Il vice-ministro dell’agricoltura inglese George Eustice si è dimesso il 28 febbraio dall’incarico che svolgeva nel governo di Theresa May. L’uomo sarebbe in contrasto con il primo ministro britannico sulla possibilità di estensione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona dell’Unione Europea.
Il politico conservatore ha ricevuto il plauso del suo collega di partito Boris Johnson, ex ministro degli Affari Esteri e grande sostenitore del Leave nel 2016 che gli ha riconosciuto grande coraggio.
Eustice non è il primo membro del governo a lasciare a causa degli accordi con l’Unione Europea sulla Brexit, anche l’ex ministro del Lavoro Esther Mcway aveva lasciato lo scorso novembre per lo stesso motivo, così come lo stesso Johnson nel luglio del 2018. Sempre nel luglio del 2018 fu l’ex ministro per l’uscita dall’Unione Europea David Davis a dimettersi, alle quali sono seguite anche le dimissioni del suo successore Dominic Raab nel novembre scorso.
Nella scena politica britannica con l’incertezza del governo May torna a farsi vedere anche l’ex leader dell’Ukip Nigel Farage, principale promotore del Referendum sulla Brexit tre anni fa. Il leader populista ha annunciato una grande manifestazione di protesta contro “coloro che hanno tradito la Brexit” dal prossimo 16 marzo, una 14 giorni di proteste contro la decisione del governo May di non scegliere per una Hard Brexit.
La Brexit caotica della May mette in stallo anche l’accordo tra Usa e Regno Unito su uno spazio doganale comune in ambito agroalimentare, ma le perplessità da parte dei rappresentanti del mondo agricolo e alimentare nei confronti dei metodi americani sono difficili da sradicare. Non convince l’uso di certe sostanze nella crescita dei polli e il regime alimentare usato per l’allevamento dei bovini.
Mentre l’ex consigliere politico di Theresa May Nick Timothy critica il premier britannico sulla comunicazione: “il premier non ha saputo rendere edotta l’opinione pubblica inglese sui vantaggi economici di una Brexit” ha spiegato alla stampa.