Il Settimo Congresso del Partito Comunista Cubano ha avuto una grossa risonanza a livello internazionale, certamente superiore rispetto ai congressi del passato. Non soltanto perché, a sorpresa, è intervenuto Fidel Castro, quasi a suggellare un ideale e simbolico passaggio di consegne dalla sua Cuba ad una Cuba nuova, evoluzione e rivisitazione della precedente, ma anche perché si sono rafforzate quelle linee guida che già erano apparse nell’ultimo decennio, sotto la guida del fratello Raul, e che hanno portato L’Avana ad avvicinarsi sempre di più ai modelli socialisti asiatici, Cina e Vietnam per la precisione.

“Presto dovrò compiere novant’anni”, così ha esordito Fidel Castro dinanzi a tutta l’assemblea plenaria, pronunciando un discorso che è suonato come un addio. Grande è stata l’emozione con cui i delegati hanno accolto le sue parole. “Forse”, ha continuato, “questa è una delle ultime volte che parlo in questa sala. A tutti noi toccherà il nostro turno”. Chi fino ad oggi insinuava che il Lider Maximo non condividesse pienamente la politica portata avanti dal fratello, che gli è stato accanto durante quel breve discorso, ha avuto modo di ricredersi: “Mi congratulo con voi tutti e in primo luogo col compagno Raul Castro per il suo magnifico sforzo”. Castro ha ammesso d’aver riposto, in gioventù, una “fiducia totale” nel modello collettivista incarnato dall’Unione Sovietica, ma giunto oggi quasi al termine dei suoi giorni s’è reso conto anche dei limiti che appesantivano quel sistema. Le riforme portate avanti dalla Cina dalla fine degli Anni Settanta sono quindi un’importante fonte d’ispirazione, a cui anche il Partito Comunista Cubano è chiamato a dare proprie interpretazioni.

Ha difeso a spada tratta il sistema politico, sociale ed economico che ha costruito dal 1959 in avanti, vedendo nelle sue più recenti evoluzioni il degno sviluppo ed un’ancor più degna continuazione, piuttosto che una sua contraddizione: “Rimarranno le idee dei comunisti cubani”.

Raul Castro è stato confermato come primo segretario del Partito, mentre José Ramòn Machado Ventura, altro storico combattente della Rivoluzione Cubana, è stato nuovamente designato come suo vice. Dunque questo Congresso ha dato un forte segnale di continuità politica col passato, recente e non, ad indicazione del fatto che Cuba continua a portare avanti il proprio modello senza rinnegarne gli aspetti storici e positivi, ed aggiornandolo costantemente per renderlo sempre attuale ed in grado di reggere alle numerose sfide interne ed esterne. D’altronde già lo stesso Fidel, in particolare negli ultimi anni, aveva fortemente accentuato il cambiamento, rafforzando per esempio l’applicazione della meritocrazia dentro il Partito così come negli apparati pubblici e produttivi. Si può quindi dire che Raul stia semplicemente portando avanti il lavoro iniziato dal fratello: prova ne sia la biografia-intervista di Fidel, “Cento ore con Fidel”, scritta con Ignacio Ramonet ed uscita proprio dieci anni fa, in cui il Lider Maximo più volte rimarcava l’importanza della professionalità e della serietà come elementi chiave per garantire la sopravvivenza del socialismo cubano.

Sono concetti non molto dissimili da quelli che in Cina vengono costantemente ripetuti dal Presidente Xi Jinping, che ha rafforzato la campagna contro la corruzione e la violazione delle norme di moralità e di frugalità proprie del Partito. Anche questa, se vogliamo, è una significativa coincidenza che ci fa capire la natura di questa nuova fase della Rivoluzione Cubana, costretta per giunta a muoversi in un quadro regionale soggetto, in questi giorni, ad un drammatico cambiamento: dal Brasile all’Argentina al Venezuela, le forze socialiste e progressiste sono tutte sotto attacco ed in arretramento. Cuba rischia di ritrovarsi nuovamente isolata o comunque privata di preziosi interlocutori quali erano i governi socialisti e progressisti di questi paesi. Il fatto che sull’altro versante, nel Nord America, vi sia stato verso L’Avana un certo qual ammorbidimento non serve a compensare le preoccupazioni per la situazione a cui è attualmente soggetto il Sud America, ed al contrario espone Cuba a scenari geopolitici nuovi, per affrontare i quali occorrono senza dubbio nervi saldi ed un sistema socialista in perfetta salute. Con questo Congresso Cuba ha voluto far capire, ed ha dimostrato, d’essere pronta ad accettare anche questa nuova sfida.