Non ci sarà alcun No Deal, anche se ciò comporterà con estrema probabilità la richiesta di Londra a Bruxelles per un nuovo rinvio della Brexit, ad una data dunque ancora successiva al prossimo 12 aprile. A questo punto, persino l’ipotesi di dover partecipare anche alle elezioni Europee appare tutt’altro che remota.
La legge che vieta il ricorso al No Deal, promossa dalla deputata laburista Yvette Cooper, è passata infatti stanotte alla Camera dei Comuni con un solo voto di vantaggio (313 a 312), grazie al sostegno trasversale di conservatori e laburisti, entrambi divisi su quale orientamento tenere nei confronti della Brexit. La procedura, piuttosto insolita per la tradizione costituzionale e parlamentare inglese, è durata solo poche ore ed ha preceduto le scelte che dovranno invece essere adottate dalla Camera dei Lord.
Nel frattempo la linea di dialogo timidamente affacciatasi nei giorni scorsi fra Theresa May e il capo dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, sembra destinata ad arenarsi davanti ad un nulla di fatto. I conservatori più oltranzisti e sostenitori della Brexit “senza se e senza ma”, infatti, non hanno ben gradito il nuovo asse fra la May e Corbyn, che del resto ha suscitato qualche perplessità anche fra alcuni esponenti del Labour, a sua volta spaccato a metà fra favorevoli e contrari ad un referendum bis. Nel governo, neanche a farlo apposta, si sono registrate pure nuove defezioni, mentre altre ancora sono state ventilate.
Pare, comunque, che il colloquio che la May e Corbyn hanno tenuto a Westminster sia stato almeno “utile”, secondo quanto riferito da voci provenienti dal Partito Laburista, seppur al tempo stesso “non risolutivo”. Il portavoce del Labour ha dichiarato poi: “Abbiamo avuto discussioni esplorative costruttive su come rompere lo stallo”. Anche Downing Street ha definito l’incontro con Corbyn come “costruttivo”.
Da Bruxelles, invece, Jean-Claude Juncker ha ricordato che “Il 12 aprile è la data ultima per l’approvazione” dell’accordo, altrimenti non potrà essere presa in esame neppure la proroga al 22 maggio che Theresa May vorrebbe riproporre al vertice con le autorità UE del 10 aprile. Secondo Jason Groves, editorialista politico del Daily Mail, si potrebbero però aprire gli spazi per un compromesso realistico, dai seguenti contenuti: “unione doganale; allineamento permanente (a Bruxelles) sui diritti dei lavoratori e altro; annacquamento dei piani Tory (restrittivi) sull’immigrazione, ma fine comunque della libertà di movimento confermata; senza un secondo referendum; e con l’uscita dall’Ue prima delle euro-elezioni”.
Ma, forse, un’altra ipotesi non meno credibile è che, tanto Theresa May quanto il suo avversario-interlocutore Jeremy Corbyn tirino ad andare avanti “alla giornata”, lasciando che tutte le scadenze e gli ultimatum scadano da soli fino a quando l’Inghilterra non sarà giocoforza costretta a partecipare alle Europee. A quel punto la Brexit, almeno per il momento, diventerebbe per entrambi solo un brutto ricordo, o quantomeno cesserebbe di essere un’allarmante priorità.