Servono decisione e autorevolezza nel confronto in Europa sulla manovra per non indebolire l’Italia in una fase delicata del futuro dell’Unione Europea con le scelte sul bilancio comunitario dal quale dipenderanno molte delle opportunità di sviluppo per il Paese fino al 2027. E’ questa la richiesta di Ettore Prandini presidente della Coldiretti, invitato al tavolo del Governo convocato dal vicepremier Matteo Salvini per discutere i temi della competitività dell’agroalimentare Made in Italy.

Prandini ritiene necessario un rinnovato protagonismo per cambiare una situazione in cui l’ultima relazione della Corte dei Conti ha evidenziato come l’Italia sia contributore netto del bilancio Ue con un disavanzo di 4,4 miliardi nel 2016, che diventano 37,7 miliardi di euro se si prende in esame il periodo 2010-2016. In sostanza l’Italia paga 15,7 miliardi l’anno ma ne riceve indietro solo il 72%.

“Il nostro Paese si deve battere contro ulteriori tagli nel nuovo bilancio europeo a carico della Politica agricola comune (Pac) che aggraverebbe la condizione di pagatore netto”, afferma il presidente della Coldiretti nel sottolineare che “a pagare il conto della Brexit non deve essere l’agricoltura che è un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Unione deve affrontare, dai cambiamenti climatici all’immigrazione alla sicurezza”.

Per la maggiore associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana, c’è l’esigenza di “riequilibrare” la spesa facendo in modo che la Pac possa recuperare con forza anche il suo antico ruolo di sostegno ai redditi e all’occupazione agricola per salvaguardare un settore strategico per la sicurezza e la sovranità alimentare e per contribuire alla crescita dell’intera economia europea.

Il sostegno alle imprese passa anche per il varo di interventi concreti in grado di rimediare ai ritardi strutturali del nostro Paese che ne frenano la competitività. Servono trasporti merci efficienti, considerato che oggi ben l’86% avviene su gomma rispetto alla media europea del 76%, con effetti sui costi, sull’inquinamento ambientale e sul consumo di suolo che, come ricorda Coldiretti, ha raggiunto livelli insostenibili di 2 metri quadrati al secondo nel 2017. “L’Italia, aggiunge Prandini, ha bisogno però anche e soprattutto di reti immateriali valorizzando l’impegno sul piano economico di sostegno alle esportazioni Made in Italy delle Ambasciate italiane all’estero in sinergia con l’Ice”.

Il rapporto con l’Europa nell’agroalimentare, secondo il presidente di Coldiretti, “si gioca anche sul piano della trasparenza delle informazioni ai consumatori con un atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea che obbliga a indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per i salumi, per la frutta fresca ma non per i succhi e le marmellate, per il miele ma non per lo zucchero”. In un simile contesto, sostiene l’associazione, “l’Italia che è leader europeo nella sicurezza alimentare ha la responsabilità di svolgere un ruolo di leader nelle politiche comunitarie a tutela della qualità a difesa dei produttori e dei consumatori”.

Una necessità per sostenere la crescita del Made in Italy agroalimentare sulle tavole straniere dove nel 2018 ha fatto registrare il record storico con un aumento del 3% dopo il valore di 41,03 miliardi del 2017. “Ma a crescere è purtroppo, conclude Prandini, anche il falso made in italy agroalimentare vale 100 miliardi di euro in forte aumento rispetto ai 60 miliardi di cinque anni anche sotto la spinta degli accordi di libero scambio come il Ceta tra Unione Europea e Canada che ha di fatto legittimato il falso Made in Italy e che giustamente il Governo ha scelto di non ratificare”.