La sovranità appartiene allo “spread”, che la esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Troika. La riforma costituzionale in senso eurocratico della Costituzione italiana, fortemente voluta da Bruxelles, è stata completata ieri al Quirinale.

Ad imprimere la svolta mercatista, basata unicamente su sentori, impressioni, previsioni e libere interpretazioni del programma di governo sottoscritto da M5S e Lega, è stato Sergio Mattarella. Veto sul nome di Paolo Savona all’Economia, conseguente remissione dell’incarico da parte del professor Giuseppe Conte e Cottarelli pronto dietro l’angolo per un’investitura cara alla Troika e alle minoranze politiche perdenti in Italia e nell’Europa massacrata a colpi di rigore.

Il tardo pomeriggio di ieri, domenica 27 maggio, passerà alla storia. Neanche Napolitano era arrivato a tanto. Postura da generalissimo sudamericano, contenuti tedeschi e scenario greco sullo sfondo. La nomina dell’art.92, relativa ai Ministri, è un atto di investitura, non di scelta e a discrezionalità praticamente nulla. Con il successore di Napolitano ha assunto i contorni di un atto marcatamente politico con un’evoluzione de facto in senso presidenziale della Repubblica italiana, decisa altrove.

La convocazione al Quirinale di Carlo Cottarelli, economista e commissario alla spending review nominato nel 2013 da Enrico Letta, per ricevere dal Capo dello Stato il mandato a formare un governo “neutrale” che possa “tranquillizzare” i mercati, induce a pensare che l’operazione fosse stata preparata con cura e parallelamente alle consultazioni delle ultime settimane. Mentre leghisti e grillini trovavano la quadra su programma e nomi, Cottarelli, uomo del Fondo Monetario Internazionali, sputava sentenze nei salotti televisivi, con la sicumera tipica di chi può tutto.

“Speriamo che l’Italia abbia presto un governo stabile pro-europeo. L’Italia è un Paese fondatore dell’Ue, abbiamo sempre potuto contare sull’Italia come Paese amico dell’integrazione con cui abbiamo lavorato molto da vicino e con fiducia, e ci aspettiamo che l’Italia sia all’altezza di questa tradizione in futuro”, ha affermato il ministro tedesco agli Affari europei, Michael Roth.

Un auspicio che sa tanto di dettatura dell’agenda politica. Il professor Paolo Savona è stato respinto dal Quirinale perché non gradito a Draghi il governatore dellla Bce. Savona non piace alla signora Merkel e agenzie di rating, sicari in doppiopetto reclutati e pagati dalla grande finanza per assassinare gli Stati sovrani.

Le prossime ore diranno molto sull’evoluzione di una situazione preoccupante e per molti aspetti inedita. Luigi Di Maio e Giorgia Meloni hanno chiesto l’impeachment di Mattarella, Salvini riflette sul da farsi ma ha già annunciato che non voterà la fiducia a Cottarelli. Qualche minuto fa, anche Giorgio Mulé, portavoce dei gruppi di Fi alla Camera e al Senato ha annunciato che gli azzurri “non daranno i voti a un governo tecnico”.

A favore di Mattarella e di Cottarelli si è schierato invece il Pd, uscito malconcio dalle politiche e dalle regionali, che vede nel governo tecnico una ghiotta occasione per ritornare al potere.

Pd e capo dello Stato che hanno indossato per l’occasione gli abiti dei “difensori dei risparmiatori”. Dov’erano Mattarella, Renzi e Gentiloni durante le burrasche di Banca Etruria, Banca Marche, Carife, CariChieti e Veneto banca?

Se la memoria non ci tradisce, non ci risultano prese di posizione così forti a difesa dei risparmiatori. M5S e Lega hanno vinto le elezioni e trovato un accordo per la formazione di un governo ma l’incarico andrà ad un tecnico scelto altrove, con l’appoggio minoritario di chi dalle urne è uscito pesantemente sconfitto per i disastri di questi anni.

“Maestà, il popolo protesta perché manca il pane. Se non hanno pane, che mangino lo spread”.

Sembra strano ma è proprio così. Ce lo chiede l’Europa.