Il patto del Nazareno, il bollino di Washington e la certificazione Bilderberg in un colpo solo. Anche l’impossibile diventa possibile nella colonia Italya. E’ una donna di provata fede atlantica, Monica Maggioni, e da qualche giorno può fregiarsi anche del titolo di presidente Rai. La sua designazione, frutto dell’accordo tra Renzi e Berlusconi, formulata dall’assemblea degli azionisti, in base alla legge Gasparri, è stata ratificata all’unanimità dal nuovo consiglio d’amministrazione e poi ha ricevuto il via libera dalla Commissione di Vigilanza Rai (con 29 voti a favore, 5 schede bianche e 4 contrari). I votanti sono stati 38. Assenti Gionny Crosio, della Lega Nord e Maurizio Rossi del Gruppo Misto.
La nomina dell’ex pretoriana minzoliniana, ha incassato il plauso della maggioranza delle forze politiche, fatta eccezione per il M5S e la Lega Nord.

“Ci sarebbe da domandarsi quali poteri occulti abbiano spinto Monica Maggioni fino alla presidenza della Rai. Quello che è certo è che non è stato il merito visto che la sua direzione di Rainews24 è stata, in più di 2 anni e mezzo, letteralmente disastrosa nonostante siano aumentati budget, mezzi e personale (ben 120 dipendenti) della rete all-news da quando lei la dirige”, ha scritto Massimo Lafranconi sul blog di Beppe Grillo. Duro anche Matteo Salvini: “Chi va con Mario Monti alle riunioni del gruppo Bilderberg non nutre la mia simpatia. Non mi piace chi si trova una volta all’anno con i potenti a decidere cosa fare l’anno dopo”.

La Maggioni, è il caso di ricordarlo, aveva partecipato alla riunione del Club Bilderberg, con tanto di legittimazione Rai, come dimostra la risposta data all’interrogazione presentata da Roberto Fico (del M5S), presidente della Commissione Vigilanza. Nella nota dell’azienda, era scritto testualmente quanto segue: “Si conferma che la Dottoressa Monica Maggioni ha partecipato a Copenaghen al meeting annuale di Bilderberg nel periodo compreso tra il 29 maggio e il 1° giugno. La Rai – ancorché la partecipazione citata sia avvenuta a titolo personale – ritiene assolutamente legittimo che, nell’ambito della propria attività professionale, un suo dipendente possa partecipare se invitato, a prendere parte ad eventi organizzati da un think tank di tale rilevanza internazionale e che tale partecipazione costituisca elemento di prestigio per l’azienda stessa”.

Una presenza, quella del mondo giornalistico griffato di casa nostra, che è una costante, come dimostrano i pernottamenti tra i manovratori bilderberghini di Lilli Gruber, Gianni Riotta, Ferruccio de Bortoli, Arrigo Levi e Lucio Caracciolo.

Tornando ai nuovi assetti Rai, come membri del Cda, sono stati eletti Rita Borioni, Guelfo Guelfi, Franco Siddi, Paolo Messa, Carlo Freccero, Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca. Non ce l’ha fatta, invece, Ferruccio De Bortoli, proposto dalla minoranza Pd. Freccero, indicato da M5S e Sel, ha ottenuto 6 voti così come Guelfi, candidato della maggioranza del Pd; Cinque voti per Borioni, sempre scelta dal Pd. Cinque anche per Franco Siddi, candidato da maggioranza Pd e centro; 5 voti per Arturo Diaconale votato da Forza Italia, mentre il candidato di Ap, Messa, ha ottenuto 4 preferenze come Giancarlo Mazzuca, espressione del Centrodestra. Hanno ottenuti voti, ma senza risultare eletti, oltre al già citato Ferruccio De Bortoli, anche Giovanni Galoppi, Roberto Briglia e G. Briglia.

Dire Maggioni è dire Usa. Il curriculum a stelle e strisce della first lady di viale Mazzini è impressionante: nel 2003 è stata l’unica giornalista italiana in Iraq, aggregata all’esercito statunitense durante la seconda Guerra del Golfo. Per tre mesi ha vissuto con i militari americani durante l’avanzata di terra verso la capitale irachena. E’ tornata in Iraq nel 2007. Nel 2008 si è trasferita negli Usa per seguire la campagna elettorale che ha portato all’elezione del presidente Barack Obama e nel 2009 è stata in Afghanistan con i marines. Ma l’atlantizzazione della Rai potrebbe non finire qui. Pare infatti che a prendere il posto di direttore di Rainews 24, lasciato scoperto dalla Maggioni, possa essere l’inviata di guerra Lucia Goracci. Nomi diversi ma un unico amore: Washington.

Ernesto Ferrante