L’Italia deve realizzare un piano di sicurezza nazionale, migliorare l’intelligence economica, iniziare a considerare l’energia come elemento di protezione del Paese mediante un approccio non solo più difensivo, ma anche “proattivo e propositivo”. Per ora è solo una bozza di circa 35 pagine che ha preso forma al termine di un’indagine conoscitiva avviata a settembre e portata avanti con un ciclo di audizioni di soggetti istituzionali e rappresentanti delle maggiori agenzie e aziende del settore settore energetico, ma merita una lettura molto attenta e delle riflessioni serie.

La “Relazione sulla sicurezza energetica nella fase di transizione ecologica” che è stata approvata qualche giorno fa dal Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, presieduto dal senatore Adolfo Urso, deve far necessariamente suonare diversi campanelli d’allarme.

Un elemento chiave è quello della sicurezza energetica che, scrive il Copasir, “rappresenta un tassello cruciale da presidiare all’interno di una complessiva strategia di difesa dellinteresse nazionale che, in questo come in altri settori di rilievo per il sistema economico-industriale del Paese, andrebbe costruita e sviluppata”.

Questione “vecchia” è l’approvvigionamento. “Uno degli obiettivi principali da raggiungere, si legge, è la diversificazione delle fonti energetiche e delle sedi di approvvigionamento per superare o quanto meno attenuare lo stato di dipendenza rispetto ad altri Paesi”.

Con la riduzione decisa da Mosca delle forniture di gas russo attraverso il gasdotto Yamal-Europe, il blocco del Nord Stream 2, il gasdotto che trasporta direttamente il gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, bypassando l’altra infrastruttura in Ucraina e il calo degli arrivi di gas dall’Algeria via Sonatrach, l’Italia è in una situazione di oggettiva debolezza in un’Europa in evidente difficoltà.

La gamma delle risorse energetiche, prosegue il rapporto, deve essere oggetto di un’attenta valutazione per avere una cornice ben definita delle opportunità e delle debolezze. Le energie rinnovabili rappresentano indubbiamente un punto di forza del nostro sistema e già garantiscono una quota rilevante del mix energetico. Tuttavia, si rende necessaria considerare con attenzione i costi da sostenere, il problema della staticità dell’offerta che ancora risulta influenzata dalle fasi stagionali, la lontananza dei centri di consumo da quelli di produzione che costringe ad ‘inseguire la fonte’ con evidenti ricadute anche sull’esigenza di dotarsi di adeguate ed efficienti infrastrutture di trasmissione”.

Il Comitato non lesina critiche al disegno di legge sulla concorrenza (ddl Concorrenza) per aver aperto le gare per le concessioni idroelettriche a “operatori esteri ma in un regime di non reciprocità poiché gli altri Paesi europei applicano un regime protezionistico in questo ambito”.

L’attuale disciplina legislativa italiana nel settore dell’idroelettrico, scrive il Copasir, mette a rischio il controllo di asset strategici per la sicurezza del sistema energetico e per l’autonomia energetica nazionale, consentendo la partecipazione alle nuove gare di società estere con un conseguente indebolimento della posizione competitiva del sistema industriale italiano”.

Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica riporta al centro della scena le potenzialità dell’energia nucleare e dello sviluppo dei reattori modulari, con i quali si potrebbe compensare la produzione di energia da fonti rinnovabili, da sola non sufficiente, in quanto intermittente.

In Italia, aggiunge il Comitato, sebbene non vi sia produzione di energia mediante l’utilizzo di centrali nucleari, la ricerca in questo settore non si è arrestata ed ha consentito di stabilire importanti presidi sia nel campo scientifico sia in quello industriale. Se, da una parte, le attività di ricerca in questo ambito possono offrire un contributo certamente utile, dall’altra ogni ipotesi di ordine applicativo resta legata a valutazioni di ordine politico”. In questi anni, un approccio ideologico e una buona dose di ipocrisia hanno impedito ai vari governi che si sono alternati, sia tecnici che politici, di fare valutazioni oggettive e compiere scelte realmente vantaggiose per il Paese, in grado di affrancarlo dalla schiavitù della dipendenza da altri, con tutte le inevitabili ripercussioni geopolitiche del caso.

Con una transizione energetica ancora tutta da realizzare, il gas naturale è una risorsa irrinunciabile nel breve-medio termine. Ma anche per favorire la riduzione degli importi delle bollette, una delle emergenze del momento, “occorrerebbe valutare l’ipotesi di incrementare l’estrazione di gas dai giacimenti italiani, riducendo allo stesso tempo gli acquisti dall’estero, sfruttando più efficacemente i giacimenti già attivi, in modo da raddoppiare la quota nazionale da poco più di quattro a circa nove miliardi di metri cubi all’anno”.