La Colombia non è più un feudo della destra neoliberista e filostatunitense. È questo lo storico verdetto del secondo turno delle elezioni presidenziali del 19 giugno, che ha visto la vittoria del candidato di sinistra Gustavo Petro, dopo che questi aveva già chiuso al comando del primo turno ed aveva ottenuto un’importante vittoria alle legislative dello scorso marzo.

Sebbene i dati non siano ancora definitivi, i numeri finora pubblicati afermano che il candidato del Pacto Histórico por Colombia (PHxC) avrebbe superato gli 11,2 milioni di voti, con il 50,44% delle preferenze, mentre il suo sfidante, il liberale Rodolfo Hernández, candidato della Liga de Gobernantes Anticorrupción, si è fermato a 10,5 milioni di schede, pari al 47,31% dei votanti. L’affluenza alle urne è stata pari al 58,09% degli aventi diritto, in aumento rispetto al ballottaggio del 2018, quando Petro venne sconfitto da Iván Duque, l’attuale presidente uscente divenuto fortemente impopolare nel corso del suo mandato.

Nel suo primo discorso dopo la pubblicazione dei dati preliminari, il presidente eletto ha affermato che il suo nuovo governo sarà basato sul dialogo e sulla costruzione di un Paese basato sulla giustizia sociale, la diversità e la pluralità. “Questa è una giornata storica, stiamo scrivendo una nuova era per la Colombia e l’America Latina”, ha detto Petro, rivolgendosi alla platea dei suoi sostenitori. “Più di 11 milioni di elettori hanno optato per un vero cambiamento, non tradiremo quell’elettorato, da oggi la Colombia cambia”, ha aggiunto.

Allo stesso tempo, il presidente eletto ha insistito per costruire un Paese basato sulla riconciliazione: “Non è un cambiamento vendicarsi o costruire più odio, i nostri genitori e nonni non hanno insegnato cosa significa l’odio nella storia della Colombia, il cambiamento consiste nel lasciarsi alle spalle l’odio, il settarismo”, ha affermato. “Cambiamento significa accogliere la speranza, la possibilità di un futuro, aprire opportunità di speranza a tutti i colombiani, che la speranza può riempire tutto il territorio nazionale, significa che è arrivato il governo della speranza”.

Allo stesso modo, Petro ha esortato gli elettori di Rodolfo Hernández ad aderire al nuovo progetto per la costruzione di una Colombia pacifica: “L’obiettivo centrale che significa poter fare la pace, che i dieci milioni di elettori di Rodolfo Hernández siano i benvenuti in questo governo”.

Il presidente eletto ha chiesto ai leader sociali di costruire un’agenda comune: “Abbiamo bisogno di un dialogo regionale che ci permetta di guardare al conflitto nella sua specificità storica e regionale, in questi dialoghi regionali, la diversità della Colombia deve emergere, con la maggioranza dei contadini, degli indigeni e delle donne, per poter costruire le riforme di cui la Colombia ha bisogno”, ha affermato.

Petro ha anche affrontato importanti temi economici, affermando di voler sollevare la Colombia dal sistema del feudalesimo che attualmente vige nel Paese e di voler sviluppare l’industria nazionale per permettere una redistribuzione delle ricchezze. Ma il nuovo governo si occuperà anche delle tematiche ambientali, promuovendo lo sviluppo sostenibile e sfruttando a proprio vantaggio le conoscenze scientifiche del XXI secolo.

Al presidente eletto ha fatto eco colei che sarà la sua vice, Francia Márquez, che nel suo discorso ha ringraziato “tutti gli uomini e le donne colombiani che hanno dato la vita per questo momento”. La prima donna eletta vicepresidente di questo Paese sudamericano ha ricordato nel suo discorso tutti i leader sociali, i giovani e le donne scomparsi e uccisi in passato: “A tutti loro, che so che ci stanno accompagnando da qualche parte in questo momento storico per la Colombia, diciamo grazie. Grazie per averci mostrato la strada. Grazie per aver seminato il seme della resistenza e della speranza”.

Fratelli e sorelle, abbiamo fatto un passo molto importante, abbiamo raggiunto un governo del popolo, un governo popolare; il governo del popolo con le mani callose; il governo della gente comune; il governo dei signori e delle signore nessuno della Colombia”, ha proseguito Márquez. “Stiamo andando verso la giustizia sociale; noi donne elimineremo il patriarcato del nostro Paese. Stiamo andando verso i diritti della variegata comunità LGBTIQ+. Stiamo andando verso i diritti della nostra Madre Terra, della Grande Casa. Ci prenderemo cura della nostra Grande Casa, ci prenderemo cura della nostra biodiversità. Insieme elimineremo il razzismo strutturale”, ha concluso.

Il trionfo del binomio Petro-Márquez è stato salutato con entusiasmo in tutto il continente latinoamericano, in particolare da parte dei governi progressisti della regione. Tra i primi a congratularsi con il futuro presidente e la sua vice troviamo esponenti dei governi di Cuba, Venezuela, Argentina, Honduras, Messico, Bolivia, Cile e Perù.

Con la vittoria di Gustavo Petro, la Colombia avrà per la prima volta nella sua storia un governo progressista, rompendo l’egemonia dei settori conservatori e dell’uribismo, ovvero quell’insieme variegato di forze di destra che hanno come punto di riferimento l’ex presidente Álvaro Uribe. Questo potrebbe incidere fortemente anche sulle questioni di politica estera, visto che negli ultimi decenni la Colombia ha sempre rappresentato l’avamposto dell’imperialismo statunitense nel continente sudamericano, in particolare nelle sue offensive contro il vicino Venezuela.