Bettino Craxi

Sono passati trentadue anni dal celeberrimo episodio della base di Sigonella, quando Bettino Craxi, presidente del consiglio italiano trattò da pari a pari con l’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan.

L’orgoglio esibito da Craxi in quel di Siracusa non era un fenomeno episodico, frutto del presunto egocentrismo del leader socialista, ma frutto di una strategia ben delineata.

L’Italia di allora sposava una politica nel mediterraneo che ha permesso al nostro paese di sfruttare a suo vantaggio i conflitti tra Occidente e Terzo Mondo, nonché tra i due blocchi. Gheddafi, Ben Alì e Mubarak, oltre ai buoni rapporti con l’Algeria indipendente garantivano al nostro paese quella stabilità nella regione del Nord Africa che non è mai scontata.

Quella notte tra il 9 e il 10 ottobre e la successiva, tra il 10 e l’11 ottobre del 1985 Craxi, nel difendere il diritto italiano nel sequestro dell’Achille Lauro e rifiutandosi di consegnare il leader del commando palestinese Abu Abbas agli Stati Uniti difese anche il primato di Roma come uno dei maggiori interlocutori dei paesi del Mediterraneo.

Fu questa una visione lucida del posto che l’Italia poteva occupare nel mondo, il comprendere l’importanza del discorso energetico e l’anticipare forse prima di tutti il pericolo insito nei cambiamenti globali che hanno indotto il fenomeno migratorio nel Mediterraneo, “la questione sociale del nostro secolo” la definirà il leader socialista. Craxi anticipò molti temi che sono diventati principali nel mondo globalizzato susseguente la caduta dell’Unione Sovietica e la fine del mondo diviso in due blocchi. Ciò rese il governo socialista visionario e lungimirante in politica estera: dal gasdotto con l’Algeria ai buoni rapporti con Mubarak, i risultati del craxismo sono un ottimo supporto alla politica energetica e internazionale del nostro paese ancora oggi, che non recitiamo un ruolo di primo piano, si vedano le attività dell’Eni nell’Egitto di Al-Sisi e la scoperta del giacimento di Zohr.

L’Italia del governo Craxi era un’Italia che usciva dalla crisi fomentata dalla crisi petrolifera del 1979, con la quale i paesi industrializzati si scoprivano troppo dipendenti dai paesi arabi, ma in breve tempo il governo socialista ridusse drasticamente il tasso di inflazione, portandolo dal 16% al 4%, il PIL ebbe una forte impennata dal 1983 al 1987 con tassi che variavano dal 2 a oltre il 4%. Ciò fece entrare l’Italia nel G7 come sesta economia del mondo.

Una posizione che l’Italia non manterrà a lungo. Dalla crisi dei primi anni ’90 con tangentopoli, la speculazione sulla lira, il terrorismo mafioso, l’avvento della Seconda Repubblica non ha mai saputo emulare la saggezza e la lucidità politica della classe dirigente che l’aveva preceduta dal dopoguerra al 1992.

Se Craxi si era rapportato con Reagan da suo pari, il supporto italiano alle guerre aggressive della NATO, spesso anche contro gli stessi interessi di Roma ha mostrato come l’atteggiamento di coloro che hanno guidato il paese nella Seconda Repubblica sia stato spesso quello di subalterni o peggio, come nel caso dell’ultimo Berlusconi che lascia le basi militari italiane alla NATO per bombardare la Libia dell’amico Gheddafi su ordine dell’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di perfetti ignavi.

Durante 25 anni di Seconda Repubblica si sono visti però anche alcuni tentativi di tracciare nuovamente una politica estera lungimirante per l’Italia, ma si è dimostrato spesso e volentieri un castello di carte. Va detto che a differenza del mondo diviso in blocchi l’Italia di oggi può contare su una situazione molto più complessa della quale avrebbe potuto garantirsi una posizione più vantaggiosa dell’attuale.

Il nostro paese malgrado la caduta della cortina di ferro è oggi meno libero di prima di svolgere un ruolo in prima linea in Europa come nel Mediterraneo, stretta com’è nella morsa della NATO e dell’Unione Europea a guida tedesca.

 

UN COMMENTO

  1. L’Italia ha una posizione geostrategica invidiabile che dovremmo giocare a nostro favore uscendo dalla NATO in concomitanza con un accordo con potenze mondiali che siano interessate ad avviare una partnership con l’Italia su piano di reciproco rispetto e di comune interesse economico.
    Ovviamente ai potenziali partner andrebbero chieste prove di “fedeltà” perché non si può andare a dormire a Berlino e fare colazione a Roma ?

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