Rocco Hunt, Sanremo

Si fanno chiamare opinionisti ma sono solo damerini sputasentenze da salotto televisivo, pagati dai contribuenti italiani con il canone Rai. Languidi e carezzevoli con il “potere”, diventano ferocissimi con chi osa anche solo mettere in dubbio il farlocco quadro paradisiaco che, come in una televendita di basso livello, cercano di appioppare quotidianamente a chi li segue.

Si chiama “L’Arena”, ma è bastato il sasso lanciato contro la vetrata della loro ipocrisia dal cantante rap Rocco Hunt a trasformare la puntata dedicata al Festival di Sanremo 2016 del programma condotto da Massimo Giletti, nel più ordinario dei pollai.

Dopo aver riproposto il suo brano intitolato “Wake Up”, ha avuto un confronto ruvido con Klaus Davi, l’isterico e spocchioso “massmediologo” caro a tanti salottieri televisivi italiani, inalberatosi per l’attacco allo Stato, presente, a suo dire, nella canzone dell’artista salernitano.

Brutale e chiara la risposta di quest’ultimo: “Per me lo Stato è assente in certi momenti, perché dov’era quando io mi alzavo la mattina e facevo il pescivendolo a 16 anni? E dov’era quando mio padre a casa doveva guardare il frigorifero vuoto? E dov’è oggi quando tutti i miei amici fanno i ragazzi delle pizzerie per 20 euro al giorno?”.

Applausi scroscianti dal pubblico, sorrisi stizziti nella tribunetta degli opinionisti, ritrovatisi nudi e con una mano davanti e l’altra di dietro, di fronte alla verità. In Italia sono 340mila i bambini e gli adolescenti costretti a lavorare. Minori di sedici anni che hanno dovuto abbandonare gli studi e i sogni per spaccarsi la schiena di lavoro. E che in quasi 30mila casi, sono impiegati in attività pericolose per la loro salute e sicurezza.

Lacrime e sudore per cacciare via dalle proprie esistenze quel mostro chiamato povertà che ha aggredito più di 7 milioni di nostri connazionali. Di questi, oltre 4 milioni vivono in condizioni di povertà assoluta. I più poveri tra i poveri che non possono permettersi di acquistare nemmeno il minimo indispensabile per vivere e che devono pregare ogni singolo giorno di star bene perché, in caso di malattia, non possono curarsi.

La sanità costa troppo. Chi non ha la possibilità economica per far fronte alle spese sanitarie ha due alternative: rinunciare a curarsi (il 46% delle famiglie italiane) oppure indebitarsi (13%).  Ma questo Giletti e Davi lo sanno o non lo sanno? E se lo sanno, perché non lo dicono? Se non è stato il loro Stato a fare tutto ciò, chi è stato?