Come era facilmente prevedibile, in questi giorni l’attacco alle forze di governo sovraniste da parte dei poteri transnazionali ha aumentato la sua potenza di fuoco, con modi altrettanto prevedibili. Era prevedibile che, prima o poi, la “cinghia di trasmissione” del governo-ombra mondialista si rimettesse in moto, gettando ai piedi del governo italiano i cadaveri di quasi 200 persone e mettendone in mare altrettante, tenute in ostaggio in balia delle onde. Un vero sequestro di persona collettivo, anche se su base volontaria, attuato adescando la “carne da macello” con la solita dialettica seducente: venite, da noi troverete l’Eden, anzi, facciamo di più, veniamo direttamente noi a prendervi.

Tanto più è alta la posta in gioco, tanto più si è disposti a mettere sul piatto, pur di conseguire il proprio scopo. E le consorterie mondialiste stanno mettendo sul piatto la vita di milioni di persone: sia dei migranti, in senso immediato e letterale, sia dei nostri cittadini, intesa come status economico e sopravvivenza nei prossimi anni. E’ ormai chiaro a tutti che la colossale transumanza africana, frenata nell’ultimo anno dal governo gialloverde, è un’immensa macchina da guerra operante su due livelli di “convenienza”.

Quello più evidente oggi agli occhi del cittadino, è il “secondo livello”, che agisce quasi esclusivamente per tornaconto economico e politico a livello nazionale e locale. Esso è rappresentato dalla ragnatela di onlus, associazioni, politici ed amministratori riferibili principalmente (ma non solo) a PD e sinistra mondialista. Essi hanno messo in piedi, negli anni, una vera e propria “economia parallela”, foraggiata quasi esclusivamente dal contribuente impoverito, e fatta di mediatori culturali, avvocati, fornitori di servizi e quant’altro possa costruirsi intorno alla figura del migrante. Tali soggetti rappresentano in genere la manovalanza del sistema e vedono ovviamente in pericolo i loro guadagni: che sia un illuso neolaureato ideologizzato a 800 euro al mese o un imprenditore che guadagna milioni di euro all’anno fornendo pasta scotta in un centro di accoglienza, il dipendente del mondialismo farà di tutto per non far fermare la fabbrica che gli fornisce di che vivere.

Esiste però un “primo livello”, quello dei mandanti, che agisce in nome di principi di ordine superiore, anche se sempre dettati dalle leggi del profitto. Esso parte dai parlamentari sorosiani nostrani e arriva alle massonerie progressiste transnazionali. Il loro obiettivo, differentemente dal “secondo livello” (loro braccio armato) che opera per puro interesse immediato, è la creazione di uno stato di migrazione permanente e universale, con l’abbattimento delle barriere e la deportazione di fatto (sia pur volontaria) di masse gigantesche di persone laddove ci sia bisogno di creare un sovrannumero di lavoratori sul mercato.

Laddove l’offerta di lavoratori sia in sovrabbondanza, ovviamente il costo del lavoro si riduce. Non serve più delocalizzare le fabbriche, basta deprimere le economie nazionali e far arrivare i lavoratori senza spostare nulla. Le famose parole di Mario Monti, ovvero “siamo riusciti a distruggere la domanda nazionale”, rendono bene l’idea alla base di questo meccanismo di “primo livello”: uccidere gli Stati nazionali, distruggere le loro economie tramite crisi indotte, inondarli di immigrati per farli collassare definitivamente, per poi avere campo libero a costo zero.

Risulta quindi evidente come l’azione del “primo livello” della catena criminale mondialista miri a creare un immenso patrimonio di carne umana a buon mercato, nonché a distruggere quella classe media che negli anni tanti problemi ha creato alle elites, sostituendola con un sottoproletariato diviso e amalgamato in un unico ammasso informe e plasmabile a piacimento.

La posta in gioco è altissima, e c’è da scommettere che l’azione del sistema mondialista non si fermerà. L’anarcocapitalismo che ne è fondamento ideologico, per definizione occupa e mercifica ogni residuo spazio di plusvalore, fino alle estreme conseguenze. 200 morti (in realtà sono migliaia le vittime sconosciute della “grande transumanza” pianificata) sono un danno collaterale minimo e ben accettabile, se si possono creare miliardi di profitto su ogni singola risorsa umana schiavizzata, con l’ancora più allettante obiettivo di poterle controllare senza che vi sia ribellione alcuna, se non fra le stesse masse impoverite.

Per fermare questo meccanismo, che opera con sistemi di stampo mafioso (i migranti tenuti in ostaggio dalle ONG in mare aperto ne sono la prova) e i cui fini sono di stampo malthusiano ed eugenetico, occorre agire su due canali: informativo e militare. Il primo non è efficace senza una concreta azione del secondo, e viceversa. Presto o tardi, i governi legittimi nazionali saranno chiamati ad agire in modo strategico e pianificato, per ristabilire gli “Stati di diritto” e proteggere le proprie popolazioni da un piano generale che, ogni giorno di più, crea miseria, morte e terrore. Sia fra i popoli europei, sia fra i migranti.

Filippo Redarguiti