
Si è dimessa, poi ha votato contro le sue dimissioni, infine ha confermato di dimettersi. Continua la sceneggiata umbra di Catiuscia Marini e del Pd. La governatrice dell’Umbria con una Pec alla presidente dell’Assemblea legislativa Donatella Porzi, ha formalizzato la conferma delle dimissioni da lei presentate “ai sensi dell’articolo 64, comma 3 dello Statuto regionale, già comunicate in data 16 aprile 2019 e discusse dall’Assemblea nelle sedute del 7 e 18 maggio scorso”.
Marini parla di “percorso dettato esclusivamente da ragioni istituzionali, di correttezza e di rispetto per tutti i componenti dell’Assemblea, sia di maggioranza, sia di opposizione, e non certo da ragioni personali”.
La lettera si conclude con i ringraziamenti alla Presidente dell’Assemblea legislativa “per la collaborazione istituzionale di questi anni, al servizio delle istituzioni e della comunità regionale”, ai componenti dell’Assemblea legislativa e al personale di Giunta e Consiglio “che in questi 9 anni mi ha supportato con competenza, rigore e professionalità nello svolgimento del mio complesso mandato istituzionale”.
La conferma delle dimissioni della governatrice, indagata per abuso d’ufficio, rivelazione del segreto d’ufficio, favoreggiamento e falso nella concorsopoli della sanità umbra, dovrà essere formalizzata in una seduta dell’Assemblea legislativa che dovrà provvedere a completare le procedure previste dall’articolo 64, comma 3 dello Statuto regionale.
La Marini nella seduta del 18 maggio aveva ottenuto la fiducia dell’aula. Le sue dimissioni erano state respinte con 11 voti a favore, compreso il suo, e 8 contrari. Dopo il voto aveva annunciato che la decisione sul ritiro o la conferma delle dimissioni sarebbe arrivata “in tempi brevi”. Una mossa accolta con fastidio da Zingaretti e Gentiloni, in grande imbarazzo per una torbida vicenda che ha assestato un colpo durissimo al Pd anche in Umbria.
Tensione alle stelle, poi il silenzio, infine la conferma delle dimissioni. Come nella più tradizionale delle sceneggiate politiche.