L’asse bellicista Draghi-Di Maio-Letta-Meloni continua a perdere pezzi. La guerra per procura contro la Russia di Biden e della NATO, mal vista dal “paese reale”, inizia a risultare indigesta anche a quegli ambienti finanziari italiani che da anni menano le danze nei salotti buoni della politica e dell’editoria.

L’intervista, per certi versi clamorosa, rilasciata da Carlo De Benedetti al ‘Corriere Della Sera’, rivela un orientamento sempre più diffuso anche tra chi da anni sponsorizza e sostiene apertamente il Partito democratico e le sue politiche.

Le parole dell’ingegnere lasciano poco spazio a dubbi ed interpretazioni di segno opposto: “Gli interessi degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito da una parte, e dell’Europa e in particolare dell’Italia dall’altra, divergono assolutamente. Se Biden vuol fare la guerra alla Russia tramite l’Ucraina, è affar suo. Noi non possiamo e non dobbiamo seguirlo. Biden ha fatto approvare al Congresso un pacchetto di aiuti da 33 miliardi di dollari, di cui 20 in armi: una cifra enorme, per un Paese come l’Ucraina. Questo significa che gli Stati Uniti si preparano a una guerra lunga, anche di un anno. Per noi sarebbe un disastro”.

L’imprenditore-editore comprende la pericolosità dell’agenda di guerra del “deep-state” statunitense e la portata dei danni a medio termine per l’economia italiana del pantano ucraino.

De Benedetti dice la sua anche sulla NATO: “La Nato è sorta in un contesto completamente diverso: non esisteva l’Unione Europea; non era sulla scena la Cina. Dobbiamo essere grati alla Nato per il ruolo svolto durante la Guerra fredda; ma ora non ha più senso”.

Da indigestione per i sorosiani e gli aspeniani italiani quest’altra sua considerazione: “Se gli Usa vogliono usare l’Ucraina per far cadere Putin, che lo facciano. Se i russi vogliono Putin, che se lo tengano. Cosa c’entriamo noi? Nella sua millenaria storia, la Russia non è mai stata una democrazia. Non siamo più al tempo delle crociate. Noi non siamo qui per combattere il Male, ammesso che si tratti del Male e il nostro sia il Bene”.

“Ma davvero pensiamo ancora di poter esportare la democrazia con le armi? Gli americani ci hanno già provato. Si sono inventati le armi di distruzione di massa per giustificare la guerra in Iraq. Ebbene: non funziona. La democrazia si esporta con il successo sociale ed economico delle società organizzate democraticamente. Non con le armi”, continua l’ex vicepresidente del Banco Ambrosiano e Commendatore della Légion d’Honneur.

Carlo De Benedetti evidenzia uno degli aspetti più controversi della crisi ucraina: “Se l’America vuol fare la guerra a Putin, la faccia; ma non è l’interesse dell’Europa. Non è una mia opinione personale; è quello che pensano in Germania. Non ci guadagna nessuno tranne gli Usa, che fanno soldi a palate vendendo le armi e il gas, senza subire conseguenze”.

Considerazioni che avrebbero il dovere di fare i leader o presunti tali dei partiti che sostengono il governo Draghi o fingono di stare all’opposizione. L’interesse nazionale è cosa ben diversa dalle veline del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America e dalla supina adesione all’ideologia guerrafondaia unipolare di Washington.

Ernesto Ferrante
Giornalista professionista, editorialista, appassionato di geopolitica