Quando, alla fine degli Anni ’90, si formò il Gruppo Renault-Nissan, l’unico sopravvissuto alle grandi fusioni avvenute nel mondo automobilistico di quegli anni (FIAT-GM, Mercedes-Chrysler, Ford-Volvo, ecc), in molti erano scettici circa la sua durata. Renault usciva dalla lunga era della partecipazione pubblica, mentre Nissan, il secondo gruppo automobilistico giapponese, era in caduta libera per produzione, venite e profitti.
Alla fine, invece, Renault-Nissan è rimasto l’unico gruppo superstite di quell’epoca, e probabilmente anche quello di maggior successo in generale. Dalla Francia, a provvedere alla salvezza di Nissan, venne mandato un quasi sconosciuto Carlos Ghosn, che immediatamente rivoluzionò l’azienda diventando, per i giapponesi, una sorta d’eroe nazionale. Ci fu anche qualche autore che, addirittura, gli dedicò dei manga.
Altri tempi, guardando alla cronaca odierna. Accusato di violazione della legge finanziaria dalla magistratura giapponese, per non aver dichiarato correttamente e con trasparenza i suoi guadagni ai vertici della società, Carlos Ghosn è stato oggi licenziato in tronco dal Gruppo, e addirittura l’amministratore delegato di Nissan, Hiroto Saikawa, ha detto: “Una condotta che deriva da una situazione in cui troppo potere è stato concentrato nelle mani di una sola persona per lungo tempo, e che richiederà un processo penale”.
Finora presidente del grande gruppo automobilistico, che comprende oggi Nissan, Renault e Mitsubishi Motor, oltre alle coreane Samsung Motor, alla romena Dacia e alla russa AVTOVAZ, Carlos Ghosn è stato trattenuto in stato d’arresto con l’accusa d’aver violato i regolamenti finanziari relativi ai suoi compensi. Tanto sul suo compenso quanto sui bilanci aziendali il 64enne Carlos Ghosn, secondo gli inquirenti, avrebbe fornito informazioni false.
Veniva definito, fino a poche ora fa, come il Marchionne francese: nel 2000 aveva assunto la guida di Nissan riportandola alla redditività, con un piano di risanamento considerato aggressivo persino dagli stessi giapponesi, e l’aveva resa in grado d’imporre i propri prezzi ai colossi dell’acciaio innescando un forte aumento della concorrenza con gli altri grandi nomi del settore automobilistico. Nel 2016, approfittando dello scandalo emissioni che aveva falcidiato anche la rivale Mitsubishi Motor, l’aveva acquistata fondando così il gruppo Nissan-Renault-Mitsubishi Motor che, nel primo semestre del 2018, ha addirittura superato il Gruppo Volkswagen AG per vendite nel mondo.
Oggi, dopo la perquisizione delle autorità giudiziarie nel quartier generale Nissan di Yokohama, la società automobilistica ha emesso un comunicato in cui ha espresso la propria volontà di collaborare con totale trasparenza con gli inquirenti, aggiungendo poi che nel prossimo consiglio d’amministrazione verrà discusso il licenziamento in tronco di Carlos Ghosn. Qualcuno, nel web, già si lancia nell’ipotesi del complotto: forse si voleva far fuori un manager sicuramente scaltro e spietato ma anche troppo scomodo, che sotto la sua gestione aveva sconvolto equilibri interni al mondo dell’automotive che altri non volevano che fossero toccati. Ma, per il momento, ci sono ben pochi elementi per poterlo ancora dimostrare.