Dalai Lama a Milano

Nonostante le polemiche che hanno investito il sindaco Sala per la decisione di accogliere il Dalai Lama, le proteste della comunità cinese non hanno inciso sull’amministrazione milanese. Il sindaco ha incontrato stamattina il monaco tibetano in aeroporto testimoniando l’avvenuto incontro sui social

Con una velata polemica contro le critiche Sala ha scritto nella foto che lo vede ritratto con Gyatso, che Milano è una “città aperta. Nel passato nel presente e nel futuro”.

Da parte cinese, forse si aspettavano maggior considerazione, visto come è cresciuta la comunità del paese del Dragone nel nostro paese e in particolare nella città di Milano nel quale la presenza dei cinesi è la più numerosa con ben 24 mila residenti.

In totale secondo alcune stime i cittadini cinesi residenti in Italia sono 332 mila. Spesso vittima dei luoghi comuni quella dei cinesi, oltre ad essere una comunità laboriosa legata non solo al classico ristorante o al negozietto di prodotti domestici/elettronici, ma capace anche di essere affidabile nel settore del lavoro dipendente. Negli ultimi anni la crescita della Cina come economia ha consentito a molte grandi aziende storiche italiane di sopravvivere o di vivere una nuova fioritura, oltre a un grande scambio commerciale e di investimenti.

Proprio da questo assunto parte il disappunto del consolato cinese della città di Milano, che fa da eco alle vibranti proteste dell’ambasciata cinese di Roma e del portavoce del Ministero degli Esteri, Hua Chunying. Già dagli ultimi anni, le cooperazioni sino-italiane in vari settori vivono un ottimo momento. L’Italia è diventata uno dei maggiori destinatari degli investimenti cinesi in Europa e gli scambi nei campi dell’economia, della scienza e tecnologia, della cultura sono sempre più attivi e intensi, dimostrando con ciò la vitalità energetica delle cooperazioni bilaterali sostenute dai mutui interessi, ha dichiarato in un comunicato stampa il console di Milano, Wang Dong.

La posizione della Cina sulla questione tibetana è chiara e non certo da ieri. In effetti la questione dell’indipendenza tibetana è nel 2016 abbastanza fuori moda, frutto di un’amministrazione, quella di Pisapia legata a quella sinistra radicale che su certi temi ha sempre speso parte dei propri sforzi. Sorprende tuttavia che uno come Sala, che di Expo e della capacità di attrarre gli investimenti proprio dei cinesi ha fatto la sua forza, si sia fatto sorprendere da un avvenimento non da lui programmato.

Sul Tibet va infatti detto che l’attenzione di molti attori a livello internazionale sia scemata. L’India con l’avvento di Modi ha rinunciato ad ospitare il Lama Tenzin Gyatso in un clima di ritrovato dialogo con Pechino e di integrazione nel gruppo BRICS/SCO nel quale è invischiato anche uno dei suoi partner maggiori, la Russia. Mentre da parte di Washington le pressioni di qualche anno sono andate via via riducendosi.

Un fulmine a ciel sereno per i cinesi. Secondo il consolato infatti “Il 20 ottobre del corrente mese, nonostante la ferma opposizione della parte cinese, il Comune di Milano ed il suo Consiglio Comunale hanno insistito d’incontrare il Dalai Lama a Milano e gli hanno conferito la “cittadinanza onoraria”, ferendo il sentimento del popolo cinese e creando l’impatto negativo sulle collaborazioni tra le regioni dei due Paesi. La parte cinese esprime il suo forte scontento e la ferma opposizione.

Il quattordicesimo Dalai Lama non è una figura puramente religiosa, ma è un politico in esilio che da anni si presenta in veste religiosa nello svolgimento delle attività separatiste contro la Cina. La questione dello Xizang (o Tibet) rappresenta un interesse fondamentale della Cina. Il governo cinese si oppone fermamente al fatto che i capi del Gruppo del Dalai Lama con qualsiasi nome ed identità visitino qualsiasi Paese per svolgere le loro attività anticinesi e separatiste, e si oppone fermamente al fatto che le personalità istituzionali di qualsiasi Paese li contattino in ogni modo”.

Una brutta battuta d’arresto per i rapporti tra Italia e Cina, che si spera possa indurre i nostri politici a decisioni più sagge. Se lo augura anche il console Wang Dong: “Negli anni a venire, si vedranno ancora più potenzialità negli scambi del commercio e degli investimenti, nei coordinamenti e collegamenti delle strategie di sviluppo rispettive e nelle cooperazioni sotto il quadro dell’iniziativa di “One Belt One Road”. Speriamo che le parti interessate possano prendere in severa considerazione la salute dei rapporti bilaterali, ed impegnarsi in modo positivo della promozione dell’amicizia e della cooperazione tra i due paesi” fanno sapere dal consolato.

Non ci resta che sperare in una comunicazione migliore tra Roma-(Milano-)Pechino, soprattutto in tempi di crisi come questo.