L’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva è stato condannato a dodici anni ed un mese di carcere, con sentenza emessa dalla Corte di Appello di Porto Alegre: due giudici su tre del collegio giudicante ha scelto d’aggravare così la pena già emessa in primo grado. In base alla legge d’iniziativa popolare “Ficha Limpia” (Fedina Pulita), Lula non potrà pertanto essere rieletto alla presidenza del Brasile. “E’ una sentenza politica, non ho commesso reati”, è stato il suo commento.

In primo grado Lula era stato condannato a nove anni e sei mesi di carcere, per un’inchiesta riguardante la proprietà di un attico di 216 mq a Guaruja, una delle migliori località balneari del paese, che secondo l’accusa l’ex presidente aveva ricevuto in dono dal colosso delle costruzioni Oas in cambio d’importanti commesse con la compagnia petrolifera statale Petrobras.

Le accuse mosse dalla magistratura brasiliana a Lula si basano comunque solo sulla confessione, tutta da verificare ma subito presa per buona, dell’ex presidente di Oas, Le Pinheiro, ottenuta in carcere dal giudice Sergio Moro in cambio di un sensibile sconto della pena. Sergio Moro è il Di Pietro locale, che gestisce la Mani Pulite brasiliana, nota come “Lava Jato”.

La difesa di Lula, rimasta inascoltata, ha ribadito come manchino prove per asserire la colpevolezza del suo assistito. Persino l’appartamento di Guaruja non apparterebbe a Lula, dal momento che su richiesta di un creditore della Oas è stato confiscato dalla magistratura. “Come può essere Lula il proprietario di un immobile sequestrato alla Oas?”, è stata la semplice domanda rivolta alla Corte da Cristiano Zanin, avvocato difensore di Lula. I giudici hanno preferito far finta di nulla e confermare la precedente sentenza, aggravandola. Zanin ha poi dichiarato che la procura ha “fabbricato prove inesistenti”.

Nel frattempo il Partito dei Lavoratori ha precandidato Lula alle presidenziali del prossimo ottobre. L’attuale presidente brasiliano, Michel Temer della destra, è in gravi difficoltà, stretto fra casi giudiziari e un indice di popolarità fra i più bassi nella storia del paese. Secondo i sondaggi, Lula è in testa con un netto distacco su tutti gli avversari: intuibilmente è per questo motivo che contro di lui s’è intensificato l’accanimento giudiziario. Si sta cercando di fare tutto il possibile per impedire un ritorno al governo del PT che con un suo comunicato, su tutta questa vicenda, ha usato parole fin troppo chiare: “farsa giuridica”.