
Alla gran cena di gala sono rimaste quattro squadre. Due spagnole, il Real Madrid e l’Atletico Madrid. Una francese, il Monaco. E un’italiana, la Juventus.
Già, perché in una Coppa Campioni davvero insolita e strana che ha perso prematuramente squadre inglesi e tedesche e corazzate come il Paris Saint Germain e Barcellona, ma che forse già da settembre era un torneo qualitativamente inferiore rispetto agli anni passati, il calcio italico è lì, ancora presente, non come comparsa, ma con tutte le carte in regola per arrivare fino al dessert gallese di Cardiff da servire a giugno.
Madrid, Principato di Monaco e Torino. Sono loro le capitali del calcio europeo, per quattro compagini che si completano.
Il Real e il Monaco fanno dello spettacolo e delle reti a grappoli il loro mantra calcistico. La prima è l’unica compagine che ha vinto tutte le gare degli ottavi e quarti di finale tra Napoli e Bayern ed è campione continentale in carica, la seconda è la grande sorpresa del torneo, approdata in semifinale dopo aver salutato Manchester City e Dortmund.
Entrambe hanno segnato di più nei confronti a eliminazione diretta: 12 reti, con i francesi che hanno esattamente la media di tre goal a partita, con più marcature di tutti realizzate in Europa.
Dall’altra parte ci sono Atletico Madrid e Juventus, magari meno spettacolari e atomiche in fase offensiva, ma molto solide, compatte e organizzate.
I colchoneros sono alla terza semifinale negli ultimi quattro anni, oltre che vicecampioni in carica. Non divertono quasi mai quando giocano, ma irretiscono tutti coloro che trovano sulla loro strada.
I bianconeri possono vantare tre record non da poco: i zero goal subiti negli ottavi e nei quarti di finale, nessuna rete al passivo nelle ultime cinque partite, e soltanto due incassate in dieci turni europei.
Numeri, dati e segnali ben precisi, soprattutto se il sorteggio di Nyon del mezzogiorno di domani dovesse assegnare ai campioni d’Italia una tra Real e Monaco.
E ci sono altre due cose da sottolineare. Nei quarti di finale, sono state decisive le sfide d’andata, perché tutte le qualificate si erano portate avanti già con il successo dei primi 90′.
Leicester-ATLETICO MADRID (1-1, totale 1-2)
Il passaggio del turno dei ragazzi di Diego Simeone sembrava già scontato dalla partita di andata. Non tanto per il risultato (1-0), ma per la differenza apparsa subito netta tra le due compagini.
Certo, l’”italiano” Leicester ha tentato quello che poteva e doveva martedì, ma contro l’”italico” Atletico ha potuto ben poco. Onore e gloria comunque ai Foxes che furono di Claudio Ranieri, arrivati tra le otto d’Europa alla prima esperienza.
REAL MADRID-Bayern Monaco (4-2, totale 6-3)
Difficile dimenticare la gara del Bernabeu, dove Carlo Ancelotti, l’uomo della decima Coppa dalle grandi orecchie, tornava per la prima volta da avversario.
Doveroso celebrare l’ennesimo record di Cristiano Ronaldo (100 reti in Champions league, 103 nelle coppe europee, e nove ai tedeschi negli ultimi quattro appuntamenti), ma in primo piano c’è un Bayern Monaco penalizzato da una terna arbitrale non all’altezza.
Colpa di un arbitro troppo generoso su Casemiro in occasione del rigore di Lewandowski (era ammonito, ci stava il secondo giallo), e disattento sulla espulsione di Vidal (il cileno prende nettamente la palla). Responsabilità di un guardalinee che non vede due chiari fuorigioco sul secondo e terzo sigillo di CR7, oltre a quello dell’attaccante polacco del Bayern sull’autorete di Sergio Ramos.
I tedeschi, forse, erano e sono superiori ai madrileni, ma gli episodi hanno voltato loro le spalle. Come anche giocare entrambe le partite in inferiorità numerica…
MONACO-Borussia Dortmund (3-1, totale 6-3)
Anche qui la qualificazione pendeva già chiaramente dopo la gara d’andata. I monegaschi continuano a stupire non avendo nulla da perdere, ed è sorprendente la facilità con cui vanno a segno sia in patria che nel resto del continente. Sono già 111 le marcature tra Ligue 1 e Coppa Campioni per una compagine che unisce forza fisica, giovani interessanti, e grande propensione all’offesa più che alla difesa.
Tanto di cappello al lavoro di Leonardo Jardim, alla terza stagione sulla panchina del club del Principato, che mancava in una semifinale Champions dal 2004. E quell’anno si inchinò solo in finale al Porto di Josè Mourinho.
Barcellona-JUVENTUS (0-0, totale 0-3)
I bianconeri la vera impresa l’avevano fatta già la settimana scorsa, demolendo i blaugrana con prontezza, pressing, rapidità, compattezza e velocità. E i gol di Dybala. E la capocciata di Chiellini.
Ieri, al Camp Nou, c’era soltanto da fare l’ordinario. Far prevalere l’attenzione e la concentrazione alla bellezza. La granicità allo spettacolo. Il calcio italiano a quello che di nostrano non è. Tutti ingredienti che i cinque volte scudettati d’Italia non devono affatto imparare, e con cui hanno imbrigliato un Barcellona apparso vuoto, stanco e lento, sorretto dalle giocate di Neymar e dai tiri (sbagliati) di Messi, impreciso anche a porta vuota. I campioni di tutto hanno alzato bandiera bianca – ma di più, adesso, non potevano fare – contro chi campione sta lavorando per esserlo. Magari già quest’anno.
Per i catalani è la seconda uscita consecutiva ai quarti di finale. Per Massimiliano Allegri una goduriosa rivincita dopo le delusioni sulla panchina del Milan.
Top e Flop
TOP: Cristiano Ronaldo. Il portoghese trascina i suoi alla vittoria contro il Bayern Monaco, con quattro gol su cinque complessivi realizzati dal Madrid ai tedeschi. Certo, un paio sono irregolari, ma i numeri dicono che è arrivato a 100 in Coppa Campioni.
FLOP: Arturo Vidal. L’incredibile doppio quarto di finale non lo dimenticherà mai perché, suo malgrado, ne è stato protagonista. All’andata, segnando l’1-0 ma sbagliando il rigore del 2-0. Al ritorno, facendosi espellere (ingiustamente) nel momento clou di tutta la contesa.