Il professor Alberto Bagnai, candidato nella Lega di Salvini, ha avuto l’opportunità di spiegare negli studi di La7 il motivo per il quale l’economia italiana è in crisi.
Con dati numerici e grafici l’economista dell’Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara ha corroborato la tesi dell’euro e dell’Unione Europea come principali cause della stagnazione del nostro paese. Secondo Bagnai l’Italia ha avuto una grande produttività tra gli anni ’70 e ’80, che andava di pari passo con l’aumento progressivo dei salari.
Con l’avvento dell’euro e dei trattati europei sarebbero crollate sia la produttività che i salari dei lavoratori italiani. Le cause di questo crollo secondo l’economista sarebbero da ricercarsi nell’adozione di una moneta a cambio fisso come l’euro, che secondo la letteratura scientifica è destinata a creare degli squilibri tra le diverse economie dei paesi membri. Non potendo svalutare la moneta, è la cosiddetta svalutazione interna a farla da padrone, con il conseguente abbassamento dei tetti salariali.
Un’altra delle cause sono da ricercarsi nella gestione dei dazi dell’Unione, dove quasi sempre gli interessi dell’asse franco-tedesco la fanno da padrone. I prodotti esportati dall’Italia vengono messi in concorrenza con altri prodotti importati da tutto il mondo dall’Unione Europea, si veda il caso ultimo del riso italiano. Per altri prodotti invece l’Ue pretende eccome i dazi, come nel caso dell’acciaio cinese, osteggiato da Berlino, grande produttore di acciaio in Europa.
Bagnai ha voluto anche smentire uno dei luoghi comuni raccontati dai media sulla crisi italiana. La crisi dei subprime non ha riguardato il debito pubblico, ma il debito privato: uno dei grafici mostrati a “L’Aria che Tira” di La7 sostiene questa tesi. In Italia il debito pubblico è continuato a crescere in modo costante, soprattutto a causa degli enormi interessi che il nostro paese è costretto a pagare, mentre il debito privato è cresciuto notevolmente rispetto agli anni ’90 e 2000. Non è vero quindi che la soluzione dei nostri problemi sia quella di tagliare le spese statali (e di conseguenza i servizi e il welfare), come ci ripetono da anni, è necessario piuttosto ritornare a crescere e a redistribuire la ricchezza.
Per farlo però bisognerebbe andare contro i trattati europei e per come si è messa la situazione andare via dall’Unione Europea resta l’unica soluzione. La domanda è se i partiti avranno mai il coraggio di farlo.
E finiamola di dare la causa all’Euro, all’asse franco-tedesco ecc., tutte queste cose sono state fatte con l’avvallo anche dell’Italia, quindi i nostri deputati europei, compresi quelli della Lega, cosa ci stanno a fare nel Parlamento Europeo? L’ Euro nessuno ne ha controllato l’applicazione e, tranne che per salari e pensioni, il cambio è stato togliendo 3 zeri dai prezzi, quindi un € non 19…, ma 1000, con le conseguenze che abbiamo visto. L’economia italiana, dove la maggior parte degli imprenditori hanno ancora una mentalità da padrone, hanno sempre lavorato conto terzi, facendo svalutare la moneta italiana a loro piacere per esportare e per lasciare i loro profitti all’estero, continuando sempre a chiedere finanziamenti allo Stato e quindi ai cittadini. Tuttora non è cambiato molto, visto anche la svendita della nostra industria ai rapaci dei cosiddetti fondi di investimento ecc. che sono solo interessati al maggior profitto da trarre dalle aziende e poi chiuderle. Facciamo seri cambiamenti di mentalità e non chiedere continuamente riforme che non sono altro che tagli ai salari, allo stato sociale e continuano a creare povertà, che poi naturalmente viene data all’emigrazione la causa di tutto ciò, vedi la campagna elettorale, dove per la maggioranza dei partiti il problema è l’immigrazione e non il sistema in cui viviamo. Alvaro
Scusi, ma le Voglio segnalare che per essere competitivo per l’Italia l’€ doveva essere scambiato a circa 2500lire. Come era l’ecu nel 1992.