Si terrà tra poco meno di un’ora a Milano, alle ore 17,30, presso la Sala Vietnam dell’Acquario Civico, il Convegno ‘Craxi: Gli anni a Palazzo Marino’ promosso dalla Fondazione Bettino Craxi in collaborazione con la casa editrice “L’Ornitorinco” che ha pubblicato una breve antologia in cui sono stati raccolti gli interventi in Consiglio comunale e articoli usciti sulle pagine locali de “l’Avanti!” e su periodici minori di area socialista, relativi al periodo tra il 1960 e il 1970, anni in cui fu consigliere comunale, assessore e capogruppo al Comune di Milano.

L’iniziativa, che si inserisce negli eventi promossi dalla Fondazione nella Città di Milano sulla figura del leader socialista, vuole essere un momento di dibattito sull’impegno di Bettino Craxi a Palazzo Marino nelle vesti di consigliere, capogruppo ed assessore socialista e sull’importante ruolo che l’assise meneghina ha svolto nel contesto nazionale quale luogo di confronto e di formazione per una intera generazione e come incubatore ed anticipatore di nuovi processi politici.

L’incontro, introdotto dal Prof. Enrico Landoni e moderato da Gianluca Comazzi, vedrà gli interventi degli ex sindaci della Città Borghini, Formentini, Pillitteri e Carlo Tognoli, nonché gli interventi dei Consiglieri comunali Gelmini, Barberis, D’Alfonso, Forte, Morelli e Rizzo. Concluderà i lavori Stefania Craxi’.

Benedetto Craxi, detto Bettino, segretario del psi dal 1976, è stato il primo socialista nella storia della Repubblica a ricoprire la carica di presidente del Consiglio, guidando consecutivamente due governi di coalizione dal 1983 al 1987.

Ha ricoperto anche i ruoli di: vicepresidente dell’Internazionale socialista, Rappresentante personale del Segretario generale dell’Onu per il debito dei Paesi in via di sviluppo, e suo Consigliere speciale per il consolidamento della pace e della sicurezza.

Riportiamo un estratto del libro Gli anni a Palazzo Marino’: “Il massimalismo confusionario e verbi-rivoluzionario prospera (talvolta accanto ad un riformismo senza midollo che non ha certo nulla della grande dignità dell’insegnamento turatiano) e non di rado sale in cattedra per bollare come eretica ogni linea politica che non significhi tout court “abbattimento del regime capitalistico”, “trasformazione radicale e globale delle strutture”, da ottenersi attraverso una non meglio precisata “azione di massa” ed una non meno generica “lotta generale unitaria”.

“Si tratta generalmente di un massimalismo di origine non operaia ma piccolo borghese; un sottoprodotto della lotta socialista, la cui tipica manifestazione consiste nella più totale sottovalutazione dei problemi dello stato e del potere reale.

“Tutta la problematica del socialismo gradualista: l’intervento prioritario dello stato nell’economia con funzioni prioritarie e direttive, la pianificazione democratica dello sviluppo, la democrazia politica, come organizzazione per la diffusione del potere pubblico, la pressione del movimento sindacale, gli Enti locali come potere intermedio, tutti possibili e concreti fattori aggressivi rispetto alla natura capitalistica, sono ignorati o piuttosto considerati come qualcosa che si colloca “all’interno del sistema” e perciò suscettibili ad allontanare il proletariato dalla vera e decisiva vittoria sul capitalismo.

“In una società come la nostra, e cioè di relativo, anche se squilibrato, sviluppo capitalistico, si rifiutano così le sole vie attraverso cui il proletariato organizzato ed il PSI, per le responsabilità che gli spettano, possono dirigere con successo un movimento anticapitalistico capace di trasformare, gradualmente ma certamente, i tratti della società capitalistica e portare, attraverso il successivo progredire di fasi intermedie di transizione, le basi di una nuova società.”