
Nei circa due anni e mezzo che ci separano dall’acuirsi della crisi ucraina (febbraio -aprile 2014) l’assenza di visibilità mediatica sugli scontri tra esercito ucraino e le milizie autonome filorusse del Donbass non ha cessato di essere evidenziata. Sepolta da propaganda, parzialità e stilettate russofobiche, la grande informazione europea ha subito un severo scacco, spezzato solo, nel giugno scorso, da un reportage di due minuti (!) che il notiziario Tg2 dedicò allo stato di rovina e desolazione dell’aeroporto di Doneck, teatro di violentissimi e continui combattimenti quando appena nel 2013 era considerato il fiore all’occhiello degli scali ucraini.
Quello che più intristisce, però, è che in questo lungo biennio di violenze seguenti al coup filo-occidentale di Kiev siano mancate raccolte fotografiche e descrittive dei principali eventi, dei protagonisti che hanno vampirizzato l’economia ucraina – sempre più dipendete dai prestiti internazionali – , portato lo stato sull’orlo del collasso politico e sacrificato la vita delle persone comuni sugli altari dei gruppi di potere d’Oltreoceano. Non che all’interno della galassia della controinformazione questo tipo di pubblicazioni siano frequenti, se pensiamo che uno dei volumi migliori sulle devastazioni del conflitto israelo-palestinese, “Occhi dentro Gaza”, ha ricevuto poca pubblicità perfino a livello ”sotterraneo”.
In ogni caso, fedeli al detto confuciano secondo cui un’immagine vale più di mille parole, non sarà inutile suggerire al lettore la raccolta “Ucraina, Donbass: i crimini di guerra della Giunta di Kiev” di Enrico Vigna, edito da Zambon. Il pregio principale di questo testo è infatti la documentazione fotografica delle oscenità commesse dal governo golpista, succeduto illegalmente al presidente Janukovic, contro la popolazione ucraina di etnia russa.
È una denuncia cruda, che non fa concessioni al pudore televisivo e non glissa sugli aspetti più tremendi di queste violenze. Violenze che non si esauriscono nel racconto delle offensive militari e dei bombardamenti di civili nel Donbass, ma aprono lo sguardo su episodi non meno gravi ma meno noti, e particolarmente sui carnefici. L’uccisione di civili e dei poliziotti per mano di cecchini mai identificati a piazza Majdan, il terribile eccidio di Odessa con il massacro di decine di separatisti, la storia del Boeing 777 Malaysia Airlines, il traffico occulto di organi dalle fosse comuni nell’Est ucraino: ogni crimine ha il suo corredo di foto e testimonianze.
Non meno significative sono le pagine dedicate agli istigatori e perpetuatori di questi crimini, che la selezione di Vigna distingue tra il livello degli ispiratori per quanto concerne le alte sfere della politica ucraina (Tymoshenko, Yatsenuyk, Poroshenko), e della complicità diretta per la bassa manovalanza, individuata in modo speciale nelle formazioni banderiste, che si richiamano a una esplicita mitologia neonazista e alla figura di Stepan Bandera (collaborazionista ucraino del Terzo Reich). Queste “persone”, inquadrate in partiti (Svoboda, Pravij Sektor) e battaglioni armati (Azov, Donbas), sono i responsabili delle maggiori efferatezze contro i civili, dagli stupri alla tortura dei prigionieri alle impiccagioni di donne incinte, e ricevono il supporto logistico degli apparati militari di quell’Occidente che a casa fa sfoggio di antifascismo e in Ucraina usa questa minoranza di psicopatici come carne da cannone.
In un conflitto che vive di stallo e di recrudescenze, come indicano le passate settimane, nessuna analisi e documentazione può dirsi aggiornata e definitiva. Sia questo allora il merito di questa pubblicazione – aver mostrato senza orpelli cosa realmente c’è alla base dell’orrorificio ucraino, il primo conflitto su larga scala in Europa dalla dissoluzione della Jugoslavia.
Federico Pastore