Il Changbai Shan, la perla della Cina Nordorientale
Giovedì 8 agosto è il grande giorno del Changbai Shan, la perla della Cina Nordorientale, un vulcano sul cui cratere si è formato un gigantesco lago dalle acque cristalline che si trova a cavallo tra la Cina e la Corea del Nord, una meta che da sola vale tutte le fatiche del mio viaggio. Mi sveglio ancora una volta presto, mangio un uovo e una strana pagnotta e rifiuto ancora una volta la solita minestrina. L’ostello organizza delle navette taxi con il Chanbai Shan e più gente sale sul taxi meno si paga… Io mi trovo nella hall dell’ostello con Thiennot, un ragazzo francese di qualche anno più giovane di me che nei giorni precedenti ho scoperto aver fatto all’incirca il mio tragitto (Pechino, Dalian, Dandong, Shenyang, Ji’an), bello sapere di non essere l’unico occidentale nel remoto Est della Cina! Il taxi ci porta esattamente alla base del Changbai Shan (Paekdu San in coreano cioè “monti sempre bianchi”) che con i suoi 2744 metri è la vetta più elevata sia dello Jilin che della Penisola Coreana.
Sul versante cinese ci sono due possibilità per visitare il Changbai Shan: la parte settentrionale della sommità del vulcano (come ho deciso di fare io) e quella occidentale. Per la prima si deve sostare obbligatoriamente ad Erdao Baihé, per la seconda invece bisogna partire dall’impronunciabile località di Songjianghé (non chiedetemi come si pronuncia!). La maggior parte delle carovane turistiche si ferma ad Erdao Baihé perché la parte settentrionale del Changbai Shan è quello che presenta il miglior panorama e il numero maggiore di attrazioni: la Cascata Changbai, il Piccolo Lago Celeste ed il Laghetto Verde oltre che al fascinoso Tian Chi, il Lago Paradiso che riempie il cratere del vulcano. Posto a circa 2100 metri di quota questo immenso specchio lacustre sembra veramente ultraterreno per la cornice in cui è inserito e per il colore cristallino delle acque, un piccolo Paradiso Terrestre.
Il Changbai Shan, tra verità e leggende
L’affascinante cornice paesaggistica in cui è inserito il lago ha dato vita ad alcune leggende metropolitane. Un primo mito popolare dice che il lago sia abitato da un mostro timido e schivo che sfoca le foto dei visitatori, una sorta di versione asiatica del mostro di Loch Ness! Sull’inaccessibile (per i turisti) lato nordcoreano invece è possibile addirittura accedere alla spiaggia del lago che è coperto dal ghiaccio per gran parte dell’anno: da gennaio a maggio e da ottobre a dicembre. Il paesaggio del Changbai Shan è talmente paradisiaco che questo gruppo di monti (sul lago si contano sedici vette) è considerato luogo sacro sia dai coreani (sia del Sud che del Nord) che dalla locale popolazione di ascendenza Manciú. Un’altra leggenda vuole che il “Caro Leader” Kim Jong Il, figlio del padre della patria nordcoreana Kim Il Sung, sia nato proprio in questo posto magico il 16 febbraio del 1942, una giornata che è considerata una festa nazionale da venticinque milioni di nordcoreano. In realtà Kim Jong Il molto probabilmente è nato un anno prima in un campo militare siberiano (Chabarovsk) dove si era rifugiato il padre con la sua brigata di partigiani comunisti, di cui faceva parte anche la moglie Kim Jong Suk.
Dal Lago Paradiso…
Alla stazione base del complesso turistico del Changbai Shan devo aspettare una buona mezz’oretta in fila perché la ressa di turisti è davvero imponente, io all’ostello avevo già pagato in anticipo sia il biglietto d’ingresso (125 Yuan, sedici Euro e mezzo) che quello della navetta turistica che ti porta sulla cresta del vulcano (80 Yuan, dieci Euro e mezzo). Il servizio navetta è impeccabile e svelto e così la salita lungo una strada ripida e tortuosa si rivela molto più breve di quello che paventavo. Dopo una breve salita in fila indiana si arriva sulla cresta del vulcano del Changbai Shan. Nonostante la temperatura sia vicina allo zero ed il vento soffi con raffiche incessanti (mi raccomando, per la salita bisogna vestirsi bene con maglioncino e k-way altrimenti si crepa di freddo) per fortuna non piove quindi la vista del Lago Paradiso è spalancata in tutti i suoi tredici chilometri di diametro. Un verde così puro e genuino credo di averlo visto solo in Irlanda mentre il colore cristallino delle acque del lago non ha nulla di invidiare a quello del mare della Sardegna.
Alla cascata Changbai…
Dopo aver comperato qualche souvenir per amici e parenti e mangiato per pranzo una strana crêpe con salsiccia e salsa (piccante ovviamente!), assieme a Thiennot decido di tornare al campo base per visitare la seconda attrazione della giornata e cioè la Cascata Changbai. Per fare ciò bisogna prima passare per una piccola sorgente termale dove si possono immergere i piedi a mollo nell’acqua fumante o addirittura mangiare uova bollite. Dopo un chilometro circa di camminata si arriva ad un punto panoramico dove si può ammirare in tutta la sua maestosità questa bella cascata alta 68 metri e che trae la sua origine dalle acque che scendono a valle dal Lago Paradiso. Un tempo era anche possibile camminare lungo una stradicciola che costeggia la cascata e che porta sulla cresta del cratere ma le autorità cinesi la hanno sbarrata.
