Fermare le importazioni di riso asiatico a dazio zero che stanno facendo concorrenza sleale alle produzioni nazionali e comunitarie. Lo chiede la Coldiretti nel sottolineare che deve scattare al più presto la clausola di salvaguardia prevista dall’Unione Europea relativa alle importazioni di riso originario dalla Cambogia e dalla Birmania da dove nell’ultimo anno ne sono arrivati in Italia 22,5 milioni di chili.
“Una necessità, sottolinea la Coldiretti, per fermare le importazioni di riso a dazio zero dai Paesi asiatici EBA che nell’ultimo anno hanno dimezzato le quotazioni riconosciute agli agricoltori italiani su livelli insostenibili.
Il massiccio arrivo di produzioni asiatiche, ha avuto inizio a settembre 2009 per effetto della piena liberalizzazione delle importazioni di riso lavorato senza limiti qualitativi e a dazio zero da una lista di Paesi meno avanzati (Pma).
La Cambogia gode dell’esenzione dei dazi per l’esportazione di riso verso la Ue dal settembre 2009 mentre il Myanmar dal giugno 2013 (addirittura con effetto retroattivo dal 2012). Invece il Vietnam beneficia di un accordo di libero scambio, siglato nell’agosto 2015, che prevede un tetto alle importazioni a dazio zero.
“L’obiettivo, precisa la principale organizzazione degli imprenditori agricoli, è di fermare la possibilità di esportare verso l’Unione Europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero da questi Paesi perché la crisi dei prezzi mette a rischio la sopravvivenza e il futuro dell’intera filiera risicola europea. Un passo importante ed urgente nei confronti dell’invasione da Paesi come la Cambogia e la Birmania da dove sono triplicate nell’ultimo anno le importazioni in Italia di riso greggio raccolto anche sui campi della minoranza Rohingya costretta a fuggire a causa della violenta repressione”.
Un pacco di riso su quattro venduto in Italia contiene prodotto straniero con la produzione asiatica che rappresenta circa la metà del riso importato in Italia. I prezzi riconosciuti agli agricoltori italiani hanno fatto registrare contrazioni consistenti per le principali varietà di riso che vanno dal -58 % per l’Arborio al -57 % per il Carnaroli, dal -41 % per il Roma al -37% per il Vialone Nano.
“La crisi è dunque drammatica e mette a rischio il primato nazionale in Europa dove l’Italia, rileva la Coldiretti, è il primo produttore di riso con 1,50 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende di 234.300 ettari, che copre circa il 50 % dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica”.
“Non è accettabile che l’Unione Europea continui a favorire con le importazioni lo sfruttamento e la violazione dei diritti umani nell’indifferenza generale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, ritenendo necessario “che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore. Bisogna fare presto per chiudere l’inchiesta e attivare la clausola di salvaguardia per affrontare concretamente una crisi che già da troppo tempo compromette il futuro di migliaia di risicoltori e delle loro famiglie”.
Sulla difesa della produzione nazionale di riso, si è espresso anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
“Dopo le navi delle Ong, potremmo fermare anche quelle che arrivano nei nostri porti cariche di riso cambogiano. Siamo assolutamente a fianco della Coldiretti”, ha detto il vicepremier, aggiungendo: “Siamo pronti a bloccare le navi cariche di riso asiatico”.