Si andrà di nuovo al voto. I cittadini sono chiamati per l’ennesima volta alle urne. Ma se qualcuno pensa che si tratti del nuovo referendum sulla Brexit, come vorrebbe quella ridicola petizione lanciata in rete, si sbaglia. Proprio così, ad andare a votare saranno invece i cittadini austriaci, i quali dovranno scegliere, questa volta regolarmente, il loro Presidente.

Lo scorso 22 maggio infatti si era concluso veramente al fotofinish il ballottaggio per la presidenza della Repubblica austriaca tra il candidato del Partito della Libertà Austriaco (FPÖ) Norbert Hofer e l’indipendente Alexander Van der Bellen, appoggiato dai Verdi. Grazie al voto per corrispondenza, a spuntarla era stato quest’ultimo con uno scarto di appena 30 mila preferenze (50,3% – 49,7%). Ma le irregolarità riscontrate durante la fase di scrutinio, come l’affluenza al 146,9% al collegio di Waidhofen an der Ybbs (in pratica più votanti degli aventi diritto) o lo scrutinio dei voti per corrispondenza iniziato anzitempo, spinsero il partito nazionalista a chiedere ricorso. Ebbene questo ricorso è stato vagliato dalla Corte costituzionale austriaca.

“Le elezioni sono il fondamento della nostra democrazia e il nostro compito è di garantirne la regolarità. La nostra sentenza deve rafforzare il nostro Stato di diritto e la nostra democrazia”, ha detto a Vienna il presidente della Corte costituzionale Gehrart Holzinger prima di pronunciare la sentenza.

In due settimane la Consulta ha ascoltato 90 testimoni e le irregolarità sono state certificate in 94 dei 117 distretti elettorali per un totale di 78 mila schede scrutinate in maniera irregolare: più del doppio dei voti che decisero l’esito finale. Mai prima d’ora era stato annullato un ballottaggio in Austria e mentre Bruxelles rimane a guardare, avendo dichiarato di non interferire con le decisioni prese da uno Stato membro, il pensiero non può che andare a quanto successo in Gran Bretagna con il referendum sulla Brexit. È stata molto chiara infatti la posizione presa dal partito di Hofer di voler sentire l’opinione del popolo sul tema Ue.

Se l’Ue seguita a svilupparsi così distorta verrà il momento di dare la parola ai cittadini austriaci” – Queste sono state le sue parole pochi giorni fa, dopo la consultazione britannica, mentre oggi, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, sempre per quanto riguarda un possibile referendum, risponde che “qualora la Turchia dovesse entrare nell’Unione Europea, ciò non sarebbe gestibile da parte dell’Europa, e ci sarebbe una ragione fondata per domandare alla popolazione austriaca la sua volontà sulla permanenza o meno in un simile contesto. Il caso della Gran Bretagna ha dimostrato che l’Unione Europea, questa Unione Europea, è palesemente lontana dalle persone […] Un cambiamento dei trattati europei in direzione di un ulteriore riduzione delle competenze degli Stati membri, in Austria, porterebbe automaticamente a un referendum”.

Insieme alla Brexit, dunque, l’elezione (prevista per il prossimo settembre) di un presidente nazionalista di uno Stato che fa parte dell’Unione europea, evento mai avvenuto dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, potrebbe rivelarsi una micidiale doppietta per l’Ue. Non vogliamo nemmeno immaginare cosa stia balenando nelle teste dei vari Severgnini, Saviano e Monti per una decisione così garante della democrazia. Loro, per i quali la democrazia va bene solo se vince la fazione che ritengono più giusta. Loro, che decisioni così importanti non devono essere sottoposte al popolo greve e ignorante. Beh, il popolaccio riandrà a votare e forse attirerà anche coloro i quali hanno preferito Van der Bellen ma, schifati dai brogli messi in evidenza, potrebbero votare a favore di Hofer. Appuntamento a settembre.

Simone Mela