Dal Piccolo Lago Celeste al Laghetto Verde
Dalla Cascata Changbai devo prendere un autobus per giungere al Piccolo Lago Celeste, più che un lago è un vero e proprio stagno circondato da una fitta foresta. Dal laghetto, situato circa a quattro chilometri in linea d’aria dal Lago Paradiso, una passerella in legno costeggia un grazioso canyon dove si può ammirare l’acqua del torrente formare cascatelle e rapide molto suggestive per chi ama scattare foto come me. Il sentiero termina il suo corso qualche centinaia di metri più a valle dove si trova l’ultima attrazione del versante settentrionale del Changbai Shan: il Laghetto Verde. Quest’altro laghetto è alimentato direttamente dalle acque del Lago Paradiso che formano un’altra bellissima cascata che rassomiglia molto a quella che si possono ammirare in Croazia a Plitvice. Le acque verdognole non permettono la balneazione, ma il sentiero permette comunque di arrivare alla base della cascata dove puoi sentire gli schizzi dell’acqua sulla tua pelle.
Lo sciamano sudcoreano
È proprio sulle sponde del Laghetto Verde che assisto ad una delle scene più incredibili della mia vacanza cinese. Vedo infatti un gruppo di una ventina di persone, tutte intabarrate di bianco con la medesima divisa e cappellino d’ordinanza che si fanno la classica foto di gruppo assieme ad un tizio con una lunga barba. Avvicino una tizio della comitiva e chiedo in inglese da dove venga e chi sia quel tipo con la barba che si fa la foto con loro. Costui mi risponde di essere un coreano del Sud venuto a visitare il luogo sacro per eccellenza dei coreani assieme a tale Jung Bub, un famoso telepredicatore che “gli ha cambiato la vita da così a così”. L’omarino sudcoreano mi ha confessato che prima di essere stato folgorato dal barbuto la sua vita era triste e stressata dai disumani ritmi lavorativi imposti ai cittadini della ROK (dieci ore al giorno più straordinari, erano tredici fino a non pochi anni fa!) e che a settembre si recherà in Italia, a Milano, assieme allo sciamano a tenere una conferenza. Dopo che gli ho raccontato la mia breve avventura nordcoreana e dall’impatto positivo che ho avuto dalla visita di Sinuiju il tizio mi dice: “Spero che questi cambiamenti positivi perseguano, del resto siamo lo stesso popolo!”. Nonostante gli abitanti della Corea del Sud siano in gran parte di sentimenti conservatori (come abbiamo detto personaggi come il filofascista Park Chung Hee sono ancora ricordati positivamente da parte della popolazione) ormai la paura per il vicino rosso non sembra più attecchire le loro menti dei cittadini coreani che risiedono sotto il trentottesimo parallelo e la parola “riunificazione” secondo il principio del “un paese due sistemi” caldeggiato a suo tempo da Kim Il Sung (ma sempre rigettato dai filofascisti di Seul) non è più un semplice tabù.
A cena in compagnia
Ritorno ad Erdao Baihé in serata e per cena decido di andare in bicicletta assieme a Thiennot e a Leon (un ragazzo che fa l’inserviente nell’ostello e che ha deciso di farci da accompagnatore) in un ristorante gestito dalla locale comunità coreana. Durante il pasto Leon è particolarmente vivace: “Tutto quello che leggete in Occidente sulla Cina non è veritiero” ci dice in un inglese più che accettabile per gli standard cinesi. Poi ad un certo punto rincara la dose: “Il nostro paese non è ancora unito, finché la nostra patria non si unirà con Taiwan noi non ci daremo pace”. Alla mia osservazione che il mio paese, l’Italia, nel corso dei secoli ha perso o non ha mai ottenuto fette consistenti del proprio territorio (Corsica, Nizza, Istria, parte della Dalmazia) Leon mi ha guardato in modo strano. Leon non ama troppo nemmeno i russi: “Ci hanno tolto fette importanti del nostro territorio sul confine”. Che dire, se questa è la gioventù cinese, il governo cinese può dormire sonni tranquilli!
Alla fine del pasto ci rechiamo in un negozio gestito da un cinese di etnia Han che abita nello Xinjiang, mangiamo un po’ di datteri e spezie e restiamo un po’ a chiacchierare del più e del meno. Anche il tipo parla qualcosa di inglese, ne approfitto quindi per chiedergli qualcosa sulla turbolenta situazione nello Xinjiang e sui rapporti tra la popolazione di etnia Han e quella uigura. Il tipo mi risponde in un inglese molto stentato ma comunque capibile dalle mie orecchie: “Tra han e uiguri non c’è nessun problema, c’è solo qualche rompiscatole che provoca, per il resto tutto è a posto”. Intanto fuori ha iniziato a piovere, mi rimetto così in sella alla bici e torno in albergo dopo aver salutato l’improvvisata comitiva formata da un italiano, un francese e due cinesi, non è una barzelletta ma il riassunto di un’indimenticabile giornata ai piedi di una delle mete più fascinose di tutto il mio viaggio che ormai sta per svolgere agli sgoccioli.
(Fine 12a puntata)
Le puntate precedenti
- Pechino: alla scoperta degli hutong
- Pechino: dalla Grande Muraglia a Tienanmen
- Pechino: rievocando i fasti imperiali
- Dalian: la città dei record
- Dalian: un circondario che pullula di storia
- Dandong: una finestra sulla Corea del Nord
- Si sconfina nella Corea del Nord
- Si sconfina nella Corea del Nord (2a parte)
- Shenyang: nel cuore della Manciuria
- Shenyang: ultimi scampoli di glorie imperiali
- Ji’an: sulle montagne lungo il confine sino-coreano