Alla fine il premier spagnolo Mariano Rajoy ha assunto la temuta e fatidica decisione d’applicare il famoso articolo 155 della Costituzione spagnola, che consente al governo di Madrid di sospendere quello regionale della Catalogna assumendone temporaneamente le funzioni col compito quindi di portare la regione a nuove elezioni anticipate.
Il governo spagnolo ha dunque proposto al Senato la destituzione del President catalano Carles Puigdemont, del suo vicepresidente Oriol Junqueras e di tutti i membri del Govern catalano. “La mia volontà è di andare a elezioni il prima possibile, non appena sarà ripristinata la normalità istituzionale. Lo vuole la maggioranza, dobbiamo aprire una nuova fase”, ha dichiarato Rajoy, parlando di tempistiche in ogni caso non superiori ai sei mesi.
Tra le misure previste dal provvedimento di Madrid, anche il divieto tassativo per il Parlament catalano di eleggere un successore di Puigdemont. L’assemblea catalana, pertanto, si troverà a svolgere solo una “funzione rappresentativa” e non potrà adottare “iniziative contrarie alla Costituzione”. Inoltre Madrid avrà un potere di veto su tutte le sue decisioni, che potrà far valere anche a distanza di 30 giorni dalla loro votazione.
Al momento, in segno di protesta contro le ultime mosse di Madrid, decine di migliaia di persone si sono radunate sul Passeig de Gracia, nel cuore di Barcellona, dove a partire dalle 17.00 è cominciata una grande manifestazione convocata dal “Tavolo per la Democrazia”. Alla testa del corteo, applauditissimo, è stato visto il President Puigdemont.
Podemos si è dichiarata “sotto shock” per “la sospensione della democrazia non soltanto in Catalogna ma anche in Spagna”, come dichiarato dal leader del movimento viola Pablo Echenique, mentre secondo il deputato del partito indipendentista PDECAT Josep Lluis Cleries le misure assunte da Rajoy sono “un colpo di Stato contro il popolo della Catalogna” e che “sanno di franchismo, è un ritorno al 1975”.
L’associazione della stampa della Catalogna ha denunciato la presa di controllo da parte delle autorità madrilene delle emittenti pubbliche catalane TV3 e Catalunya Radio, come previsto dal pacchetto di misure deciso dal governo spagnolo. Secondo l’associazione sarebbe “un attacco alla libertà di espressione”.
Al termine della riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri sulla difficile situazione catalana, Rajoy si è giustificato dicendo che “il governo ha dovuto applicare l’art. 155 della Costituzione anche se non era un nostro desiderio” ed ha precisato che “non si sospende l’autonomia né l’autogoverno della Catalogna ma si sospendono le persone che hanno messo la Catalogna fuori dalla legge”.
Anche perché, ha continuato Rajoy, “Gli ultimi dati dell’economia in Catalogna sono preoccupanti. Le sedi sociali delle aziende hanno traslocato, più di mille aziende, le aziende più grandi che danno lavoro, hanno lasciato. C’è stato un disincentivo degli investimenti e un crollo del turismo”.
Nel frattempo, da Oviedo, dove si tiene il Premio Principessa delle Asturie, Re Felipe VI di Spagna ha dichiarato che la Spagna “farà fronte all’inaccettabile tentativo di secessione di una parte del suo territorio nazionale e lo risolverà con le sue legittime istituzioni democratiche, nel rispetto della Costituzione e dei valori e principi della democrazia parlamentare”.