La parola Francia accanto a Libia, per l’Italia significa solo brutte sorprese. Il nuovo inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron, sta lavorando alacremente per ritagliarsi un ruolo di primo nel Paese un tempo governato da Gheddafi che proprio Parigi, nel 2011, ha fatto sprofondare nell’instabilità con il suo intervento militare.

Per martedì, nella capitale francese, è in programma un incontro tra Macron, il presidente del Governo di accordo nazionale (Gna), Fayez al-Sarraj, e il generale Khalifa Haftar, l’uomo forte di Tobruk che tante perdite ha inflitto allo Stato Islamico.

L’Italia che ha pagato e sta pagando a caro prezzo il caos libico sia in termini economici che di afflusso continuo di migranti, rischia di essere nuovamente beffata dalla Francia, il paese che lo ha provocato.

Roma ha appreso del vertice dal Governo di Accordo Nazionale di Tripoli e dai consiglieri per generale Haftar a Bengasi.

Macron vuole avere avere voce in capitolo nella Libia del futuro. Asset strategici e petrolio fanno gola ai francesi.

Per assicurarsi l’appoggio del generale Haftar e cercare di scongiurare i rischi di un suo ingresso nell’orbita russa, sembra che la Francia sia disposta a riconoscergli un ruolo istituzionale sul campo per la guerra che ha condotto contro i gruppi radicali.

A Bengasi ormai tutti i quartieri sono stati liberati dai gruppi di jihadisti e terroristi islamici che per circa tre anni hanno combattuto aspramente contro la sua “Libyan National Army”.

L’astuta mossa di Macron ha incassato l’appoggio di Emirati Arabi Uniti ed Egitto, che confidano in un esito positivo dell’incontro di Parigi, dopo quelli improduttivi del Cairo e di Doha.

La Francia punta a creare una forza armata unita dalla Tripolitania alla Cirenaica passando per il Sud.

Occorre poi capire il ruolo che vorranno avere gli Stati Uniti. Non appare una coincidenza l’accelerata transalpina dopo l’incontro bilaterale tra Macron e Donald Trump avvenuto in occasione delle celebrazioni del 14 luglio a Parigi. E non va sottovalutato il peso del vertice del 9 luglio a Amman tra l’ambasciatore Usa in Libia, Peter William Bodde, e lo stesso Haftar.