L’esercito egiziano ha lanciato una grande operazione militare nella penisola del Sinai contro l’ISIS, uccidendo 29 terroristi e perdendo solo due soldati.
“Le unità della polizia e dell’esercito hanno lanciato l’operazione «Right of the Martyr» per eliminare gli elementi terroristici a Rafah, Sheikh Zuweid, ed El-Arish, nel Sinai del Nord” afferma l’esercito in un comunicato.
“Ventinove miscredenti sono stati uccisi, mentre un ufficiale e un soldato sono stati uccisi e altri quattro feriti quando il loro veicolo è stato fatto saltare in aria da una bomba”.
L’Egitto sta lottando per sedare una rivolta nella penisola in corso da quando i militari rovesciarono il presidente Mohammad Mursi nel 2013.
Il governo dice che centinaia di poliziotti e soldati sono stati uccisi, molti dei quali in attentati rivendicati dagli affiliati dell’ISIS in Sinai.
L’Egitto si conferma così partner indispensabile nella lotta contro il terrorismo di matrice islamistico-occidentale. Il lettore non si scandalizzi per il termine utilizzato (islamistico-occidentale) perché ormai l’ultima foglia di fico è caduta quando, a seguito di varie affermazioni riguardo la volontà russa di voler intervenire per eliminare l’ISIS, dai Paesi occidentali si è levato un coro allarmato, con punte di autentica isteria (Cfr. Gentiloni e Kerry). Se a questo aggiungiamo gli irrisori risultati di un anno di «bombardamenti» americani in Siria «ai danni dell’ISIS», le continue affermazioni sulla volontà occidentale di rovesciare il governo Assad, sulle intimazioni a quest’ultimo a non toccare l’ISIS (pudicamente chiamata, in tali occasioni, opposizione moderata) non possiamo non utilizzare tale termine. Per eliminare l’ISIS serve innanzitutto volontà di farlo, il che comporterebbe, per prima cosa, di smettere di foraggiarlo, poi di formare una coalizione con tutti i Paesi necessari, senza fare gli schifiltosi (oltretutto, in Siria e Ucraina l’occidente ha perso, ma dato che la sua potenza economico-mediatica è decisamente superiore a quella strategico-militare, l’occidente non è costretto a prenderne atto) e infine mandare uomini e mezzi o, in alternativa, supportare Siria e Iraq, che l’ISIS lo hanno in casa. È abbastanza evidente che tale requisito manca. In ogni caso, altre realtà si stanno muovendo per combattere l’ISIS, mettendo uomini, denaro, informazioni e mezzi. Per lottare contro l’ISIS servono (almeno) i seguenti Paesi: Russia, Iran, Siria, Iraq ed Egitto. La prima è quella che, oltre a fornire armi e supporto di vario tipo, deve garantire ai su menzionati paesi di non essere bombardati dagli occidentali (sarebbero capacissimi di farlo, e per giustificarsi basterebbe la favoletta “di sinistra” dei diritti umani, corredata da quella “di destra” sulla lotta al terrorismo) l’Iran è una via di passaggio per gli aerei russi, oltre che un attivo sostenitore, anche grazie a Hezbollah, della causa siriana. La Siria (assadista) è ovviamente l’incudine; l’Iraq è uno dei Paesi colpiti e occupati dall’ISIS, e quindi va in qualche modo coinvolto, mentre l’Egitto si trova in una posizione cruciale, oltre a essere uno dei paesi sunniti più forti dal punto di vista militare. Potremmo aggiungerne altri (la Libia o la Cina, per esempio) ma al momento ci sembra che il minimo sindacale sia questo; il che è un bene, perché, Iraq a parte (che comunque si arrabatta da solo come può) gli altri Paesi su menzionati si stanno muovendo tutti molto bene per fare la propria parte sul principale campo di battaglia, cioè la Siria, fondamentale perché si tratta:
1) Dell’unico Paese laico e socialista dell’area (e uno dei pochi al Mondo)
2) Dell’unico Paese sul Mediterraneo con basi russe
3) Di un Paese raccolto attorno al proprio presidente e alle proprie, validissime, forze armate
4) Confina con altri Paesi chiave (Iraq e Libano)
E l’occidente? Attualmente è diviso, perché sostanzialmente il giocattolo americano-sunnita (l’ISIS) ha avuto per certi versi sin troppo successo per altri è stato un fallimento. Un successo sia perché ha distrutto la Jamahiriya di Gheddafi, sia perché ha tenuto in riga numerosi alleati e/o partner più o meno recalcitranti (Tunisia, Francia, etc). Tuttavia, ha avuto troppo successo, perché, avendo fallito nel compito di rovesciare Assad e di intimorire la Russia, ed essendo nel frattempo andate male le cose in Ucraina, adesso gli europei iniziano a vedere Putin e perfino Assad come un male minore rispetto all’ISIS la cui violenza sta iniziando a preoccupare seriamente i pavidissimi governanti europei. Più di quanto faccia il lontano spauracchio Putin-Assad.