E’ ritornato proprio ieri 19 maggio ad Asmara, dopo un’intensa quattro giorni in Cina, il Presidente eritreo Isaias Afewerki. Era partito, insieme ai Ministri degli Esteri Osman Saleh, delle Finanze e dello Sviluppo Nazionale Georgis Teklemichael, e del Commercio e dell’Industria Nasreddin Mohammed Saleh, tutti invitati dal Presidente cinese Xi Jinping, lo scorso 13 maggio: in totale quasi sei giorni di viaggio, calcolando anche i tempi di andata e di ritorno.

La visita è caduta in un momento certamente molto significativo per l’Eritrea, nel 32esimo Anniversario della sua Indipendenza de facto (24 maggio 1991) e 30esimo de iure (24 maggio 1993): dell’articolata storia biennale che portò il paese al pieno coronamento del suo sogno di libertà dopo trent’anni di guerra condotta dai suoi patrioti chi ci segue sarà certamente ben informato. Il Mese dell’Indipendenza, per l’Eritrea così come per la sua vasta comunità nel mondo, ha un fortissimo carattere simbolico e rievocativo, che rimanda a lunghe sofferenze e a mai crollate speranze: quella guerra, durata dal 1961 al 1991 contro le truppe etiopiche dapprima del Negus Haile Selassie e successivamente del DERG di Menghistu Haile Mariam, vide strenuamente impegnati molti di quegli uomini e di quelle donne che oggi siedono ai vertici del loro paese e che da quella dura esperienza sono stati forgiati e provati.

Tra costoro vi era anche il Presidente Isaias Afewerki, tra i fondatori nel 1970 di quel movimento che successivamente avrebbe preso il nome di FPLE (Fronte Popolare di Liberazione Eritreo), che portò l’Eritrea all’Indipendenza. Fin da giovane, con lungimiranza, Afewerki vide nella Cina il grande protagonista del futuro, con cui rapportarsi e stabilire un essenziale interscambio politico e culturale. Era infatti il 1967 quando, insieme ad altri suoi compagni di lotta come Romodan Mohammed Nur, in quello che era ancora il vecchio FLE (Fronte di Liberazione Eritreo), Isaias Afewerki venne scelto per un corso di studi militari in Cina. L’esperienza condotta in seno al FLE li aveva già portati alla conclusione che, per una lotta efficace e davvero popolare, servisse un movimento diverso, con un’impostazione più progressista ed autenticamente rivoluzionaria, caratterizzata da un pragmatico riformismo; e la lunga permanenza in Cina, in tal senso, fornì loro proprio tutte le argomentazioni per provarlo a chiare lettere, avviando un’osmosi tra i criteri di lotta propri del movimento indipendentista eritreo e quelli che erano stati perseguiti dal movimento di liberazione nazionale e popolare cinese, con risultati che sul campo si sarebbero poi dimostrati a dir poco provvidenziali.

Isaias Afewerki (quinto da sinistra) coi suoi compagni di lotta e di corsi in Cina, nel 1967.

Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, ma quel legame non è mai venuto meno. Numerosi, dal 1993, sono stati gli incontri tra vertici ed istituzioni dei due paesi, quando a Pechino e quando ad Asmara, a tacer della sempre più stretta collaborazione anche in seno alle organizzazioni internazionali, dall’ONU al Movimento dei Non Allineati (MNOAL) fino ad organismi come il FOCAC, il Forum di Cooperazione tra Cina ed Africa. E’ fondamentale sottolineare come il rapporto tra Cina ed Eritrea, risalente di fatto a ben prima dell’Indipendenza considerando quello che già esisteva tra Pechino e il FPLE, sia di vera e propria amicizia alla pari, ben oltre il più conosciuto e diffuso rapporto “win-win” che è comunque un modello chiave per il futuro nei legami tra tanti paesi. I due paesi, infatti, ravvedono reciprocamente molte similitudini nei modi in cui hanno condotto le loro rispettive lotte di liberazione nazionale e di emancipazione popolare, nella concezione dei rapporti regionali ed internazionali come di quelle di sviluppo interno e, non ultimo, nella disponibilità a poter sempre perdonare e riabbracciare anche i vecchi nemici, in nome di un più importante futuro di condivisione e di un sempre ribadito valore della diplomazia. Questo indubbiamente ci permette d’inserire l’incontro tra Isaias Afewerki e Xi Jinping in un’ottica sicuramente molto diversa e più ricca rispetto a quella di una semplice visita di Stato dove i protagonisti avrebbero potuto essere altri.

