Forse più di un utente dei social, cominciando da Facebook, avrà notato che scorrendo nella “homepage” ultimamente si sono moltiplicate le pagine sponsorizzate di certi media e gruppi legati al mondo “spirituale”. Tali inserzioni pubblicitarie sono invero molto fastidiose, soprattutto quando non corrispondono ai propri interessi, ma ancor più fastidioso o meglio sarebbe dire preoccupante è il fatto che dietro ad esse si nascondano quasi sempre realtà di certo tutt’altro che “presentabili”. Abbiamo già parlato in più occasioni di certi gruppi di preghiera, associazioni o sedicenti chiese evangeliche, o ancora di strani ed altrettanto poco probabili circoli New Age; ma, in questi casi, si tratta quasi sempre (o almeno questo è quanto si spera) di gruppuscoli marginali o la cui influenza non si estende al di fuori della solita nicchia di appassionati.
Non sempre, però, è così, ed alcune realtà come il Falun Gong o la Chiesa di Dio Onnipotente, per esempio, malgrado i loro non estesi numeri nel nostro paese, vantano una disponibilità finanziaria che di certo non si può ascrivere unicamente alle collette o al sacrificio dei loro (tutto sommato non tantissimi, almeno a livello italiano, ripetiamo) seguaci. E ciò si traduce, inevitabilmente, anche in prodotti mediatici di tutto rispetto, come ad esempio Vision Times, una sorta di “BBC del Falun Gong” che affianca il più noto quotidiano della setta, The Epoch Times, e che al pari di quest’ultimo viene offerto in più lingue contemporaneamente (nel caso di Vision Times, per l’esattezza, oltre all’italiano abbiamo l’inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo, il cinese mandarino, il vietnamita ed il giapponese). Non ci vuole di certo il Tenente Colombo per capire che una roba del genere costa, e pure parecchio, anche nella sola edizione italiana: dietro vi è ben più dell’impegno quotidiano di una redazione di pochi amici, disposta a fare i salti mortali in nome del volontariato o degli ideali.
Ma andiamo con ordine. Sull’onda lunga dell’espansione del Falun Gong non soltanto in Cina ma anche e soprattutto all’estero (al punto che la setta guidata da Li Hongzhi già pensava di poter dare una spallata al governo di Pechino con azioni come le autoimmolazioni di Piazza Tienanmen), da una delle sue società, l’australiana Vision Times Media Corporation Pty Ltd. sorse il magazine Vision China, noto anche come Kanzhongguo. Inizialmente si avvaleva soprattutto di un ricco sito internet, www.secretchina.com, lanciato nel 2001, ma non tardò ad arrivare anche una vera e propria pubblicazione cartacea, con una copertura stimata nella sola Australia di almeno centomila lettori. A tutt’oggi, in Australia, Vision Times si presenta come uno dei pochi media cinesi indipendenti dalla politica di Pechino, contro la quale scatena una feroce contestazione ritenendo che la Cina, col suo soft power, abbia acquisito un’eccessiva influenza politica ed economica e persino sociale sulla vita interna australiana, da fermarsi e revocare il più possibile ed il prima possibile.
Certamente tra Cina ed Australia, geograficamente vicini e con economie complementari fra loro (la Cina importa dall’Australia moltissime materie prime e prodotti agricoli, e vi esporta altrettanti prodotti finiti), il legame nel corso degli anni è cresciuto moltissimo, e questo vale anche per altre nazioni del Commonwealth come la Nuova Zelanda, e così via. Ma al tempo stesso l’Australia, come tutte le altre nazioni del Commowealth, godono pure di un ottimo e consistente interscambio commerciale con gli Stati Uniti, e così anche col Giappone e la Corea del Sud, ecc; ed anche i rapporti con l’Inghilterra, in parte diminuiti nel tempo in senso commerciale, dopo la Brexit potrebbero conoscere un nuovo slancio. Ma lo scopo di Vision Times, in questo caso, è soprattutto quello di boicottare ed inibire il rapporto economico e di cooperazione politica sino-australiana, che di per sé è del tutto naturale ed inevitabile. Se poi, per farlo, deve persino millantare di non avere rapporti con nessun gruppo religioso, men che meno col Falun Gong, ecco che allora viene proprio l’impressione (anzi, la certezza) di trovarci di fronte a qualcosa che di sincero ha ben poco.
Ecco, anche nel caso dell’edizione italiana non è molto diverso, tutt’altro. Rispetto a The Epoch Times, che nel corso del tempo sembra aver perso parecchio terreno (e smalto) almeno nella sua edizione italiana, Vision Times si presenta invece come una pubblicazione online molto ricca e soprattutto subdola nel fornire i propri contenuti e soprattutto nel veicolare i messaggi che davvero le stanno più a cuore. Ci sono infatti tantissimi articoli di storia e di cultura, sia italiana che cinese, dalla storia della scherma a quella del doge veneziano Andrea Vendramin, dai fiori di Tung a Taiwan alle montagne di Tianzi in Cina, ma ci sono anche articoli che strizzano l’occhio al complottista di cui si è intuito ormai il potenziale filotrumpiano ed anticinese (ed ecco per esempio quello sulla pericolosità del 5G, o ancora quello sul cielo che si sarebbe oscurato su Pechino all’apertura delle Due Sessioni, appuntamento istituzionale della Repubblica Popolare Cinese, o ancora quello su Trump che sfida Twitter, o ancora quello sulla pericolosità della sempre più popolare app TikTok, nientemeno che un’esca usata dal governo di Pechino per controllare e magari plagiare i giovani di tutto il mondo; e poi, ovviamente, il Covid-19, gli scontri ad Hong Kong, ecc).
Anche in Italia, come sappiamo, c’è un “partito” che non guarda di buon occhio al crescente interscambio con la Cina, che non perde occasione per attaccare e demonizzare la Nuova Via della Seta e che non ha digerito neanche un po’ la questione degli aiuti che a suo tempo Pechino fornì al nostro paese per meglio affrontare l’emergenza da Covid-19. Anzi, anche in quest’ultimo caso, questo “partito trasversale” che comprende soprattutto importanti aree del centrodestra sovranista ma anche del centrosinistra europeista, ben pensò a fare di tutto per delegittimare ed infangare quegli aiuti anziché rimboccarsi le maniche e darsi da fare per rendersi più utile in altre e più consone maniere, vista appunto la grave emergenza in atto. Forse già solo questo “piccolo dettaglio” ci potrebbe bastare ed avanzare per capire di che genere di persone stiamo parlando, e anche di quale sia la loro effettiva credibilità.