Il 25 luglio ha visto la scomparsa del Presidente della Repubblica Tunisina, Mohamed Beji Caid Essebsi. Il fatto che in Italia tale notizia sia passata pressoché inosservata la dice lunga sulla quasi totale impreparazione ed ingenuità di quegli ambienti nostrani che, invece, di politica estera e di geopolitica dovrebbero alimentarsi quotidianamente, fornendo le giuste e dovute direttive alla politica nazionale. Ma che nel nostro paese, in tal senso, esista un enorme vuoto culturale e di spirito critico, di cui sono altri a trarre abbondantemente profitto, è anche questa cosa fin troppo nota.
Di Essebsi si sarebbe dovuto approfonditamente parlare, nel nostro paese, perché la Tunisia, bene o male, con l’Italia ha sempre avuto un rapporto profondo e privilegiato, sicuramente superiore a quello che i francesi le avevano imposto allorché, dopo lo “schiaffo di Tunisi” della seconda metà dell’Ottocento, vi avevano stabilito un loro protettorato, sottraendola quindi almeno in parte al naturale rapporto che aveva soprattutto con la Sicilia e, a cascata, anche col resto del “Continente”. Lo stesso Essebsi, del resto, ricordava come le sue origini fossero remotamente italiane, poiché il suo bisnonno si era naturalizzato come tunisino dopo che i corsari di Tunisi lo avevano rapito dalla Sardegna in cui viveva, in occasione di una delle loro tante scorribande.
Essebsi era stato consigliere personale del “Combattente Supremo” Habib Bourguiba, l’uomo che aveva portato la Tunisia all’indipendenza dal protettorato francese, nel 1956, per fondare l’anno dopo la Repubblica Tunisina, con la deposizione del vecchio sultanato. A Bourguiba, leader dalle indubbie qualità, va il merito di aver dato vita al Partito Socialista Desturiano, il Neo-Destur, che propugnava un Socialismo moderato sia in economia come nelle posizioni politiche internazionali, di cordiale rapporto con tutti senza allinearsi troppo strettamente a nessuno dei blocchi politici allora esistenti, e profondamente laico ed innovatore. Per esempio, la Tunisia di Bourguiba, anche con la collaborazione di Essebsi, che ai diritti delle donne dava un enorme contributo come avvocato, riconobbe il diritto all’aborto ancor prima della madrepatria francese.
Essebsi infatti era un avvocato prestato alla politica, e non un politico prestato all’avvocatura: proprio per questo mantenne sempre inalterata la sua credibilità personale nel corso del tempo, pur ricoprendo numerosi incarichi sia sotto Bourguiba sia sotto il suo successore, ovvero il “Presidente Poliziotto” Ben Ali. Gli ultimi anni di Bourguiba non erano stati facili, né per la Tunisia né per Essebsi: il “Combattente Supremo”, ormai molto anziano, non ci stava più tanto con la testa e nel paese cresceva lo scontro fra le istituzioni laiche ed il nascente fondamentalismo islamico, contro cui il Generale Ben Ali scatenava una lotta feroce.
Essebsi provò nuovamente, nei primi Anni ’80, a dare il suo contributo per una riforma democratica dello Stato, volta soprattutto a ridurre il ruolo del Partito Unico, ma non riuscì a prevalere. Lo stesso problema si ripetè pochi anni dopo, quando, in seguito al famoso ed incruento “colpo di Stato medico” con cui l’appena nominato primo ministro Ben Ali fece destituire l’ormai incapace Bourguiba dalla carica di “Presidente a vita”, Essebsi si ritrovò di nuovo tradito. Cercò ugualmente di sostenere un piano di riforme, ma il vecchio Neo-Destur, ormai diventato Rassemblamento Democratico Nazionale, gli voltò ben presto le spalle.
Negli anni, anche il governo di Ben Ali acquisì una natura sempre più clanica, a causa soprattutto dell’influenza del clan Trabelsi, appartenente alla moglie di Ben Ali, Leila. Quando arrivò la “Rivoluzione dei Gelsomini”, il regime di Ben Ali crollò rapidamente, aprendo davanti alla Tunisia un incerto percorso nel vuoto. Il Rassemblamento, ex Destur, venne sospeso dall’Internazionale Socialista, mentre il paese sembrava di giorno in giorno precipitare sempre di più nel vortice dell’Islam politico. Essebsi, divenuto primo ministro, guidò un breve governo di transizione, che si trovò a dover gestire anche la non indifferente problematica costituita dal conflitto libico scoppiato nel frattempo.
Nel 2012, Essebsi fondò il suo partito, “Appello alla Tunisia”, ovvero la versione nuova del Socialismo Desturiano. A sorpresa, due anni dopo, alle Presidenziali del 2014, prese più voti rispetto al candidato di Hennada, la filiazione locale dei Fratelli Musulmani, inizialmente data per favorita. Durante la sua Presidenza, sono state introdotte importanti riforme che aveva molto a cuore nei suoi anni di avvocato: per esempio è stato abrogato l’art. 227 bis del Codice Penale, che sanciva l’esistenza del “matrimonio riparatore” come formula con cui un adulto tunisino poteva evitare il carcere nel caso di stupro di una minore di quindici anni, così come è stata abrogata la legge che impediva alle donne tuinisine di sposare uomini che non fossero musulmani, a meno che non si fossero convertiti all’Islam.
Lo scorso 27 giugno Essebsi è stato ricoverato d’urgenza dopo aver avuto un malore nel corso della mattinata, provocato secondo i medici da una forte intossicazione alimentare. Con Essebsi se ne va una delle più pulite e reali figure del vecchio Socialismo Desturiano, l’unica alternativa davvero spendibile perla Tunisia rispetto a quella dell’estremismo religioso: ecco perché il suo testamento politico, rappresentato dal suo partito e dagli anni della sua Presidenza, ora più che mai assume un’importanza strategica e vitale per la Tunisia e per il Mediterraneo, Italia compresa.