, prigioniero di questa guerra, rimane in completo isolamento nella prigione di Belmarsh a Londra. Dal 22 settembre 2019, è detenuto esclusivamente ai fini della richiesta di estradizione degli Stati Uniti. Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Nils Melzer, ha espresso preoccupazione e indicato che Assange, la cui salute è entrata in una “spirale discendente” all’interno del carcere, è vittima di torture psicologiche.