Renzi è stato una meteora, per moltissimi versi una iattura, una delle più grosse abbattutesi sul Paese. Non è morto (politicamente), anzi. E’ solitamente dietro alle quinte, in attesa del momento giusto per rientrare. Probabilmente non aspetta altro, non avendo un lavoro suo, ed essendo stato premier dimissionario, non ha nemmeno maturato (così ci dicono) pensioni e vitalizi.
Ora, a mente fredda, possiamo analizzare, in controtendenza, cosa c’è stato di positivo nella sua visione politica. Ovviamente, parliamo delle idee, poiché di realizzazione, purtroppo, non possiamo parlare. Non c’è stato un parallelismo tra la teoria e la pratica, in quanto i risultati, sono stati spesso tragici.
Cominciamo con l’attività di rottamazione.
Matteo Renzi, per arrivare alla guida del PD e presentarsi come leader alternativo, ha dovuto mostrare ai suoi elettori prima, e al Paese poi, di essere portatore di idee innovatrici e di voler demolire, rinnovare, ed instaurare una nuova classe politica. Tutti i suoi sforzi, sono andati in quella direzione: demonizzazione dei vecchi “dinosauri” quali D’Alema o Rosy Bindi, creazione di un evento mediatico (con l’invito di personalità “giovani” e dinamiche) quale la Leopolda, la creazione di un cerchio magico di coetanei di età anagrafica svecchiata e ovviamente, proni al suo volere.
Convincere il Paese non è poi stato difficile. Se si pensa che vi sono politici che occupano uno scranno parlamentare da 40 – 50 anni, una retorica contro tali privilegi può sortire ottimi effetti. Oltretutto, gli italiani si sono sempre mostrati molto propensi, nei secoli, a credere al messia, il quale, solo al comando, nella sua missione storica dovrebbe salvare il Paese (cosa che, purtroppo, puntualmente, capita molto di rado).
Peccato che il leader di Pontassieve provenga proprio dalla politica, come Gianfranco Fini, tanto per fare un esempio, e che non abbia una professione diversa dalla stessa. E’ anche vero, però, che statisti si diventa, e non si nasce.
La ventata di ricostruzione renziana, sarebbe dovuta passare non solo per lo svecchiamento della classe dirigente (cosa comune ai Cinquestelle), ma anche nel rivoluzionare il Paese sotto il profilo amministrativo – burocratico. Parliamo sempre delle idee, non della realizzazione.
Punti interessanti sono stati sicuramente la riforma dei centri dell’Impiego. Così come sono strutturati, sono un semplice luogo dove espletare pratiche burocratiche. Non si trova affatto lavoro, così come non lo si cercava prima della riforma. Entrare in un luogo simile in Italia è sinonimo di: iscrizione alle liste di mobilità, formulazione domande di disoccupazione, iscrizione al patto territoriale, sportello badanti, e qualche piccolissima informazione circa lo sportello Eures, le offerte di lavoro nell’Unione Europea. Di lavoro neanche a parlarne. L’idea di riforma era buona, purtroppo non la pratica.
Altro ottimo punto poteva rappresentare la chiusura delle Camere di Commercio. Queste ultime sono divenute nel giro degli ultimi quarant’anni un ente parassitario enorme della P.A. Addirittura, in certe sedi, hanno avviato delle selezioni fantasma di personale per i loro organici, senza alcuna trasparenza per i candidati che hanno avuto accesso alla prove.
Chi ha potuto visionare l’andamento dei lavori negli uffici delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura trovava un ambiente dove quotidianamente – prassi anni ’70 – 2000 – si “vagabondava” negli uffici, si facevano feste quotidianamente, si abbandonava il posto di lavoro per andare a fare la spesa in centro città (in orario di lavoro).
Chiaramente la critica può estendersi ad altri settori della P.A., sebbene luoghi come tribunali o comuni abbiano di gran lunga limitato e cercato di combattere l’andamento parassitario dell’azione amministrativa. La riforma della pubblica amministrazione, in ottica più meritocratica, e trasparente, si è scontrata con la fattibilità costituzionale, quindi con la cosiddetta “vecchia politica” italiana.
Il fatto che fosse considerato “un uomo solo al comando”, poteva, talvolta, avere dei lati positivi. Non essendo incline al dibattito parlamentare, essendo addirittura, un extra – parlamentare, era dotato di una forte volontà decisionale. Quest’ultima, sebbene possa essere criticata come mancanza di dialettica, e quindi illiberale o antidemocratica, in certi casi può sbloccare le infinite e farraginose vicende parlamentari che attanagliano il Paese da 70 anni.
Da un punto di vista di politica estera, si possono trarre piccole conclusioni positive. Da una parte, non ha avallato nessuna operazione militare in Libia, e ha effettuato qualche piccolo riavvicinamento alla Russia. Da un’altra, ha svenduto parte del nostro Mare ai francesi, un’operazione da alto tradimento che nessun Governo aveva mai tentato di fare. Da un punto di vista dei rapporti con l’Unione, Matteo Renzi ha sempre cercato di allargare i margini di flessibilità per migliorare l’azione economica all’interno del Paese. Si è scontrato con dei muri di gomma, che hanno impugnato dei trattati da noi stessi firmati (prima e anche durante la sua azione governativa).
Inoltre, prima di chiedere l’accesso ai fondi, ha acconsentito allo sbarco indiscriminato nelle nostre coste di migliaia di migranti, alcuni dei quali si sono resi responsabili di atti terroristici in Europa. Se da un lato chiedeva di non essere lasciato solo, assieme ai paesi mediterranei colpiti dal flusso migratorio, dall’altro, era il primo ad agevolarlo.
Velo pietoso su riforme quali cittadinanza e scuola, sulle quali c’è stata una volontà di riforma che poteva benissimo essere tralasciata. Se i risultati dovevano esser quelli attuali, meglio lasciare le leggi antecedenti.
Sostanzialmente, del renzismo si poteva salvare la volontà riformatrice. Ha anche avuto spazio poiché è difficile, ancora oggi, trovare un’alternativa valida e un leader che si presenti nelle stesse forme dell’ex Presidente del Consiglio. Purtroppo, l’Italia non si cambia a suon di slogan, ma di fatti. E l’aver spaccato il proprio partito, non è stato un buon segnale, così come aver fratturato il Paese con un referendum inutile.
un politico simile c era gia’ stato !…..Poi è venuto il sosia Renzi un po’ piu’ furbo e con migliore dialettica ma….un fallimento quasi totale ,meglio stia a casa a fare il marito il padre ….