“Un provvedimento inaccettabile nel metodo e nel merito, che umilia gli insegnanti, il ministero dell’Istruzione e il Parlamento che viene esautorato delle sue funzioni istituzionali”. È un giudizio senza appello quello espresso da Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, sul decreto legge 36, pubblicato sabato scorso in Gazzetta Ufficiale, riguardante la riforma del reclutamento e della formazione dei docenti italiani.

“Non c’è stata alcuna discussione, alcun confronto né con i sindacati né in sede parlamentare, le norme relative alla scuola sono finite nel minestrone del Pnrr e arriveranno blindate alla Camera e al Senato, senza possibilità di cambiare una virgola. Questo metodo – incalza Di Meglio – deve indurre tutti i cittadini, e anche il Presidente della Repubblica, a una riflessione, perché non è concepibile che si calpestino così le procedure democratiche che regolano la vita politica nel nostro Paese”.

Riferendosi, poi, al merito del decreto, il coordinatore della Gilda ironizza amaramente sul titolo dell’articolo 46 Perfezionamento della semplificazione della procedura di reclutamento degli insegnanti: “Fa sorridere la parola ‘semplificazione’, visto che sarebbe stato difficile immaginare un percorso a ostacoli più complicato: oltre alla laurea magistrale della durata di 5 anni, per ottenere l’abilitazione il legislatore prevede l’acquisizione di 60 Cfu, che impegnano un altro anno, a cui si aggiunge l’anno di prova rafforzato. Per un totale, se tutto fila liscio, di 7 anni. Giusto in tempo per la crisi del settimo anno. Sarebbe stato di gran lunga preferibile – sottolinea Di Meglio – sposare la proposta avanzata dalla Gilda di istituire un percorso simile a quello in vigore per Scienze della Formazione Primaria, dedicando l’ultimo anno del corso di studi alla formazione didattico-metodologica. Anche il meccanismo riservato ai precari con 3 anni di servizio è macchinoso e punitivo”.

“Sulla formazione l’unica cosa certa è la spesa per retribuire lautamente il presidente e i dirigenti del nuovo ente pubblico denominato Scuola di Alta formazione dell’istruzione e sistema di formazione continua incentivata, mentre ancora una volta si tenta di scaricare sugli insegnanti ulteriori aggravi di lavoro senza che sia corrisposta alcuna retribuzione”.

“Rispetto a tutto ciò – conclude Di Meglio – ci auguriamo che si raggiunga la massima unità sindacale per portare la categoria alla mobilitazione generale”.