Il 20 luglio 1810, i cittadini di Santa Fé de Bogotá crearono il primo consiglio di rappresentanza per contrastare l’autorità spagnola, proclamando la piena indipendenza. La lotta per l’indipendenza colombiana sarebbe durata ben nove anni, fino alla storica vittoria nella battaglia di Boyacá, il 7 agosto 1819, ma il 20 luglio è ad oggi considerata come la festa nazionale del Paese sudamericano.
Quest’anno, i colombiani hanno festeggiato la ricorrenza in contemporanea con l’inaugurazione del nuovo parlamento, che per la prima volta nella storia del Paese presenta una maggioranza guidata da una coalizione di sinistra, il Pacto Histórico, che include anche il Partido Comunista Colombiano (PCC), mentre il presidente eletto Gustavo Petro prenderà ufficialmente le redini della Colombia il prossimo 7 agosto, quando entrerà alla Casa de Nariño, storica residenza presidenziale intitolata ad uno degli eroi dell’indipendenza, Antonio Nariño.
Nonostante la frammentazione dei gruppi parlamentari, il presidente Gustavo Petro potrà comunque contare su una solida maggioranza, visto che altri partiti politici hanno deciso di sostenere il governo del Pacto Histórico. L’ultimo ad aderire alla coalizione di governo è stato il Partido Social de Unidad Nacional, noto anche come Partido de la U, che con i suoi dieci senatori ha permesso alla coalizione di ottenere la maggioranza assoluta in entrambe le camere. Il particolare, i parlamentari a sostegno di Petro sono 63 su 108 al Senato e 114 su 186 alla Camera dei Rappresentanti.
La nuova coalizione politica che prenderà le redini del potere legislativo e di quello esecutivo dovrà risollevare un Paese indebitato, attraversato da profondi conflitti sociali e dalle violenze armate, come dimostrano i continui omicidi impuniti dei leader indigeni. L’Istituto di studi per lo sviluppo e la pace (Indepaz, Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz) ha calcolato che, nel corso del 2022, 102 leader sociali e 26 ex combattenti che hanno prestato servizio nell’ex gruppo guerrigliero FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia—Ejército del Pueblo) sono stati assassinati. I dipartimenti di Antioquia, Cauca, Chocó e Norte de Santander sono quelli maggiormente colpiti dalle violenze. Come se non bastasse, l’Ufficio del Difensore civico afferma che tra il 1 giugno 2021 e il 31 maggio 2022 quasi 60.000 persone (da quasi 20.600 famiglie) sono state vittime di sfollamenti forzati, spesso causati da scontri armati.
Dal punto di vista economico, la Colombia è stata fortemente colpita dalla crisi economica che ha seguito la pandemia di Covid-19. Nel corso degli ultimi due anni, quasi 600.000 piccole e medie imprese sono fallite, mentre l’inflazione ha colpito fortemente le famiglie. Secondo Redipaz (Red Interuniversitaria por la Paz), il 65% della popolazione colombiana non può permettersi di mangiare tre volte al giorno.
Il futuro presidente Gustavo Petro ha già fatto sapere che il suo governo includerà tre leader delle comunità indigene. Leonor Zalabata Torres, del popolo arhuaco, sarà infatti l’ambasciatore della Colombia presso le Nazioni Unite, mentre Patricia Tobón, avvocato proveniente dal popolo embera, assumerà la direzione dell’Unità vittime e il sociologo Giovani Yule, della comunità nasa, dirigerà l’Unità per la restituzione delle terre.
L’annuncio di Petro ha particolare valore in un Paese che, come detto, deve quotidianamente fare i conti con notizie di omicidi di leader indigeni. Solamente poche ore dopo il messaggio diffuso dal presidente eletto, l’Indepaz ha denunciato l’assassinio del leader sociale José Edilson Vargas Monroy, residente nel dipartimento di Putumayo, con la cui morte violenta sono 103 i leader assassinati finora nel 2022 e 1.330 dalla firma dell’accordo di pace, a fine 2016. L’Indepaz ha confermato anche un altro attacco ai danni di un altro leader sociale, Hoover Jesús Rengifo, nel dipartimento del Cauca, fortunatamente fallito.
Sono dunque molteplici e difficili le sfide che dovrà affrontare il nuovo presidente Gustavo Petro, ma dalla sua avrà il sostegno del popolo colombiano che ha deciso di svoltare a sinistra con la sua schiacciante vittoria elettorale.