Del resto, a darcene un’ulteriore testimonianza, basterebbe anche soltanto osservare come sia stata l’accoglienza riservata a Pechino al Presidente eritreo. Sceso dall’aereo ed accolto da una folta delegazione capeggiata dal viceministro degli Esteri, Sun Wedong, e salito sulla massiccia ammiraglia di rappresentanza cinese Hongqi scortata da altri veicoli ministeriali e forze di polizia in motocicletta, lungo il percorso le bandiere cinesi ed eritree si mescolavano fra loro decorando la strada con una simmetrica imponenza. Al mattino, la posa di una corona al centralissimo Monumento degli Eroi del Popolo, in Piazza Tienanmen, in onore dei caduti e martiri che combatterono dando la vita per la Cina di oggi, e successivamente l’incontro col primo ministro Li Qiang e col Presidente Xi Jinping, davanti alla Grande Casa del Popolo, in tappeto rosso, con orchestra che suonava gli Inni nazionali e l’esercito che ne scandiva le vibrazioni con suggestive salve di cannone. Rimarcando come la visita di Isaias Afewerki capiti proprio nel momento in cui Asmara festeggia trent’anni d’Indipendenza e con Pechino trent’anni di relazioni diplomatiche, Xi Jinping ha dichiarato che la Cina guarda al rapporto con l’Eritrea secondo una prospettiva strategica e di lungo termine, con un’affidabile amicizia. I due, insieme, hanno ricordato gli anni passati, gettando al contempo uno sguardo anche alle sfide del presente e a quelle del futuro.

Oltre alle questioni internazionali e regionali, su cui Pechino ed Asmara storicamente concordano, il prossimo passo è implementare quella che per l’Eritrea si presenta ormai come una terza fase della sua storia: dopo il trentennio di lotta per la conquista dell’Indipendenza ed il successivo trentennio, appena conclusosi, di lotta per preservarla dalle pretese egemoniche altrui, pagato con guerre, sanzioni ed allerta permanente, ora si può finalmente passare a quella tesa al suo sviluppo interno. Una fase che secondo le intenzioni di Asmara avrebbe dovuto cominciare già subito dopo l’Indipendenza, ma che USA, UE, TPLF, ecc, avevano finora impedito di mettere in atto costringendo a rimandarla fino ad oggi per fronteggiare il rischio di perdere tutto quel che fino ad allora era stato faticosamente conquistato. Si può dunque ben comprendere il desiderio di recuperare adesso, e a rapidi passi, tutto il tempo perduto. La Cina, che già oggi è il principale partner commerciale ed investitore in Eritrea, sarà pronta a fare la sua parte, con importantissime azioni sul fronte delle infrastrutture, delle telecomunicazioni, dell’agricoltura, della pesca, del settore minerario ed energetico, e via dicendo. Già nel 2021 Asmara e Pechino avevano firmato l’Accordo per l’adesione alla Nuova Via della Seta (BRI) e l’anno successivo il Partenariato Strategico Globale, e già da tempo esiste una forte cooperazione negli ambiti sanitario, educativo e persino ideologico, con interscambi e seminari culturali tra i rispettivi partiti di governo, PCC e PFDJ: tutto è pronto, nulla è stato trascurato.

Sempre nel nome del perseguimento di questi obiettivi, la visita del Presidente Afewerki è poi proseguita a Chengdu, capoluogo della provincia del Sichuan, e in tutto il relativo territorio. Là ha tenuto importanti colloqui con Wang Xiaohui e Huan Qiang, locali segretari del PCC, che oltre a ricordare lo storico rapporto tra Cina ed Eritrea hanno anche rivolto un profondo ringraziamento per l’appoggio da sempre espresso da Asmara nei confronti di Pechino per questioni delicate e molto a cuore alla politica e alla diplomazia cinesi come quelle di Hong Kong e di Taiwan. Un sentito ringraziamento è stato poi espresso anche per il determinante aiuto fornito dall’Eritrea nell’evacuazione dei civili cinesi in Sudan dopo che a Khartum erano scoppiati gli scontri tra esercito e RSF. Gli esponenti politici del Sichuan hanno rinnovato il loro impegno ad una collaborazione con l’Eritrea sul fronte delle infrastrutture, dell’agricoltura e del turismo, oltre a guidarlo nella visita d’importanti fiori all’occhiello dell’industria e della tecnologia locali come la Dongfang Electric Corporation, la Shudao Investment Group e la Chengdu Fenke Biotechnology Company. Non è mancato neppure il tempo per delle gradite visite al Museo Sanxingdui a Guanghuan, dedicato ai reperti dell’Età del Bronzo risalenti a 4800 anni fa e alle dighe per l’irrigazione realizzate a Dujiangyan nel 227 d.C. da Li Bing. Se la tecnologia ha profondamente impressionato il Presidente, che probabilmente avrà ricordato anche i suoi giovanili studi d’ingegneria, non meno lo ha commosso la storia, dato che tanto l’archeologia quanto le dighe sono ugualmente due elementi insiti nel patrimonio genetico eritreo: dall’affascinante storia di Adulis alle 785 dighe e bacini idrici realizzati in trent’anni d’Indipendenza, molti di noi sapranno bene di cosa stiamo parlando. Senza dimenticare, infine, sempre a Dujiangyan, una gradita visita anche al Centro di Conservazione e Ricerca del Panda Gigante, animale simbolo della Cina e della sua diplomazia, tanto forte, dolce e nobile da ricordare per tempra e spirito il Cammello simbolo invece della nazione Eritrea.

Davvero possiamo dire che quanto visto in questi giorni sia stato il lieto ritrovarsi di due grandi civiltà amiche, dedite a portare avanti un loro percorso di mutuo rispetto e mutuo vantaggio, esemplare per ogni altra nazione del mondo.