Giovedì 10 marzo è iniziata la terza settimana dell’operazione speciale russa in Ucraina e nel Donbass. Le truppe russe sono riuscite ad avanzare in diverse direzioni da sud, est e nord, portando Kiev e un certo numero di altri centri regionali dell’Ucraina in un semi-blocco. La maggior parte del territorio della Repubblica popolare di Lugansk è stata liberata.
La situazione è più complicata nella Repubblica popolare di Donetsk, in quanto la maggior parte del suo territorio è ancora controllata dall’esercito ucraino e dai battaglioni nazisti. Fino ad ora, vi sono stati massicci bombardamenti dell’artiglieria di grosso calibro sulle grandi città della Repubblica – Donetsk e Gorlovka – da parte degli ucraini.
Il 14 marzo, l’esercito ucraino ha colpito il centro della città di Donetsk con un missile tattico Tochka-U, e le autorità hanno confermato la morte di 21 civili.
La situazione è complessa anche in due altre grandi città: Kharkov, la seconda città più grande dell’Ucraina (1,5 milioni di abitanti), e Mariupol, una città che inizialmente faceva parte della Repubblica popolare di Donetsk, e che poi è stata conquistata dagli ucraini. Ciò che hanno in comune è che in entrambe le città i nazisti del reggimento Azov controllano la situazione. Kharkov è la loro “patria di origine” (il battaglione, infatti, è nato qui). Azov è diventato un punto di attrazione per gli estremisti di destra di tutta Europa e degli Stati Uniti, e i suoi militanti non nascondono la loro ammirazione per le Waffen-SS. Inoltre, grazie ai legami con i servizi di intelligence statunitensi, è ben equipaggiato e armato.
Nel luglio del 2015, due membri del Congresso statunitense hanno redatto un emendamento al disegno di legge della Camera per gli stanziamenti della difesa (House Defense Appropriation) che limitava la fornitura di “armi, addestramento e altra assistenza alla milizia ucraina neonazista, il battaglione Azov”, ma l’emendamento è stato rimosso a novembre a seguito di “pressioni da parte del Pentagono”, ha detto una fonte interna al settimanale The Nation(https://www.globaltimes.cn/page/202203/1254217.shtml).
Il battaglione Azov ha preso in ostaggio la popolazione di Kharkov e Mariupol e ne impedisce l’evacuazione. La situazione è particolarmente difficile a Mariupol: quei pochi residenti della città che sono riusciti a uscirne l’hanno fatto a proprio rischio e pericolo, rischiando di essere fucilati dai nazisti.
L’esercito russo ha più volte annunciato un “cessate il fuoco” per permettere l’evacuazione dei civili dalle città bloccate. Un altro “cessate il fuoco” era stato concordato per la mattina dell’11 marzo nelle città di Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkov e Mariupol. Tuttavia, come hanno dimostrato le esperienze precedenti, relativamente pochi residenti urbani beneficiano del “cessate il fuoco”.
Le autorità centrali e regionali ucraine vietano l’evacuazione verso Russia e Bielorussia, il che sarebbe ragionevole in regioni di confine come Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Kiev, vicino al confine con la Bielorussia. Secondo l’esercito russo, i cittadini ucraini hanno inviato oltre due milioni di domande di accoglienza alla Russia. Tuttavia, le autorità ucraine hanno negato loro il permesso di uscita dal territorio ucraino verso la Russia.
In queste e in numerose altre città dell’Ucraina e del Donbass, la situazione umanitaria è difficile. Mancano i medicinali e alcuni tipi di prodotti essenziali. I russi hanno organizzato una fornitura di cibo alle città dell’Ucraina recentemente conquistate e lo stanno distribuendo gratuitamente alla popolazione. A poco a poco, in queste città la situazione si sta normalizzando sotto la nuova amministrazione. Ma anche i residenti filo-russi temono l’incertezza: negli anni passati, a partire dal colpo di stato del 2014, coloro che hanno mostrato simpatie filo-russe sono stati catturati dalla polizia segreta del Servizio di sicurezza dell’Ucraina e sono deceduti in circostanze poco chiare o sono stati imprigionati.
Un fatto che rallenta l’avanzata dell’esercito russo è la tattica usata dall’esercito ucraino. Gli ucraini hanno infatti costruito una difesa in profondità durante gli otto anni di guerra nel Donbass, ma che ora comincia gradualmente a crollare. E si stanno ritirando.
Le città del Donbass sono diventate le roccaforti della difesa ucraina, che posiziona carri armati, pezzi di artiglieria e lanciarazzi Grad tra gli edifici residenziali, mentre collocano le loro sedi nelle scuole e negli asili. Pertanto, i russi agiscono in questi punti cercando di non ferire la popolazione civile. Questo è ciò che ha causato il ritmo lento dell’offensiva. Tuttavia, l’esercito russo sta gradualmente distruggendo le infrastrutture militari degli ucraini e aprendo il blocco dell’esercito ucraino nel Donbass. È difficile dire quanto dureranno le ostilità nel Donbass, ma se i russi si fossero comportati come gli americani in Iraq o in Afghanistan, ovvero colpendo le città con tutti i tipi di artiglieria e aviazione, senza preoccuparsi delle perdite civili, Kiev e Kharkov sarebbero già state prese.
Un altro aspetto da prendere in considerazione è il trattamento riservato ai soldati catturati dai due schieramenti. L’esercito ucraino e i nazisti ucraini hanno registrato video che mostrano un loro atteggiamento di scherno nei confronti dei prigionieri russi, molti dei quali sono stati picchiati o minacciati di violenza fisica. I video che mostrano i prigionieri ucraini che sono stati catturati dall’esercito russo, invece, mostrano un trattamento dignitoso: gli ucraini che sono stati fatti prigionieri vengono nutriti e forniti di cure mediche, e nessuna violenza o umiliazione viene usata su di loro.
Secondo alcune testimonianze locali, se la situazione a Odessa e Kiev è relativamente calma, fatta eccezione per gli scaffali dei negozi vuoti, Kharkov e alcune città della Repubblica popolare di Donetsk sono anche sotto bombardamento: l’esercito ucraino spara a Donetsk e Gorlovka con tutti i tipi di armi e artiglieria, mentre ucraini e russi stanno combattendo a Kharkov.
Il ministero della Difesa russo ha riferito che, la mattina del 13 marzo, l’esercito russo ha lanciato un attacco missilistico con armi a lungo raggio di alta precisione sui centri di addestramento delle forze armate ucraine nel villaggio di Starychi e nel campo di addestramento militare di Yavorovsky, dove era stato dispiegato un punto per l’addestramento e il coordinamento al combattimento dei mercenari stranieri prima di essere inviati nelle aree delle ostilità contro il personale militare russo, nonché una base di deposito per armi ed equipaggiamenti militari provenienti dall’estero. Fino a 180 mercenari stranieri sono morti e un grosso carico di armi provenienti dall’occidente è stato distrutto.
Il 10 marzo si sono svolti i colloqui tra i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina. Tuttavia, la parte ucraina non ha assecondato le richieste della Russia di “smilitarizzazione”, ovvero il rifiuto da parte dell’Ucraina di aderire alla NATO e di dispiegare armi offensive statunitensi e NATO, e di “denazificazione”, ovvero di vietare i battaglioni, i partiti e i movimenti nazisti in Ucraina.