Da giorni era ricoverato per accertamenti in una clinica romana, e ieri era stato colpito da un grave scompenso cardiaco, proprio alla vigilia del suo compleanno: oggi, infatti, avrebbe compiuto 80 anni. Se n’è andato così, col silenzio dei grandi attori del passato, Gigi Proietti, una delle ultime più grandi anime della scuola teatrale e cinematografica romana.

Le luci del sipario si sono dunque spente su una vita professionale durata oltre 50 anni, iniziata da giovane studente universitario nei locali serali della sua Roma, dove inizialmente s’esibiva con la chitarra e successivamente anche con altri strumenti, avendo rapidamente ed abilmente imparato anche ad usare il pianoforte, la fisarmonica ed il contrabbasso. Apprese poi anche le doti del mimo, venne scritturato dal suo stesso maestro Giancarlo Cobelli per quello che sarebbe stato uno spettacolo allora d’avanguardia, “Il Can Can degli Italiani”. Erano gli Anni ’60, e a Roma regnava più che mai il clima della “Dolce Vita”. Le frequentazioni di Proietti spaziavano da Ercole Patti a Luigi Malerba, fino ad Enno Flaiano, di cui musicò l’aforisma “Oh, com’è bello sentirsi…”. In quel periodo, l’attore si dedicava soprattutto al teatro, facendo tanta gavetta; ma non gli mancò comunque il tempo per conoscere anche la sua moglie perfetta, Sagitta Alter, guida turistica svedese da cui avrà poi le sue amate figlie Susanna e Carlotta.

L’esordio in TV fu nel 1965, con “La maschera e il volto”, insieme ad Aldo Giuffrè, ma fu solo l’inizio di una lunga serie di partecipazioni sia al piccolo che al grande schermo. Al cinema arriverà infatti nel 1967, con “La ragazza del bersagliere”, accanto ad attori come Franca Valeri. Da allora saranno infatti tanti i film, firmati da Renato Rascel, Mario Monicelli, Pasquale Festa Campanile, persino Tinto Brass. Gli Anni ’70 lo videro attivo soprattutto nel campo della radio, con un programma cult come “Gran Varietà”, ma sempre senza dimenticare il teatro, dove continuò a raccogliere enormi successi come “A me gli occhi, please!”. Eduardo De Filippo e Federico Fellini lo stimavano, considerandolo uno dei migliori interpreti che il circuito teatrale e di Cinecittà potesse in quel momento offrire in Italia.

Altri film con Proietti si videro in quegli anni e negli anni seguenti, con registi come Steno, Carlo Vanzina, Sergio Citti, Pupi Avati… Sono gli anni dove il suo personaggio forse più amato, Mandrake, sale agli onori della ribalta col film cult “Febbre da cavallo” recitato insieme ad altri grandi attori del momento. Nel 1978, poi, assumerà pure la direzione del Teatro Brancaccio, letteralmente rivoluzionandolo, e dedicandosi tra le tante cose anche a scoprire nuovi talenti come Enrico Brignano, Chiara Noschese, Flavio Insinna, Gabriele Cirilli, ecc. Negli Anni ’80 non disdegna nemmeno la presentazione dei varietà in TV, come “Fantastico 4” e “Di che vizio sei?”.

Grande amico del “mattatore” Vittorio Gassman, con lui e col figlio Alessandro recita in quegli anni al film “Di padre in figlio” (1982), mentre gli Anni ’90 diverrà regista delle prime sit-com all’italiana per la TV, come “Villa Arzilla” (con attori come Ernesto Calindri, Marisa Merlini, Caterina Boratto), con “Un nero per casa”, “Un figlio a metà” e “Italian Restaurant”. Ma gli Anni ’90 vedono Proietti consacrarsi nelle case degli italiani soprattutto col personaggio umano ed irreprensibile del “Maresciallo Rocca”, che darà vita ad una serie tanto longeva quanto amata (prodotta dal 1998 al 2005) a cui seguirà poi “L’Avvocato Porta”. In quegli anni, Proietti ottiene poi importanti riconoscimenti anche per la sua attività di doppiatore, svolta su un numero davvero cospicuo di pellicole, da “Alladin” della Disney a “Casinò”, dove doppia Robert De Niro, e per il quale riceve il Nastro d’Argento. Con l’ormai anziano Monicelli e con Vanzina tornerà successivamente alla commedia italiana, con film come “Panni sporchi” e “Le barzellette”. In seguito vi saranno altri film ancora, soprattutto con Vanzina, fino a “Il Premio” con Alessandro Gassman e “Pinocchio” di Garrone, uscito proprio lo scorso anno e dove recita la parte del burattinaio Mangiafuoco.

Genio ed artista a tutto tondo, capace di spaziare dalla musica al teatro, dai sonetti alla televisione, dalla poesia al cinema, dedito al lavoro e alla famiglia, molto sobrio nelle questioni private ma dal carattere al contempo esuberante e trascinatore, Gigi Proietti è stato l’erede artistico del grande Ettore Petrolini, di cui non a caso e tra le tante cose aveva portato avanti l’ironica mimica di “Gastone”, personaggio petroliniano che amava. Se ne va, con lui, veramente un grande amico di tutti noi.