Carles Puigdemont

Domani il Presidente catalano Carles Puigdemont comparirà davanti al “Parlament”, il parlamento catalano, per informare i suoi membri “sulla situazione politica attuale”. Una volta inaugurata la sessione, qualsiasi cosa potrà succedere, compresa la temuta DUI, la Dichiarazione Unilaterale d’Indipendenza. Tutti gli occhi a questo punto sono su Puigdemont, che ha ormai l’ultima parola su come dar seguito all’esito del referendum sull’indipendenza giudicato illegale da Madrid.

La capogruppo del PDeCAT, Marta Pascal, ha già parlato ai microfoni della BBC della possibilità di una “dichiarazione simbolica” della secessione, ma successivamente all’emittente inglese è giunta la rettifica delle autorità catalane, secondo le quali “Non ci può essere dichiarazione retorica dinanzi ai milioni di voti” del referendum del 1 ottobre.

Al programma notturno “30 Minuti” di TV-3 il Presidente catalano non ha fornito molti dettagli sulle sue reali intenzioni, ma il fatto che sia sempre stato un acceso indipendentista non lascia spazio a dubbi presso gli osservatori. Martedì, dunque, potrebbe davvero esserci la DUI: “La dichiarazione d’indipendenza è prevista nella legge del referendum come applicazione dei risultati. Pertanto applicheremo quello che prevede la legge”. Alla fine del programma, Puigdemont s’è appellato a Rajoy perché accetti una mediazione: “Abbiamo aperto la porta della mediazione e abbiamo detto sì a tante possibilità di mediazione come ci hanno pregato. Ma i giorni passano e se lo Stato spagnolo non risponde positivamente, allora faremo ciò che siamo stati chiamati a fare”.

Nel frattempo ieri Barcellona è stata teatro di accese e nutrite manifestazioni contro l’indipendenza, che hanno messo sotto pressione il “Govern” catalano facendogli capire come nelle piazze e nelle strade della regione non circolino soltanto indipendentisti. Gli organizzatori delle dimostrazioni anti-indipendentiste si sono definiti addirittura rappresentanti di una “maggioranza silenziosa”.

Le pressioni su Puigdemont e sui vertici catalani affinché valutino con attenzione i rischi della DUI continuano a moltiplicarsi, anche da parte di molti indipendentisti spaventati dall’aumento della tensione con Madrid, dall’intransigenza di Bruxelles e dal fatto che già molte imprese e banche catalane abbiano ormai trasferito le loro sedi legali fuori dalla regione o si accingano a farlo, con forti danni all’economia e al prestigio della Catalogna. Sono già andate via Gas Natural, Caixabank e Banco Sabadell, mentre oggi potrebbero fare altrettanto anche Albertis, Colonial e Cellnex, in questo aiutate da un apposito decreto di Madrid.

Preoccupato dalla situazione, lo scorso sabato Puigdemont s’è incontrato a Girona con Juan José Brugera, presidente del Circulo de Economia, l’associazione che riunisce le grandi imprese catalane. Brugera l’ha avvertito che il proseguimento di tale situazione non avrà altro che effetti nefasti sull’economia e sull’occupazione catalane. Ormai persino un indipendentista duro e puro come l’ex Presidente Artur Mas ha dichiarato al Financial Times che la Catalogna non è ancora pronta per essere una nazione indipendente.